L’assist arriva direttamente dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, che ha dettato da tempo la via italiana all’Agenda 2030 del pianeta: “Le città come laboratorio strategico dello sviluppo sostenibile”.
In altre parole: “Le città al centro di tutte le sperimentazioni (laboratorio) che il nostro Paese intende sviluppare nell’ambito della sostenibilità, concentrando su di esse (strategico) il fulcro degli investimenti”.
Le città, quindi, sono state individuate come elemento chiave della transizione ecologica e dello sviluppo sostenibile, combinando transizione energetica e lotta al riscaldamento globale. E con esse vanno abbinati anche i paesi di media dimensione, strutturati come città.
Fra questi rientra anche Albino che, rispetto alle grandi città o metropoli, è potenzialmente molto più snella nel suo agire e veloce nell’applicare modifiche ai comportamenti della comunità. Il senso di appartenenza è più forte e così gli interventi sono più facilmente divulgabili, diventando ulteriore elemento di condivisione.
Ripensare agli approvvigionamenti, alla distribuzione dell’energia, alla rinaturalizzazione degli spazi urbani, alla socialità, alla cultura, alla lotta al divario sociale ed economico rappresentano la chiave di volta del successo nella strada verso una più ampia transizione, non solo ecologica, ma culturale.
Ebbene, a quando un vero sviluppo sostenibile ad Albino? A quando una vera rigenerazione ambientale ad Albino? In verità, già si sta facendo tanto, in termini di sensibilizzazione e informazione, sia da parte dell’amministrazione comunale sia del mondo associativo, almeno quello più sensibile alle tematiche ambientali. Ma si può fare di più. Serve un rinnovato approccio allo sviluppo sostenibile, un nuovo modello che permetta di avviare percorsi organici, affrontando una serie di punti: definizione dei temi localmente; costruzione di un percorso di coesione e coinvolgimento della popolazione; identificazione di modelli economici che rendano autoportanti questi progetti; creazione di strutture economiche ed imprenditoriali con finalità pubbliche che attuino quanto definito. Punti che possono essere declinati come l’indice di un progetto di sviluppo locale che possa generare risorse economiche e competenze per la tutela e rigenerazione ambientale e la crescita della comunità in senso “green”.
Ma c’è di più. Perché non essere veramente innovativi e creare un assessorato alla Transizione Ecologica? Una delega ad hoc, per promuovere l’efficientamento energetico a partire da fonti rinnovabili e avviare progetti di tutela e sviluppo sostenibile del territorio. In questo modo, forte di una patente di ufficialità, Albino potrebbe configurarsi come un laboratorio di innovazione e tutela ambientale. Un incarico strategico, che affianca a livello locale gli impegni governativi del Recovery Plan, l’ampio programma nazionale ed europeo di transizione verso un modello di sviluppo ecologicamente sostenibile.
In verità, l’amministrazione comunale già ha attuato, o ha in attuazione, specifici progetti legati alla transizione e all’innovazione ecologica. Ad esempio, l’efficientamento energetico del patrimonio pubblico, l’illuminazione a led, la raccolta differenziata. Ma questa delega permetterebbe di mettere a fuoco e fissare meglio gli obiettivi che si vogliono raggiungere, ponendo le basi per il futuro. Una delega alla Transizione Ecologica che dovrebbe essere trasversale, coinvolgendo gli assessorati all’Ambiente, alla Mobilità, all’Urbanistica, alle Attività produttive, ai Lavori Pubblici e al Bilancio.
Albino ha le capacità e le possibilità di diventare una piattaforma di ricerca e promozione di iniziative concrete di sostenibilità e tutela ambientale. Nel corso degli ultimi anni l’amministrazione comunale ha avviato un cambiamento rispetto alle politiche di sviluppo del territorio: ora, bisogna potenziare questo percorso di sostenibilità.