Bergamo, viale Muraine, all’incrocio con via Battisti e via San Giovanni. E’ il capolinea del vecchio tram della “Stei” (Società Tranvie Elettriche Intercomunali) che collegava la città di Bergamo ai centri della Bassa Val Seriana, con capolinea la città di Albino. La linea, a trazione elettrica, fu attiva dal 1912 al 1953. Il tram partiva da viale Muraine, appunto, nei pressi della caserma Montelungo (ora demolita e in fase di riconversione per ricavarvi alloggi per universitari fuori sede, ndr), passava da Borgo Santa Caterina, poi procedeva in direzione della Val Seriana, transitando per Torre Boldone, Ranica, Alzano, Nembro e, infine, Albino.
Ebbene, sono passati 70 anni da quella soppressione. Certamente, infausta, visto quello che ora si sta promuovendo a livello di mobilità alternativa. Il tram c’era, alcuni nostri anziani in città se lo ricordano ancora. Passava per il centro storico, ci sono ancora alcuni cartelli in bella evidenza che richiamano al suo passaggio.
Ma si sa, i tempi cambiano, in quel periodo poi i tempi cambiavano velocemente, …il dopoguerra, il rilancio industriale, il boom economico. Andare in tram? No, meglio l’automobile, le prime automobili, e poi gli autobus di linea, più funzionali, … Di lì a 15 anni sarebbe stata soppressa anche la ferrovia della Val Seriana. Soppressione infausta anche quella. Ma si sa, i tempi cambiano.
Fortunatamente, è arrivata la TEB, nell’aprile 2009, e il collegamento “Bergamo-Albino” via rotaia è rinato con la linea T1, realizzata sfruttando il sedime della vecchia ferrovia della Val Seriana.
Ma non basta, ora la rotaia piace, la corsia preferenziale piace, la mobilità green piace, il mezzo di trasporto sostenibile piace. Ma che fare?
Intanto, un po’ di storia non guasta, un breve ripasso sul tram della “Stei” fa cultura, fa storia locale, fa memoria.
La storia del vecchio tram della “Stei” inizia nei primi anni del Novecento, con la decisione di collegare in modo più capillare i paesi del fondovalle in aggiunta alla ferrovia per Clusone, aperta nel 1884. Per costruire e gestire la nuova tramvia elettrica si costituì la “Stei” (Società Tranvie Elettriche Intercomunali). La linea fu inaugurata il 17 dicembre 1912 ed entrò in servizio il giorno successivo, riscuotendo subito un buon successo: nel primo anno di esercizio, infatti, trasportò oltre 700.000 passeggeri. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1947, tre delle nove elettromotrici furono distrutte da un incendio nel deposito di Desenzano di Albino: un evento che segnò l’inizio del declino di questo servizio di trasporto. Per garantire i collegamenti dopo il rogo furono attivati dei bus integrativi, servizio che negli anni successivi sostituì definitivamente la tramvia, in una prima fase limitata ad Alzano e poi soppressa definitivamente nel 1953.
E, oggi, per dovere di cronaca, ma anche con una punta di nostalgia, siamo qui a ricordare quella data, il 1953, quando il tram “Bergamo-Albino” fu soppresso. Finiva un’epoca. Ma ora, dopo 70 anni, il ricordo di quel tram che sferragliava fra le vie di Albino, può diventare un motivo di stimolo, per rintracciare nuove soluzioni viabilistiche, per costruire un futuro del trasporto pubblico più sostenibile, rispettoso dell’ambiente, meno inquinante.
Già ci sono delle avvisaglie in tal senso. La Cina, che da tempo ha avviato la revisione delle politiche energetiche in direzione di un’elettrificazione molto spinta, in special modo nel campo della mobilità, sta sperimentando un innovativo tram elettrico, capace di muoversi senza la necessità delle classiche rotaie. Un’idea semplice quanto efficace, in virtù della quale il “serpentone” meccanico si sposta seguendo una speciale verniciatura apposta sul tracciato in asfalto, seguendo tracciati preimpostati. Chiari i vantaggi, perché si abbina la convenienza della mobilità collettiva con costi di messa in opera molto ridotti e versatilità assai più elevata.
In Cina ci stanno lavorando, ma ciò capita anche in altri Paesi, come la Francia, la Germania e l’Ungheria. Perché no anche in Italia? Nostalgia di futuro.
T.P.