Una grande risorsa, un punto di forza nel vasto panorama dei servizi erogati dalla Fondazione Honegger. E’ il Centro Diurno Integrato, il servizio semiresidenziale per anziani non autosufficienti, presente sul territorio dal 2003, frutto di una sinergia operativa fra la Fondazione Honegger, il suo staff professionale e il Comune di Albino. “Un servizio strategico – spiega la responsabile Delia Carrara – che punta a mantenere e recuperare per quanto possibile le funzionalità di base della vita quotidiana delle persone anziane, facendole rimanere il più a lungo possibile nel proprio ambiente di vita, ma offrendo anche una serie di attività assistenziali che sono di conforto e di sostegno alle famiglie in cui vivono”.
Rinnovato e inaugurato nel 2015 fa alla presenza del vescovo di Bergamo mons. Francesco Beschi, il nuovo CDI si allarga su una superficie di 700 mq, indipendente dalla Struttura Protetta, ed è in grado di offrire 38 posti, rispetto ai 20 della struttura precedente, aperta presso la Casa Honegger. Un investimento importante, di circa 1,5 milioni di euro, che ha permesso di offrire ambienti fra i più innovativi, come la sala multisensoriale, dove gli ospiti possono rilassarsi su un letto con un materasso ad acqua, fra colori morbidi, aromi e suoni. Inoltre, è presente una cucina-laboratorio, che rievoca nei materiali e nei colori una cucina “tradizionale”, in cui poter eseguire attività ludico-ricreative, grazie alle sedute di laboratorio. Poi, l’Healing Garden, un ampio giardino di 500 metri quadrati, realizzato appositamente per persone anche cognitivamente compromesse; un’accogliente sala-parrucchiera; e un’ampia e luminosa palestra, dove praticare attività motoria. Infine, a sbalzo sul giardino, una fioriera, a guisa di “orto sospeso”, dove gli ospiti possono eseguire piccole attività di giardinaggio. E, ora, anche un orto, che sta incontrando i favori dei residenti.

I benefici dell’ortocoltura nei processi riabilitativi
Fa scuola, presso la Fondazione Honegger, la terapia occupazionale (TO). E’ dall’apertura del nuovo CDI, infatti, che le terapie espressive (o ergoterapiche) o non farmacologiche, rientrano nei programmi di prevenzione e riabilitazione di soggetti affetti da malattie, disabilità cognitive e disordini fisici o psichici. Attività manuali, ludiche, di vita quotidiana e lavorativa, per restituire alle persone autonomia, maggiore libertà e mobilità, sicurezza emotiva, rispetto in se stessi, senso di utilità; ma anche aiutarle a rimanere attive fisicamente e mentalmente, per guadagnare un generale benessere.
Fra le terapie occupazionali adottate, c’è l’ortoterapia, cioè lavorare un piccolo orto sia in terra sia in vasi e vaschette rialzate. Una terapia alternativa, che coinvolge chi – è fondamentale studiare la “biografia” dell’ospite – in passato, per necessità o per passione, ha coltivato l’orto.
“Nel gruppo che esegue questa attività – spiega la fisioterapista occupazionale Rossana Pellegrini – ci sono persone malate di demenza, altre con disturbi psichiatrici o con disabilità motoria. Già è importante che le persone coinvolte entrino in una dimensione di gruppo: ciò favorisce il senso di appartenenza, con conseguente sensazione di tranquillità e sicurezza. Questo contesto, poi, favorisce la socializzazione, con l’orto che diventa luogo di dialogo, di incontro e confronto, uno spazio dove l’ansia cala e lo stress si stempera, nella direzione di un generale miglioramento dell’umore. Ogni partecipante si sente un soggetto “attivo”, utile al gruppo, e questa dimensione si sviluppa e si intensifica nelle varie fasi del lavoro: dalla semina alla coltivazione, dalla raccolta alla cucina. Ma non solo: prendersi cura di insalata, pomodori, zucchine, stimola la manualità e la coordinazione oculo–manuale, migliora l’attenzione e le capacità di presa; in generale, la terapia orticolturale sollecita l’attività motoria, stimolando parti del corpo spesso non più utilizzate”.
“I risultati sono sotto gli occhi di tutti – continua Pellegrini – Le persone coinvolte in questa esperienza sono serene, soddisfatte e manifestano il loro apprezzamento con larghi sorrisi. E anche i parenti e gli operatori che le affiancano sono contenti”.

La Wii come terapia riabilitativa
La fisioterapia strizza l’occhio alla “play-therapy”. Da alcuni mesi, infatti, il Centro Diurno Integrato della Fondazione Honegger dispone di un nuovo strumento per la riabilitazione dei suoi pazienti: la Wii, una consolle per videogiochi utilizzata a scopo terapeutico verso pazienti con multi-patologie. In particolare, persone affette dal morbo di Parkinson, anziani con rallentamento motorio o con esiti ictali o fratture ossee o nella fase iniziale di decadimento cognitivo.
“Oltre alle normali attrezzature di riabilitazione – continua Rossana Pellegrini – il nostro Centro Diurno integra i percorsi di ritorno all’autonomia con nuove tecnologie virtuali, come la Wii. Il vantaggio di questo sistema è l’introduzione di uno stimolo uditivo e visivo virtuale, nel quale l’attenzione del paziente è orientata verso un obiettivo esterno, che consiste in una sfida reale dal punto di vista motorio o cognitivo e allo stesso tempo costituisce un’attività divertente e piacevole anche dal punto di vista ludico”.
A seconda della scelta del gioco e della creatività, il fisioterapista può indurre gli ospiti a lavorare su molti aspetti motori, sensitivi e cognitivi, ed a vari livelli di difficoltà, se incrementa l’attività con altri attrezzi riabilitativi comuni.
“I giochi di movimento con la consolle Nintendo Wii favoriscono il mantenimento o il miglioramento dell’autonomia residua, attraverso una forte stimolazione cognitiva – prosegue Pellegrini – Buoni risultati si sono ottenuti soprattutto con persone affette dal morbo di Parkinson, anche di più di programmi di movimento computerizzati sviluppati appositamente per loro”.
“Tante le attività e le iniziative proposte dal nostro Centro Diurno Integrato – spiega il presidente della Fondazione Honegger Delia Camozzi – Un servizio importante, che qualifica la nostra struttura, sempre attenta a implementare pratiche assistenziali e relazionali di qualità, per accrescere il benessere dei suoi utenti e alla ricerca di nuove soluzioni di supporto all’ageing in place, cioè l’assistenza all’invecchiamento”.
Per accedere al CDI, i familiari devono rivolgersi all’Assistente Sociale del Comune di residenza e compilare un’apposita domanda di ingresso. E’ data la precedenza ai residenti ad Albino, quindi, a seguire, ai residenti del Distretto della Valle Seriana. Il CDI è aperto tutto l’anno, da lunedì a venerdì, dalle 7.30 alle 17; il sabato, dalle 7.30 alle 15.30; chiuso nei giorni festivi. La frequenza può essere quotidiana o a giorni alterni.

T.P.