“ Finita l’era dell’assistenzialismo”… cosa inizia?

Gent.mo Direttore

 

questa lettera,senza pretese, vorrebbe semplicemente offrire un’occasione di riflessione ai lettori.

Da vari anni dedico buona parte del mio tempo in attività di volontariato sociale, nell’ambito del nostro comune e non solo, partecipando ad incontri, progetti, ecc.

Nello svolgimento di tali attività mi si presenta spesso l’occasione di entrare in contatto con famiglie fragili, poco o male inserite nel contesto sociale per le più svariate ragioni, con problemi economici e/o di salute, famiglie a volte numerose, famiglie italiane e straniere, persone svantaggiate perché vivono sole e senza reddito.

E’ alla luce del sole il fatto che il Comune offra aiuto, nei limiti delle proprie risorse, a coloro che, vivendo un momento difficile, decidono a malincuore di rivolgersi all’istituzione. Quest’ultima “assiste” le persone che ne hanno i requisiti secondo modalità istituzionali, non solo nel nostro Comune.

Ora, non riesco a capire il motivo per cui da molteplici parti si usa questo ricorrente termine di “assistenzialismo puro”, che sembra molto in voga, utilizzato spesso in modo inappropriato ed anche per definire tali interventi di sostegno sociale. Se “assistere” significa “aiutare, soccorrere, curare, sostenere, appoggiare, favorire, coadiuvare…” non si capisce perché si definiscano come “assistenzialismo” le iniziative di aiuto ai deboli, con un accento dispregiativo.

Per definizione l’assistenzialismo (quello degenerativo) si verifica quando un’istituzione pubblica eroga fondi direttamente a privati cittadini o enti, senza un progetto pianificato , o magari con il solo scopo di raccogliere consensi elettorali. Non mi sembra che ad Albino in questi anni si sia verificato.

O, forse, “l’assistenzialismo” non è quello che ci fa “regalare” due euro all’ente o all’associazione umanitaria di turno in TV, stando comodamente seduti sul divano e digitando semplicemente alcuni numeri? Non ho niente di personale contro le associazioni, fanno quello che devono fare, certo con questa modalità non ci viene richiesto da parte loro nessun impegno e nessun coinvolgimento… non si entra in relazione con niente e nessuno, semplicemente ci sentiamo poi molto soddisfati per aver partecipato ad un grande evento di massa con grandi risultati (finanziari). Minima spesa, massima resa…

Se qualcuno in condizioni di bisogno ci chiede un aiuto e noi decidiamo di darglielo, dobbiamo poi per forza chiedere qualcosa in cambio? Si dice che “… così è più educativo, che si aiutano gli altri a crescere, a maturare, a capire che si deve anche dare e non solo ricevere….così non si adagiano …”

E cosa gli si deve chiedere in cambio? Cose materiali ? concrete ? beni o servizi? Insomma, qualcosa di tangibile, di misurabile, di redditizio? Eh,sì, proprio così, perché pare che questo sia l’unico punto d’incontro sul quale ci si intenda…oppure non è così?

Quanto è difficile e faticoso, anche per me stessa, capire che la positività “nell’assistere” chi ne ha bisogno non dipende tanto dalla “materialità” ma da come ognuno di noi si avvicina all’altro in uno scambio umanitario reciproco. Tutto è nella nostra sensibilità e nel nostro modo di vivere, valutare e apprezzare la vita, la nostra e quella altrui. E qualcuno il primo passo deve pur farlo….

Si può anche non avere nulla di materiale da offrire ma essere in grado di “accompagnare” le persone fragili in un pezzetto del loro percorso, in vari modi, non necessariamente materiali.

E nessuno ci costringe a chieder niente in cambio, perché anche solo il fatto di entrare in relazione con una o più persone cosiddette “bisognose” è già di per se un potenziale fattore arricchente purché sappiamo vederlo, e questo annulla da subito il temuto rischio “dell’assistenzialismo”.

Allo stesso modo le persone “aiutate” possono ricambiarci in tanti altri modi, non necessariamente materiali.

Qualcuno forse potrà obiettare che questo discorso è fattibile solo a livello individuale, di scelte personali, e che non si può applicare alle istituzioni che versano sempre più in difficoltà finanziarie mentre aumentano le richieste di aiuto…e per certi versi è vero, nell’istituzione il discorso si fa più complesso, ma non smettiamo per questo di riflettere e pensare a soluzioni praticabili e chiediamoci: finendo l’era dell’assistenzialismo puro, sa mai fosse cominciata, quale era avrà inizio ora?

 

Lettera Firmata