Il venerdì Santo e la passione di Cristo

Torna il prossimo 29 marzo, alle 20, la paraliturgia del Venerdì Santo, che ripropone la scena della Deposizione del Cristo dalla Croce e la tradizionale processione per le vie del paese, con attori in costume che incarnano personaggi della storia evangelica e della tradizione cristiana delle origini. Si tratta di una sacra rappresentazione del Venerdì Santo, manifestazione tra le più popolari della Bergamasca, che richiama a Vertova ogni anno migliaia di fedeli, provenienti da tutta la Val Seriana e dalla stessa Bergamasca.

Il rituale è antico, ormai si ripete da secoli, da quando i fabbriceri della chiesa di Vertova commissionarono al grande artista Andrea Fantoni, nel 1725, la statua del Cristo Crocifisso con le braccia snodabili, adatto quindi a essere deposto in pompa magna con una cerimonia che richiama ogni anno una folla enorme. Di gran presa popolare la scenografia, che si avvale di numerosi figuranti: i soldati romani, gli armigeri, la folla dei Giudei, i portatori di lanterne. Inoltre, ci sono anche le raffigurazioni del Cristo vivo, in saio rosso, e dell’antico Disciplino, in saio bianco, entrambi col cappuccio sul capo.

La sacra rappresentazione ha il suo avvio nella chiesa prepositurale, dove confluiscono tutti i personaggi che partecipano, con ruoli e compiti diversi, alla scena della Deposizione dalla croce, che si mostra molto suggestiva e partecipata. Da sempre, infatti, la Deposizione del Cristo del Venerdì Santo è una sorta di canto corale della comunità attorno alla morte di Gesù. Non è una rappresentazione solo da ammirare, ma è un evento che fa partecipare, coinvolgere. E’ una proposta che chiama i fedeli, li richiama a quell’amore viene dalla croce di Cristo. È un percorso interiore di penitenza. L’esteriorità, certamente, è importante, ma è uno strumento per coinvolgere, appassionare, interessare.

E poi via alla seconda pare della rappresentazione, cioè la processione per le vie del paese, cui partecipano numerosi personaggi in costume d’epoca, che interpretano, anche loro con ruoli e compiti di versi, la Passione di Cristo.

Una nota storica: se la deposizione risale al XVIII secolo (è del 1725 il commissionamento ad Andrea Fantoni del Cristo Crocifisso con le braccia snodabili per consentire il rito), la processione è un rito più antico di qualche secolo; si ha notizia che processioni del Venerdì Santo si svolgevano già nel Cinquecento, partendo dal convento dei frati cappuccini che ne erano i promotori.

Tutto si svolge secondo una cadenza precisa, immutata nel tempo, fedele alla tradizione, lasciando che a parlare al cuore sia la Parola di Dio, i simboli (come la sacca dei denari), i rumori del martello che batte sui chiodi, il gallo, i dadi, le lanterne, la lancia, i portatori di ceri, che nel Vangelo punteggiano tutta la narrazione della Passione.

La paraliturgia è molto scenografica. Come detto, tanti sono i personaggi in costume: i Giudei, i soldati romani, ma soprattutto il Cristo incappucciato in saio rosso che trascina “ol crusù” e il Cireneo che lo accompagna indossando un saio bianco con il cappuccio. Alla Via Crucis, poi, partecipano altri personaggi e gruppi: i chierichetti, i giovani dell’oratorio con i simboli della Passione, i confratelli della Congregazione del SS. Sacramento, la banda, i sacerdoti con la reliquia della Santa Croce e la folla che lo accompagna lungo tutto il percorso. Previste alcune soste, per esempio al ponte di San Carlo, dove sarà eretta una grande croce illuminata.

Il gruppo dei figuranti si riunisce il giovedì prima della domenica delle Palme per concordare le modalità dello svolgimento della manifestazione e trovare quelle soluzioni che puntano a rendere migliore la tradizione.

A completare la scenografia saranno i lumini posti lungo il percorso che rischiareranno l’oscurità.

 

Luisa Pezzotta