29 Gennaio 1945, le ragioni di un ringraziamento

Storia del mitragliamento del treno della Val Seriana

La mattina del 29 Gennaio 1945 la Seconda Guerra Mondiale, che sta ormai volgendo al termine, porta in Val Seriana distruzione e morte fra tanta povera gente. E’ un Lunedì e il trenino, partito da Bergamo alle ore 07:55 e diretto a Clusone, trasporta molti lavoratori delle fabbriche della media e alta valle. Tra questi ci sono anche diversi ragazzi Vallaltesi che sono impiegati nelle aziende chimico-minerarie di Gorno e di Selva le quali, per la loro rilevanza bellica, sono sotto il controllo militare.

Il Lunedì mattina è anche giorno di mercato a Clusone. E così artigiani, negozianti di bestiame e persone comuni affollano il treno per recarsi al più importante mercato dell’Alta Val Seriana.

Quel giorno, ai già molti passeggeri si aggiungono diversi preti e seminaristi che stanno raggiungendo Clusone per partecipare al funerale dell’arciprete Mons Plebani.

Mentre il treno percorre i paesi della Val Seriana come in un normale giorno feriale, una squadriglia di cacciabombardieri Americani partiti da Pontedera, a sud di Firenze, sorvola le nostre vallate in direzione di Lecco dove, stando alle informazioni raccolte dalla ricognizione del giorno prima, si aspettano di trovare un assembramento di convogli ferroviari. L’obiettivo della missione è distruggere questi treni con bombe e a colpi di mitraglia. Le ferrovie sono fondamentali per il rifornimento delle truppe Tedesche che stanno cercando disperatamente di arginare l’avanzata degli Alleati e per questo diventano uno degli obiettivi principali degli attacchi aerei Americani.

Quando i quattro aerei giungono sopra la città di Lecco, anche a causa della foschia, non riescono a individuare nessun convoglio ferroviario e così decidono di proseguire verso nord in cerca di nuovi bersagli. Giunti in prossimità di Colico scorgono un convoglio di autocarri e carri armati e lo attaccano con le bombe distruggendo diversi mezzi. Concluso l’attacco si inoltrano in Valtellina e giunti a Sondrio piegano verso sud in direzione della Valle Seriana per rientrare alla base. Intorno alle 9:00 stanno sorvolando il Monte Farno. Scrutando la valle che corre alcune migliaia di metri sotto di loro scorgono il treno che nel frattempo ha superato il passaggio a livello di Colzate e sta procedendo lentamente verso il ponte del Costone. I piloti dei cacciabombardieri scambiano il treno per un convoglio militare e danno il via all’attacco. Le potenti mitragliatrici degli aerei riversano una pioggia di proiettili di grosso calibro prima sulla locomotiva e poi sulle carrozze passeggeri. I piloti vedono volare in aria pezzi di motrice insieme a una grande quantità di vapore e fumo marrone. Il macchinista Folsi, al suo primo viaggio su quel treno, è colpito a morte dalle prime raffiche.

Mario Guerini, uno dei sopravvissuti, ricorda quei momenti drammatici a bordo del treno: “Poco dopo il passaggio a livello di Colzate ci fu la prima scarica di pallottole. Qualcuno pensò che si trattasse del ghiaccio frantumato dalle ruote del treno poi tutti capimmo che era un mitragliamento.” Mario Guerini che sta accompagnando don Lazzari, parroco di Gazzaniga, si salva riparandosi sotto il treno che nel frattempo si è fermato. I passeggeri terrorizzati cercano scampo chi nascondendosi sotto le carrozze chi nella fuga attraverso i campi e verso il fiume Serio. Adriana Cortinovis, che sta andando a Oneta dove è maestra presso la scuola del paese, ricorda che “all’interno della carrozza c’era sangue dappertutto e i passeggeri seduti sembravano dormire, ma erano morti”. Gli aerei Americani compiono due passaggi, e dopo avere costatato che il treno è devastato e che sul terreno ci sono morti e feriti fra le presunte truppe, si allontanano verso sud. In realtà non c’è giunta notizia di militari a bordo del treno.

Sia sul treno che sul terreno circostante ci sono numerosi morti e feriti che emettono lamenti e chiedono aiuto. I feriti sono trasportati prima in centri di assistenza improvvisati e poi, a bordo di un autocarro, all’ospedale di Gazzaniga, dove il dottor Samuele Angeletti esegue per ore interventi chirurgici che salvano molte vite. I corpi straziati dei morti sono sistemati su alcune carrozze del treno trasportati a Vertova. Le salme vengono composte nella chiesa di Santa Croce, nei pressi della stazione. Qui la mesta processione dei famigliari delle vittime proseguirà per ore.

Il giorno 30 Gennaio I’Eco di Bergamo riporta il triste bilancio di 24 morti e 26 feriti gravi, molti dei quali moriranno nei giorni seguenti.

Tra i tanti passeggeri di Vall’Alta non c’è nemmeno un ferito. La maggior parte di loro se ne torna a casa già quella stessa mattina portando in paese la notizia dell’accaduto.

A Vall’Alta non ci sono dubbi. L’incolumità dei compaesani è interpretata come un segno miracoloso della Madonna di Altino. L’11 Febbraio, giorno dedicato alla Madonna di Lourdes, è vicino e già da alcuni anni si celebra questa ricorrenza al Santuario. Il parroco don Carlo Bosio, a nome dell’intero paese di Vall’Alta, assume un impegno solenne. Da quell’anno nella messa dell’11 Febbraio al santuario di Altino si dovrà rinnovare il ringraziamento alla Madonna per avere protetto i suoi figli durante il mitragliamento del treno.

E’ possibile scaricare il resoconto dettagliato della vicenda dal sito web del santuario di altino: www.santuarioaltino.it (link Messa del voto)

Chi avesse documenti o informazioni utili ad approfondire la vicenda, può contattare alfredo@parrocchiavallalta.it

 

Callisto