Sui colli di Gazzaniga

( Vª puntata)

Continuando le osservazioni paesaggistiche dal colle di S.Rocco si può notare la differenza di vegetazione tra i due versanti della Valle di Rocliscione: ricca di alti faggi, aceri, frassini la costa dei ‘Vaghi’ esposta a Nord-Est, mentre sono più favorevoli allo sviluppo dei cerreti, o “quercus cerris”, e dei castagneti le pendici meridionali del M. Cedrina. Tali cerreti si ripetono sulle pendici meridionali del M. Ganda, tanto che hanno dato il nome alla località ‘Cereti’ sopra Rova. Su queste coste più soleggiate si distinguono anche gli antichi castagneti delle “Terre castaneate” coltivati ai bordi delle aree disboscate e “ripate”. Castani e cerri erano protetti dagli statuti medioevali, producendo i primi un fondamentale alimento per l’inverno e i secondi grosse ghiande per l’allevamento dei maiali. La Valle di Rocliscione è bella da vedere da S.Rocco specialmente in primavera, quando, pur germogliando il bosco in ritardo per l’esposizione, i faggi si tingono per primi di un verde tenero, che si distingue dalle varie tonalità di questo colore degli altri alberi, e in autunno si colorano sempre per primi di un acceso giallo oro, mostrando insieme all’altra vegetazione una piacevole tavolozza di colori caldi.

Un altro particolare da osservare è l’ubicazione delle cascine in fondo alle “terre prative”, per la semplice ragione pratica che il fieno si porta più facilmente nei fienili collocati in basso. Si può notare inoltre la lunga dorsale fra il versante Nord-Est e quello Sud dello stesso M.Ganda, chiamato Gandalunga, che raggiunge la cima del monte dove sorgeva un cappella, detta “Tribülì de Ganda”, purtroppo scomparsa. In Gandalunga è infine di notevole interesse la presenza di una grotta preistorica, detta “Büs Büsac”, nella quale sono stati rinvenuti reperti della lavorazione della pietra nel Neolitico e ossi lavorati dell’ursus spelaeus.

Durante l’occupazione romana gli Orobii dalle caverne erano scesi ad abitare i colli, come da indizi su un altro colle sopra Rova, ma qui segni evidenti del passato si possono leggere solo a partire dal medioevo sulle pietre d’angolo della casa che sorge di fronte alla facciata della chiesetta. Queste pietre a bugnato sono indizio di una costruzione fortificata medioevale che faceva parte di una difesa feudale coordinata con quelle degli altri due colli di cui si è già detto. Superato il sistema feudale con la dominazione veneta, dal 1428, la costruzione è stata abbandonata e nelle vicinanze è sorta verso la fine di quel secolo la “Capella seu Oratorio di Santo Rocho de Lacu”. Sono visibili alcune di quelle pietre utilizzate per la parte inferiore del campanile. Questa cappella primitiva fu affrescata dai pittori della bottega Marinoni di Desenzano e fu ingrandita due volte fino alla facciata attuale terminata nel 1668. Per notizie più dettagliate si rimanda allo specifico volumetto.

Per gustare meglio la bellezza del vasto e tondeggiante colle di S.Rocco bisogna percorrere il sentiero che lo attraversa a metà, un tempo chiamato “Stradella dei Seguini” e che porta alla Via Europa. Da questo sentiero, in seguito ad abbondanti precipitazioni, si può vedere ancora l’antico lago di S.Rocco, ora ridotto a pozza, che dava il nome alla località “S.Rocco al Lago”. Queste terre, fra le quali la “Terra con casa e fenile del Lago”, erano state lasciate per testamento alla ‘fabrica’ dell’Oratorio di S.Rocco durante la grave epidemia di peste del 1630; erano coltivate a grano, orzo, miglio e segale e, come nel “Prato della vite” , più verso Nord, a vigneti la cui uva veniva portata alla “Taverna del Comune”. Dalla seconda metà del ‘600 venne introdotta anche qui la coltivazione del mais e gradualmente ogni terra coltivata venne circondata da filari di gelso, per l’allevamento dei bachi da seta. Di questi alberi si vedono lungo il sentiero tre esemplari fortunatamente sopravvissuti.

Per completare il percorso ad anello, si scende a sinistra guardando la facciata e si imbocca la “Strada comunale della Costa” che porta all’omonima contrada, mentre un ultimo tratto, denominato in mappa “Strada comunale dei Cornelli”, porta in piazza di Rova. Un primo tratto è stato bitumato da privati fino a casa Coter, poi la strada si è ridotta a sentiero, ma è in programma il ripristino della larghezza originaria, fino alla casa Costa, dopo di che ritorna bitumata con alcuni tratti dell’antico acciottolato. Il tratto dei Cornelli deriva il nome dall’affioramento, ora poco visibile, di rocce conglomeratiche (piccoli ‘córegn’) del Quaternario, formate dalla cementificazione di ghiaia e ciottoli accumulati dal F.Serio. Un bell’esemplare di questo ‘pudding’ si vede salendo dalla piazza a destra della chiesetta.

Chi volesse invece percorrere un giro più ampio ad anello da S.Rocco a Rova medioevale, prosegue la strada asfaltata, antica strada per Orezzo, che va verso la valle descritta sopra. Ma se ne parlerà nella prossima puntata.

(continua)

Angelo Bertasa