E’ attenta alla sua storia, alle sue tradizioni, e anche al suo ambiente, la comunità di Vall’Alta. E interviene, in modo concreto, andando a sistemare e riconsegnare al loro splendore due suoi simboli, la vecchia mulattiera che porta al santuario di Altino e la Croce, innalzata un tempo sulla “Costa” di Valbosana.
Il sentiero che porta al santuario di Altino
In questo numero, affrontiamo e analizziamo per i nostri lettori il primo simbolo: il sentiero che dalla parrocchia di Vall’Alta conduce al santuario della Madonna di Altino, sul monte che si affaccia in posizione dominante sul fondovalle seriano, che sembra proteggere la comunità di Vall’Alta. Un sentiero che versava in pessime condizioni, abbandonato da anni, soprattutto dopo che cinquant’anni fa, esattamente nel 1973 (e poi altri interventi nel 1981), è stata costruita la nuova strada carrozzabile che dal Colle Sfanino conduce al santuario mariano (peraltro per iniziativa di un gruppo di vallaltesi, che avevano costituito l’Associazione Vall’Alta). Da allora degrado, incuria, impraticabilità. Fino ad un mese fa, quando, dopo circa un anno e mezzo di lavoro, un gruppo di volontari è riuscito a riconsegnarlo bello e ordinato alla comunità, sistemandolo come nuovo nel sedime di calpestio, ripulito dai rovi e dalle erbe infestanti, allargato in alcuni punti e messo in sicurezza in tutta la sua lunghezza, con traverse di scolo dell’acqua piovana e protezioni.
Un percorso molto lungo, ben 2 chilometri e 765 metri, che inizia dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta e San Giacomo Maggiore, a Vall’Alta, e sale al monte: lungo il percorso si incontrano tre cappellette: la prima dietro il cimitero, poi il cosiddetto Trèbülì Pihèn con l’adiacente retrostante Cruh (Croce) e quindi il Trèbülì Grant. L’ultimo tratto, lungo 1,2 km, è su strada asfaltata e permette di raggiungere comodamente il santuario.
Come si evince da un articolo pubblicato sul Giornalino di informazione della comunità di Vall’Alta “Il Nuovo Grandangolo” che riporta notizie tratte dal Chronicon di don Lorenzo Cavagna (parroco di Vall’Alta dal 1898 al 1929), il sentiero doveva per forza esistere già nel 1496, anno dell’Apparizione; e, “da un semplice sentiero, come altri che percorrono il monte dove i nostri antichi compaesani boscaioli salivano a far legna e carbone, si è trasformato nei secoli in una mulattiera atta anche alla circolazione di animali da soma e necessaria per raggiungere le proprie cascine coi bovini, con slitte e carretti di piccole dimensioni per il trasporto a valle della legna, fieno, strame e, non per ultimo, le forniture per il santuario”.
L’idea di intervenire per rendere la mulattiera di nuovo praticabile venne in mente qualche anno fa a Daniele Terzi ex-vallaltese e residente a Desenzano, ma molto legato al paese di origine e “appassionato al recupero delle testimonianze storiche e del patrimonio locale”. Lunga la fase preparatoria: permessi, risorse, operai. Ebbene, “avute le concessioni dal Comune e dagli enti preposti per il ripristino della mulattiera, trovati i fondi necessari da parte di alcuni generosi impresari, di alcuni privati e la disponibilità di un gruppo di volontari, durante il mese di maggio del 2023 iniziarono i lavori che sono proseguiti fino allo scorso mese di settembre, portando a termine l’intera opera di ristrutturazione (il ripristino della mulattiera permetterà anche ai proprietari dei fondi circostanti di far accedere, con il permesso del Comune, un piccolo mezzo meccanico per il taglio e la raccolta della legna)”.
Tanti i sabati di lavoro, che hanno permesso di ripristinare il sentiero e di realizzare anche 82 traverse (e un collettore) necessarie per il recupero dell’acqua piovana. “Lungo il percorso è stato ripulito e abbellito anche il luogo delle cappellette, rifacendo la pavimentazione a secco antistante e la posa di pianticelle decorative. Nei pressi delle cappellette sono state poste le targhe che raccontano la storia dell’edificazione compiuta più di un secolo fa”.
(Continua sul prossimo numero)
G.P.