Sul monte BoSettima e ultima escursione

Questa, ragazzi, è l’ultima escursione lungo i nostri tre itinerari. Ultima per noi esploratori guidati, non ultima per ciascuno di voi che potrete rivisitare coi vostri genitori i luoghi osservati e, perché no?, fare da guida.

 

Riprendiamo il percorso dalla sorgente “Fontana”, ma prima osserviamo i tre punti più alti del monte: alla nostra destra vediamo la cima più alta, m 707, detta “Ol Pés” e a sinistra “Ol Dòs”, m 678, e “Ol Dosèl”, m 685. Zona di roccoli e capanni, come il “Ròcol dol Franchina” sul dossello, il “Ròcol de Pio”, il “Ròcol dol Vanina”.

Poco oltre raggiungiamo il boschetto chiamato “I Rif”, plurale di “Ria”, o ripa. Dai “Rif” scende la “Al Löéra”, toponimo che deriva dal latino “luere”, scorrere, come il torrente “Luio” che scorre nella Valle di Luio.

Vedete una “fòpa”? Siii e più in giù un’altra. Vi ricordate come si chiama? Finisce in lina ma non ricordo. È una dolina carsica. Cioè? Dolina è un termine di origine slava, entrato nel nostro uso durante la prima guerra mondiale sul Carso, dove sono frequenti questi fenomeni. È un avvallamento a forma di cono o cratere formatosi con l’infiltrazione dell’acqua nel sottosuolo dove questa corrode le rocce calcaree formando delle grotte, come quelle che abbiamo visto a Fontanèi. Al centro c’è l’inghiottitoio dell’acqua piovana, che è come il foro dell’imbuto, ma è coperto dall’argilla e dall’erba.

Scendiamo tra il “Dòs” e il “Dosèl per raggiungere la località “Sciòca”, o grande “sciòc” che è il ceppo. Qui si trova il confine di Cene con Leffe, Casnigo e Cazzano. Incontriamo la strada che viene dalle “Cerìde” di Leffe, termine che significa cerreto, bosco di querce del cerro. Siamo di fronte al “Còl Bèch”, in cima alla “Al Crus”.

Seguendo la strada sterrata verso sud, arriviamo alla località “Candül”. Questo toponimo richiama “Cantúl”, tra Selvino e Aviatico, che significa piccolo terreno tra due strade ad angolo. Da qui si ha la veduta sul M. Croce, sul M. Altinello e sulla testata della Valle Rossa.

Percorriamo il sentiero che va verso la località “Pendès”, che significa pendici, naturalmente del M. Bue versante ripido sud. Giunti ad un bivio, il sentiero di sinistra porta a Cene, mentre quello che sale a destra porta ad un’ampia conca, la dolina più grande del monte, in gran parte urbanizzata con ville costituenti la seconda casa di molte famiglie cenesi.

Se dal bivio proseguiamo a sinistra, lungo il sentiero 546, si attraversa tutta la costa ripida meridionale del monte passando per “Sedrina” che significa costa di sterpi e cespugli (si è già visto come la vegetazione sui versanti meridionali è più bassa rispetto a quella più rigogliosa dei versanti settentrionali che conservano più umidità). Questo sentiero, che diventa strada più larga, passa per la località “Calvario” e giunge alla “Büsédra”, o buca di sterpaglie, dove sbocca sulla strada asfaltata che scende dal monte quasi vicino alla casa di riposo.

In alternativa si può proseguire dalla zona dell’ex ristorante Renzo lungo la strada asfaltata fino al terzo tornante dove si prende il sentiero, o “vvià drecia dol Mut” che scende fino al ponte del Cotonificio da dove siamo partiti per le due belle e interessanti escursioni sul monte Bue.

Prima di rientrare in classe ci sediamo qualche minuto nei pressi del museo paleontologico che avete già visitato. Facciamo un bilancio dell’esperienza fatta durante queste sette escursioni con le quali abbiamo attraversato quasi tutte le località del territorio di Cene, percorrendo complessivamente circa 30 Km. Questo bilancio dovete farlo voi che avete partecipato, direi tutto sommato con buona attenzione e interesse. Quali informazioni vi hanno colpito di più? Esprimetevi tutti.

Gabriella: mi ha colpito il fatto che i toponimi derivano da come è fatto il luogo. Sì, diciamo dalla natura del luogo, dalla forma. Esiste anche un’altra particolare scienza, oltre alla toponomastica,che studia le forme del territorio e ricerca le cause che le hanno determinate, è la geomorfologia, termine difficile ma che è bene imparare.

Martino: molti però derivano dal mestiere che si faceva. Sì, anche dall’attività esercitata nel luogo.

Fabiana: alcuni toponimi derivano dal nome della famiglia che ha abitato per molto tempo. Brava

Silvia: alcuni mi pare che prendano il nome dalle piante che crescono lì. Giusto.

Simona: mi ricordo di alcuni che prendono il nome di una costruzione antica. Bene.

Milena: anche da leggende e da fatti accaduti in passato. Anche questo è vero.

Natascia: hanno già detto tutto gli altri, ma forse c’è di mezzo anche l’acqua come fontana, fontanei; oppure qualche animale come monte Bue, valle Asinina. Bravissima per essere l’ultima.

Ma oltre ai toponimi, che cosa abbiamo considerato anche? Personaggi famosi di Cene. Personaggi storici. Edifici storici. Avvenimenti storici di Cene o generali. Lavori del passato. Aspetti naturalistici. Bene, vedo che siete stati attenti. Profe, abbiamo verificato che c’è poco rispetto per le costruzioni storiche. Bravo. Abbiamo imparato tante parole dialettali. E come il dialetto conserva tanta storia e tante tradizioni. Benissimo, e per fortuna almeno lui! E con questo vi ringrazio per l’interesse e concludiamo che abbiamo imparato a conoscere meglio il nostro paese e il nostro territorio per apprezzarlo e per migliorarlo quando potremo partecipare alla vita politica.

Ultima raccomandazione: quando rifarete gli itinerari come guide, prima di partire ripassate bene gli appunti che avete riordinato sull’apposito quaderno che conserverete. Grazie a voi, professore e professoressa.

 

Angelo Bertasa