Nelle terre di Honio: alla scoperta delle devozioni popolari
L’inatteso favore incontrato durante la ricerca che ha portato alla composizione del libro “200 santelle”, la particolare attesa della pubblicazione, gli apprezzamenti e i giudizi positivi con cui è stata accolta, hanno abbondantemente ripagato la fatica, peraltro piacevole, che ha comportato la scoperta di 224 santelle nel territorio di pertinenza della Sottosezione del CAI di Gazzaniga, da Cene a Colzate.
La prudenza ci ha suggerito di arrotondare, nel titolo, a 200 il numero delle unità devozionali rilevate, in quanto non abbiamo la certezza assoluta della esaustività: sucuramente ci verrà segnalato qualche esemplare sfuggito alla sia pur minuziosa ricerca, magari sperduto tra i boschi.
Pertanto si prega chiunque si vedesse non citata la propria santella, di voler gentilmente seguirci nei percorsi e di segnalare agli autori del libro le eventuali santelle non citate nel libro, con la relativa ubicazione e le opportune indicazioni logistiche,
Sarà compito della presente rubrica completare le eventuali lacune della ricerca, ripercorrendo idealmente e a puntate gli itinerari indicati paese per paese.
Il sottotitolo invece, “nella terra di Honio”, è stato individuato per la ricchezza di connotati che può assumere, almeno sotto due aspetti, uno geografico e uno storico. L’ampia conca al centro della Valle del Serio, compresa tra la forra del ponte del Costone e la strettoia di Cene tra il M. Altino e il M.Rena, e estesa anche alla Valgandino, si configura come una unità territoriale caratterizzata da una storia comune sia sotto il profilo geomorfologico, sia come unità amministrativa.
Nel corso dell’azione di modellamento della Valle da parte del Fiume Serio, le colline che si estendono da Colzate a Rova di Gazzaniga e l’agro di Casnigo sono residuati dell’esteso terrazzo alluvionale che aveva invaso durante i primi interglaciali del Quaternario (da 1,8 a 0,8 milioni di anni fa) tutta l’ampia conca, formando il paleolago di Leffe avendo raggiunto mediamente i 100 m di altezza sopra il livello dell’attuale fondovalle, il quale fu scavato di nuovo dal fiume negli interglaciali degli ultimi 800 mila anni, quando il mare si ritirò dal fiordo che arrivava all’altezza di Albino.
Nell’attuale aspetto, entro una cornice di foreste prevalentemente a latifoglie, il fondovalle e le colline appaiono conservare la deforestazione praticata nel Medioevo, anche se in parziale via di spontanea restrizione a causa dell’abbandono delle tradizionali coltivazioni agricole; ma appaiono anche pressoché saturate da una non governata urbanizzazione che costituisce l’ultima propagine della ‘città lineare’ di Bergamo, avendo perso i caratteri di territorio montano, con un turismo ormai solo di transito, peraltro congestionato da una poco adeguata viabilità. Conserva tuttavia una discreta attività industriale accompagnata da un prevalente sviluppo del terziario.
Storicamente l’unità amministrativa, che rimane tuttora una annosa vocazione, si verificò a partire dal XIII secolo con la costituzione della Confederazione di Honio e poi con l’appartenenza via via alla Comunità di Valgandino, alla ‘Quadra’ veneziana, al Distretto poi Mandamento di Gandino entro il Dipartimento del Serio e infine al Distretto sanitario di Gazzaniga.
Anche nel religioso le otto parrocchie, comprese nel territorio della Vicaria corrispondente a quello dei cinque comuni con l’aggiunta della località ‘Merà’, sono sempre state coordinate, al fine di una uniformità pastorale, da un parroco Vicario Foraneo.
Le otto parrocchie, insieme con i comuni e la Comunità Montana, hanno patrocinato la pubblicazione, trattandosi di immagini sacre e di luoghi di preghiera, testimoni della fede degli antenati che le hanno volute e realizzate con grandi sacrifici, generalmente in seguito a un voto o in ringraziamento di una grazia ricevuta.
Il prevalente ottimo stato di conservazione conferma il perdurare della devozione specialmente per la Madonna (70 casi su cento) nei vari appellativi di Addolorata, Madre, Madonna di Lourdes, Immacolata, Assunta…e, in ordine, per i Santi Giuseppe, Patrizio, Rocco, Antonio abate e ben 24 altri, dipinti nelle pareti laterali se non addirittura soggetti titolari della santella.
Va chiarito che il dialettismo ‘santella’, come ‘trebülina’, ‘madunina’ …viene usato per indicare tutta la tipologia di segni devozionali, che comprende le cappelle, le edicole, le immagini sacre murali, le grotte o nicchie varie, i crocifissi, i bassorilievi in ceramica o in bronzo, le statue. Ognuna di queste ha una lunga storia: si ricorda, in estrema sintesi, che gli antichi Ebrei cantavano: “collocherò tue immagini lungo le tue vie”, “rendi sicuri i miei passi…” e così via. I Romani collocavano i Lari e i Penati entro “aediculae”, ai crocicchi delle strade e i Mani nei cortili delle case a scopo propiziatorio: erano piccoli edifici imitanti la struttura dei templi. Le cappelle, con auletta dei fedeli o portichetto esterno, sorsero fin dal periodo paleocristiano nei vari ‘vici’ convertiti al cristianesimo, dove l’arcipresbitero della plebania mandava dei cappellani a celebrare . Queste si moltiplicarono poi, nei sec. XIV, XV, XVI, nelle parrocchie divenendo spesse volte sede di cappellanie da legati con messe perpetue, e molte vennero ingrandite divenendo chiesette sussidiarie, sovente con cappelle e relativi altari nelle navate laterali.
Altre cappelle sono dedicate ai morti durante epidemie di peste, altre sorsero per invocare il ritorno dei figli dalle guerre, specie del XX secolo, altre sono state costruite dagli Alpini, e così via.
Dunque si tratta di un patrimonio di cultura popolare, spontanea e ricca di valori, devozionali, storici, iconografici, architettonici, di Cultura insomma, con la C maiuscola, eredità meritevole di essere conosciuta per essere apprezzata, valorizzata e difesa come si difendono le radici della propria identità.
Il presente articolo a puntate vuol essere un ulteriore invito a percorrere con occhi esploratori il territorio sovracomunale di Honio, per ulteriori analisi e approfondimenti di un tema per il quale il libro si propone come un punto di partenza più che di arrivo. Si comincerà pertanto nel prossimo numero con gli itinerari di Cene, augurando buona, anzi, buone e utili passeggiate.
(Continua)
Angelo Bertasa