Nato il 30 marzo 1987 e originario di Castione della Presolana, precisamente al limitare delle due piccole frazioni di Bratto e di Dorga, don Mattia Tomasoni è il nuovo collaboratore parrocchiale a Gazzaniga e Orezzo. Da sempre amante dei libri, della montagna e dei viaggi, dopo aver frequentato le scuole medie presso il Convitto “C.Battisti” di Lovere, è entrato in seminario a 14 anni, dove ha frequentato il Liceo classico e la Scuola di Teologia. Diventato prete, è stato quindi inviato a Roma per la specializzazione in Storia della Chiesa, presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha ottenuto la licenza ed ora sta completando il dottorato di ricerca. A Roma ha anche ottenuto il diploma in Archivistica, presso l’Archivio Segreto Vaticano e in Cause dei Santi, presso l’omonima Congregazione. A settembre 2017 il vescovo lo ha richiamato in Diocesi, per iniziare ad insegnare Storia della Chiesa, presso il Seminario, in Città Alta, e da quest’anno è anche collaboratore nelle parrocchie di Gazzaniga ed Orezzo.

Ci racconti qualcosa della tua spiritualità e del cammino che ti ha portato al sacerdozio?
Il desiderio di diventare sacerdote è nato in me sin dalla prima elementare, quando, colpito dalla figura del mio parroco di Dorga, don Giulio Manenti, desideravo diventare come lui. Questo sogno di bambino è diventato via via più chiaro, si è definito e purificato negli anni belli del Seminario, fino a compiersi nel giorno dell’Ordinazione. È stato tutto sommato un cammino lineare, in cui ho avvertito la presenza discreta e forte del Signore che mi accompagnava, mi correggeva e mi portava avanti. Come frase della prima Messa avevo scelto l’esclamazione del discepolo amato nel momento in cui riconosce il Risorto nella figura misteriosa sul lago: «E’ il Signore!» (Gv 21,7). Ecco, riconoscere nella propria vita la presenza del Signore risorto, e farla riconoscere agli altri, penso sia un po’ la mia spiritualità. Che bello vedere le persone che pian piano si accorgono che nella loro vita c’è il Signore, che è vivo e che in loro agisce e opera! Che bello vedere persone, soprattutto giovani, che, avendo il coraggio di ascoltare e confrontarsi con la Parola di Dio, vedono fiorire la loro vita, si vedono aprire orizzonti inaspettati e promettenti! Penso alla missione e alla vita stessa del prete come al grido «E’ il Signore!», è lui che vogliamo seguire, amare, celebrare, incontrare.

Da quando sei prete? Quali sono state le tue esperienze? C’è stato qualcosa dall’inizio del tuo percorso che ti ha arricchito particolarmente?
Dopo essere stato ordinato, il vescovo mi ha mandato subito a Roma a perfezionare gli studi in Storia della Chiesa. Gli anni di Roma sono stati belli anche se non sempre facili: non è stata di certo la vita di oratorio! Lo studio riempiva le giornate in modo consistente, anche se non sono mancati momenti di svago, soprattutto per conoscere le bellezze della città eterna! Alloggiavo al Seminario Lombardo, insieme ad una cinquantina di altri preti, provenienti da tutta Italia, che studiavano diverse discipline: filosofia, psicologia, teologia, bibbia, diritto, comunicazione, missiologia,… Immaginate la ricchezza e la vastità del confronto, dato che ogni argomento poteva essere affrontato da vari punti di vista: questo mi ha aiutato ad andare in profondità e ad ampliare gli orizzonti. Inoltre, nell’Università Gregoriana, dove sono ancora iscritto, ci sono studenti che vengono dall’Africa, dall’America Latina, dal Sud-Est asiatico: una ricchezza di culture, di stili di vita, che ti rivelano la vastità e pluralità della Chiesa. Nei cinque anni romani ho conservato un’esperienza più pastorale, andando il sabato e la domenica nella parrocchia del Duomo di Orvieto: un’esperienza molto significativa, dove ritrovavo il contatto con la gente e la dimensione pastorale mi rimandava con più immediatezza la bellezza del ministero del prete. Per non parlare della meraviglia del Duomo di Orvieto, per cui invito chi non c’è stato ad andarci! A settembre del 2017 sono tornato a Bergamo, dove ho iniziato ad insegnare ai seminaristi teologi i corsi di Storia della Chiesa. Sto inoltre completando la tesi per il dottorato con una ricerca sulla Diocesi di Bergamo durante l’episcopato di mons. Guindani (1879-1904). Oltre all’insegnamento, in seminario seguo anche la rivista dei chierichetti «Clackson», gli incontri mensili di «scuola di preghiera» per giovani e collaboro con la Fondazione Giovanni XXIII. Nell’ultimo anno pastorale, durante il sabato e la domenica ho prestato aiuto alla parrocchia di Grumello del Monte.

Quando e come sei diventato collaboratore parrocchiale a Gazzaniga?
A maggio di quest’anno era arrivato a Grumello un nuovo prete, don Fabio Picinali e lì ho capito che non sarei più stato a Grumello il sabato e domenica, perché c’erano già tre preti. Infatti, a settembre, prima dell’Assemblea del Clero, il vicario generale don Davide Pelucchi mi chiede la disponibilità per andare ad aiutare a Gazzaniga e Orezzo. Ho subito accettato, sia perché è la mia valle, sia perché conoscevo già il parroco, don Luigi, che a Villa d’Ogna era stato parroco di un mio compagno di Messa, don Tiziano Legrenzi, attuale curato di Alzano.

Conoscevi già il paese? Quale è stata la tua prima impressione?
Non conoscevo Gazzaniga e nemmeno Orezzo; sto conoscendo queste comunità proprio in questi primi mesi. L’impressione è molto buona, positiva. Gazzaniga ha un grande passato, una bella tradizione anche oratoriana, ma che occorre rilanciare e concretizzare nel nuovo contesto sociale e con le nuove dinamiche dei giovani di oggi. Orezzo ha molto entusiasmo, è una comunità con giovani famiglie che desiderano mettersi in gioco. Penso ci siano tutte le condizioni perché entrambe le comunità possano crescere e camminare bene insieme.

Quali saranno le tue funzioni?
La mia attività principale resta in Seminario, per cui io sarò di fatto a Gazzaniga e Orezzo il sabato e la domenica. Oltre all’aiuto per le Messe, io seguirò per quanto mi è possibile la catechesi dei ragazzi, la pastorale giovanile e la formazione dei vari gruppi dell’oratorio. Il parroco mi ha chiesto anche di tenere la catechesi degli adulti, in cui presenterò la storia della Chiesa nei primi secoli.

Cosa ti aspetti da questa nuova esperienza?
Dopo gli anni di studio, avevo voglia di vivere più direttamente la vita parrocchiale, l’annuncio, le relazioni con i giovani e i ragazzi. Mi aspetto molto soprattutto da loro, con i quali insieme possiamo fare un bel cammino di crescita umana e spirituale. Spero che portino pazienza per i miei limiti e i miei errori, ma sappiano cogliere la passione e il mio desiderio di mettermi in gioco. Sono anche contento che c’è una bella intesa con gli altri due preti, don Luigi e don Angelo, e questo credo faccia bene a noi, ma anche alla comunità.

Silvia Pezzera