Le santelle nella terra di Honio. Da Cloca a Cavlera
Della Confederazione di Honio Vertova era il comune più importante, politicamente ed economicamente. Nella produzione dei panni lana era secondo solo a Gandino e per i commerci era famoso speci
almente per i mercati del Venerdì già dal medioevo e per l’esportazione fino ai paesi nordici seguendo la ‘ Via della lana’ passante da Gandino, Peia, Forcella di Ranzanico, Passi Tonale e Mendola.
Vertova cedeva alla amministrazione sovracomunale molte terre, boschive, pascolive, segabole e anche aradore, dislocate fra la Valvertova e Cavlera. Per Vertova passava anche la via del ferro che portava al Colle Barbata per la Val del Riso, ricca di minerali sfruttati già dai Romani, e l’alta Valseriana ricca di ferro.
Vertova è il più esteso dei cinque attuali comuni, con quasi 16 kmq massimamente in territorio motano, dove si ritrova una fitta rete di antiche mulattiere ora trasformate in percorsi escursionistici. È su questa rete viaria che si svolgono in gran parte gli itinerari alla scoperta dei segni del passato rappresentati dalle santelle.
Cominciando da Semonte, o Asmonte, come si scriveva nei secoli scorsi, ossia al piede del monte, il primo percorso richiede un modesto sforzo per salire alla cima di questa altura, cioè il M.Cloca, alto 596 m; infatti si percorre da Via Plédera un tratto di stradella asfaltata prima di entrare col sentiero nel bosco. L’area disboscata intorno alla cappella degli alpini di Semonte lascia apparire i segni di un intervento di valorizzazione risalente a qualche anno fa, ma purtroppo non più aggiornato. La posizione panoramica sulla Valvertova a nord e sulla Valseriana a est reclamano una riconsiderazione sul futuro di questo luogo.
Ma è ora di ridiscendere alla zona del cimitero, da dove un sentierino ripido curato con pietre a scaletta porta in cima alla Via Polècc per ammirare l’omonima graziosa edicola con l’Assunzione di Maria a firma del noto pittore G.B. Paganessi. Percorsa in discesa quella via, si raggiunge la sontuosa cappella del Santo Jesus, portatrice di vecchie storie risalenti al tempo di S. Bernardino. Procedendo verso la parrocchiale balza agli occhi sulla facciata di una casa che dà sulla piazzetta del pozzo il bell’affresco della Madonna Ausiliatrice e sulla facciata della chiesa campeggiano le figure di S. Bernardino patrono e di S. Giuseppe. Dalla chiesa si scende in Via C. Coter, all’inizio della quale un affresco murale entro medaglia raffigura una bella Madonna con Bambino. Quindi si prosegue verso Vertova e in Via S.Carlo si incontrano altre due immagini murali.
Il secondo itinerario offre l’occasione per visitare il centro storico di Vertova, vale a dire il borgo medioevale dominato dal castello e le espansioni rinascimentali. Partendo da Via Mistri, dove si vedono tre dipinti murali e una statua della Madonna, e poi attraversato l’antico ponte di S.Carlo, si percorre Via Albertoni, che ricorda il nome dei feudatari del vescovo, e che conserva due affreschi risalenti uno al ‘400 e uno al ‘700. Altri tre murali si vedono in piazza S. Marco, due dei quali dedicati al patrono S. Marco. Salita la gradinata non bisogna trascurare i due affreschi sotto i portici della chiesa parrocchiale, l’antica chiesa di Santa Maria Gloriosa dentro il borgo murato, dedicata poi all’Assunta. Ridiscesi si possono visitare i dipinti murali in Via S. Caterina, in Via Card.Gusmini e in Via Don Pino Gusmini, uno dei quali dello stesso titolare della via. Rimangono da vedere la sontuosa cappella della SS.Trinità in Via Convento, un affresco e una statua sulle pareti dell’antico Oratorio di S. Rocco, dopo di che ci si deve recare in via Vittorio Veneto, da dove partirà il terzo percorso, non senza aver prima visto un’Addolorata in Via Pontiggia.
Ed ecco il terzo percorso farci addentrare nella fascinosa Valle Vertova. Parlare di questa oasi paesaggistica e naturalistica, dopo quanto è stato scritto, è sprecato. Comunque non si può non sottolineare l’importanza dEl patrimonio di beni ambientali, culturali, storici, economici oltre che turistici di questa valle e delle sue ottime acque da uso domestico e industriale nel passato e nel presente: esempio di natura incontaminata, tanto più quanto più ci si addentra in un labirinto primordiale di forre, cascate, marmitte dai colori più vivaci e dalle trasparenze più pure. Tra i beni culturali si incontrano diverse santelle, a cominciare da quelle di Via Netüra fino alla località Clasì ólt, dove termina l’asfalto e dove prosegue il sentiero CAI n. 528: un crocifisso, due immagini murali, due eleganti cappelle.
Ridiscesi a valle si percorre la strada asfaltata che segue il sentiero CAI n.527 fino alla deviazione per Bliben o sentiero n. 529 che si percorre deviando poi a sinistra poco dopo la bella edicola e seguendo il sentierino che porta alla croce del ‘Crap di Asegn’ e verso le sorgenti. Da qui si può fare ritorno seguendo il più largo e comodo 527 per vedere tre edicole, due cappelle, un crocifisso e un murale.
Gli ultimi due percorsi richiedono un po’ di sacrificio in più, specialmente il quinto che però non deve essere facilitato dall’automobile.
Da Via Cereti parte il quarto, dove al classico bivio con Via Moracchio si erge superba l’edicola del S. Cuore. Al centro della frazione su una piazzetta pensile spicca il monumento a S. Patrizio e lungo il muro di sostegno in una piccola nicchia appare una bella Pietà ad affresco. Dalla piazzetta salendo a destra si percorre un tratto della strada del santuario di S. Patrizio, fino a ‘La Canal di frà’, così chiamata la vallecola perchè l’antico convento dei Cappuccini sorgeva lassù, al confine con Colzate. In questo tratto si ammirano due belle edicole e un’elegante cappella.
Ridiscesi alla piazzetta, si sale da Via S. Patrizio e dopo aver contemplato il bell’affresco dell’Annunciazione al n.3, si intraprende la salita, per la verità impegnativa, che porta con un sentierino alla località ‘Briù’, dove però la vista di una elegante edicola classica ripaga la fatica.
L’ultima impresa, che può essere divisa in due tappe, partendo dalla Cappella degli Alpini e toccando la località Cantoni, dove si trova la cappella di S. Alberto, ci fa raggiungere prima Cavlera, poi il Passo Bliben e il sentiero dei cacciatori che va verso Sedernello. Al quinto tornante della strada asfaltata si vede in una nicchia un gruppo scultoreo raffigurante la Pietà e al settimo deviando a destra sul sentiero 530 si raggiunge la località ‘Parét olt’ per vedere una edicola con tettuccio a piramide. Proseguendo si raggiunge Cavlera con la bella Cappella del Rosario, una grotta, un crocifisso.
Infine, ridiscendendo lungo l’asfalto, si segue la prima deviazione a destra che porta a Dasla, al Bliben e a Sedernèl, non senza aver visitato poco prima di Dasla, superando a lato il cancello, la Madonna di Fatima installata recentemente in una radura contornata da un florido faggeto dalla pittrice Matilda improvvisamente scomparsa l’anno scorso nella sua cascina di Cavlera.
Non resta che fare ritorno…in elicottero se si è troppo stanchi.
Angelo Bertasa (continua)