Nella lunga storia della Terra il clima del pianeta è radicalmente cambiato più e più volte, alternando periodi caldissimi a ere glaciali e interglaciali. I ‘cambiamenti’ hanno costituito una caratteristica costante del nostro pianeta interessando le terre emerse, gli oceani, l’atmosfera, il clima e tutte le forme di vita. Tuttavia sono sempre avvenuti in lunghissimi archi di tempo che ne hanno permesso la graduale trasformazione, la sua naturale evoluzione. A differenza di quelli passati i cambiamenti attuali hanno cause e fattori non più naturali, ritmi molto più brevi, portata senza precedenti: mai come ora il cambiamento climatico è stato rapido e caratterizzato da una evidente sincronia globale. Eventi estremi quali tempeste, uragani, ondate di calore, incendi, inondazioni e siccità che si verificavano una volta ogni cento anni, sono divenuti la nostra nuova realtà. In tutte le zone del mondo. Il nostro pianeta sta affrontando sfide senza precedenti in termini di clima e ambiente che, nel loro insieme, costituiscono una minaccia per il nostro benessere e per il futuro della nostra specie.
Nei prossimi decenni la nostra sopravvivenza dipenderà da una nuova alfabetizzazione ecologica, che deve iniziare dalla capacità di comprendere le interrelazioni e i processi della vita e che deve prendersi cura dell’ecosistema di cui facciamo parte, in modo da preservarne stabilità e integrità. Poiché siamo al contempo cittadini di nazioni diverse e cittadini di un unico mondo in cui il locale e il globale sono strettamente legati, è importante che vi sia un’ampia consapevolezza che molti dei grandi problemi possono essere risolti solo attraverso una visione globale e una stretta collaborazione tra tutti i Paesi del mondo, a cominciare da ogni singolo abitante. La necessità di stimolare e amplificare l’attenzione della società verso le questioni ambientali – affinché tutti agiscano nella direzione di un reale cambiamento, prevede un cambio di mentalità che deve iniziare dalle giovani generazioni.
Oggi si parla sempre più spesso di sviluppo sostenibile. Ma cos’è la sostenibilità? La sostenibilità è la possibilità di portare avanti a tempo indeterminato un certo comportamento o un modello socio-economico, cosa che implica un equilibrio tra consumo di risorse e loro rigenerazione, e tra produzione di inquinanti e loro naturale eliminazione. Ma è anche “la condizione per cui la generazione presente soddisfa i suoi bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri”, come ha stabilito nel 1987 la Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo. Il punto focale è dunque la capacità di trovare il giusto equilibrio attraverso la green economy, che consente di continuare sulla strada del progresso senza danneggiare irrimediabilmente l’ambiente dal quale dipende non solo la nostra stessa sopravvivenza ma anche quella delle future generazioni. In definitiva, la sostenibilità implica un benessere ambientale (attraverso la protezione dell’ambiente), sociale (attraverso la promozione dell’uguaglianza), economico (attraverso la preservazione della crescita economica e dello sviluppo), che devono essere costanti nel tempo nella prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale.
Dal 2018 il movimento Fridays for Future, ispirato da Greta Thunberg, chiede a gran voce ai politici di prendere provvedimenti seri per la crisi ambientale e il riscaldamento globale, ed ha mobilitato i giovani di tutto il mondo riportando all’attenzione il problema della sopravvivenza del pianeta, e generando una consapevolezza più diffusa. È un primo passo ma finora non ha determinato reali cambiamenti.
Malgrado ciò, l’emergenza Covid-19 è stata l’occasione (involontaria) per ri-immaginare il mondo in un’ottica ecosostenibile, e ha portato alla vera svolta attuata di recente con il piano di transizione ecologica più ambizioso fin qui presentato da un continente per raggiungere le emissioni zero entro il 2050, che promuove e finanzia le energie rinnovabili in tutti i Paesi dell’Unione Europea: il Next Generation EU, un fondo approvato nel luglio 2020 dal Consiglio europeo per sostenere i Paesi membri colpiti dalla pandemia. Ogni Stato membro che intende utilizzare questi investimenti deve destinare il 37% della spesa all’economia verde e il 21% agli investimenti digitali.
Andando in questa direzione, anche l’Italia sta studiando il suo Recovery Plan e ha già varando un piano con incentivi rivolto a tutti i cittadini per interventi di risparmio energetico (contro gli sprechi) e utilizzo di energie rinnovabili (contro l’inquinamento), che punta alla rigenerazione urbana e alla riqualificazione dell’edilizia pubblica e privata secondo i nuovi standard.
Per città più sostenibili… più vivibili e umane.
Adesso è il momento di agire
“Il 2021 è un anno decisivo per affrontare l’emergenza climatica globale. La scienza è chiara: per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi centigradi, dobbiamo ridurre le emissioni globali del 45% entro il 2030 dai livelli del 2010”. La pensa così il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres parlando del nuovo rapporto in cui vengono descritti i Paesi che devono aumentare gli sforzi e presentare i piani d’azione nazionali per il clima con contenuti più ambiziosi.
Il rapporto guarda agli impegni che si dovranno proporre nel 2021 per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. “E’ un allarme rosso per il nostro Pianeta – continua Guterres – i governi, nazionali e locali, non sono neanche lontanamente vicini al livello di ambizione necessario per limitare i cambiamenti climatici a 1,5 gradi e raggiungere gli obiettivi dell’accordo di Parigi. I principali Paesi, responsabili delle emissioni, devono intensificare gli obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030. Questo deve avvenire prima della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite di novembre a Glasgow”.
Purtroppo, il cambiamento climatico è una realtà e sta già provocando impatti e fenomeni di frequenza e intensità mai visti. I gas serra nell’atmosfera hanno raggiunto livelli senza precedenti. Ogni altro ritardo nell’azione climatica metterà il pianeta e chi lo abita a rischio di sconvolgimenti inimmaginabili. (…e la specie umana è compresa)
Per evitare che la situazione precipiti e che gli impatti del climate change siano ancora più violenti, è necessario limitare il riscaldamento globale a 1,5°C e per farlo dobbiamo azzerare le emissioni di CO2 ben prima del 2050.
Gli ultimi report IPCC mostrano con evidenza i pericoli e i costi di una eventuale mancanza di azioni e i benefici che invece deriverebbero da azioni urgenti e radicali e con il dimezzamento delle emissioni di CO2 provocate da attività antropiche entro il 2030.
Il riscaldamento globale avrà effetti catastrofici come l’innalzamento del livello del mare, l’incremento delle ondate di calore e dei periodi di intensa siccità, delle alluvioni, l’aumento per numero e intensità delle tempeste e degli uragani. Questi fenomeni avranno un impatto su milioni di persone, con effetti ancora maggiori su chi vive nelle zone più vulnerabili e povere del mondo (conseguenza: migrazione!), danneggeranno la produzione alimentare minacciando specie di importanza vitale, gli habitat e gli ecosistemi.
Il 2021 sarà un anno strategico per i Paesi firmatari dell’Accordo di Parigi, che potranno evitare la catastrofe climatica rivedendo gli obiettivi dei loro contributi nazionali (NDC) e presentando strategie a lungo termine (LTS) ambiziose, per avvicinare il mondo all’obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5°C rispetto all’epoca preindustriale.
Paolo Salamoni