Terre di Honio: alla Scoperta delle santelle – dai “Merà a la “Al de Grü”

Come volevasi dimostrare, alla ricerca sulle santelle di Gazzaniga è mancato un tassello. Sarà proprio l’ultimo? Veramente non lo avremmo mai scoperto se non ce lo avesse segnalato una persona pratica del luogo, il Sig. Caccia Tarcisio, il quale nella località “Ruc” possiede una cascina a poca distanza da quella dove si vede il bel dipinto murale. L’immagine è dipinta sulla parete esterna sud-orientale di una cascina seicentesca che si trova fra altre due sul cui portale è incisa la data di costruzione, e precisamente 1552 in quella più in basso e 1619 in quella poco più in alto. Alle nuove segnalazioni verrà dedicato un articolo aggiuntivo; pertanto si prega di segnalare alla commissione del CAI eventuali nostre dimenticanze, informazioni errate o incomplete. I percorsi indicati sul libro per scoprire le 71, ma ora 72, santelle di Gazzaniga non sono altro che proposte ritenute da noi opportune, ma non vincolanti. Esistono varie alternative nelle quali ognuno può sbizzarrirsi. Tuttavia per comodità seguiamo anche qui gli stessi percorsi indicati sulla cartina del libro segnalando via via sentieri o strade carrozzabili alternativi.

Il percorso n.1 è il più semplice: segue essenzialmente l’asse principale del centro storico, anzi, dei due centri storici, Rova e Gazzaniga, comuni distinti al tempo della federazione di Honio. In altre parole, segue la vecchia strada provinciale chiamata “Strada postale interna per Clusone”, detta anche di Sottostrada, poi Corso Umberto I e infine Via Manzoni. Dopo questa si devia un poco per alcune santelle e poi si procede in Via Dante fino al confine con Fiorano (Via Valle Misma) e alla cappella Briolini. Nessuna difficoltà dunque, se non quella degli occhi aperti per individuare in questa prima tappa tre cappelle, sei edicole, quattro immagini murali, tre statue.

 

Il percorso n.2 consente di scoprire le bellezze soprattutto panoramiche della località ‘Merà’. L’inizio è facilitato dalla strada bitumata sia pure ripida realizzata fino a circa due terzi del percorso con partenza da Via Card. Gusmini dopo la cascata del torrente Rovaro. Al termine del bitumato l’antica mulattiera piuttosto sconnessa consente di raggiungere in breve l’estesa prateria del pianoro di ‘Merà’ da cui si può, anzi si deve, ammirare la veduta dell’intera e ampia conca della Media Valle Seriana. Si deve, data l’importanza geomorfologica e storica, di cui è qui possibile solo un breve accenno. Dopo la strettoia al Ponte del Costone, questa apertura della Valle Seriana segna il passaggio dalle formazioni della fascia Alben-Pizzo Formico (dolomia principale) a quelle un po’ più giovani di Zorzino, Riva di Solto, Zu, Domaro, Moltrasio… che fra l’altro sono note per le vene di marmo nero. Questo slargo ha subito un ulteriore modellamento nell’Era Quaternaria, riempiendosi di materiale fluvioglaciale e di un lago, da circa un milione e mezzo a settecento mila anni fa. In questi ultimi settecento millenni le piene del F.Serio nei periodi interglaciali più caldi e i torrenti laterali hanno di nuovo scavato quel terrazzo lasciando il solco di fondovalle, ben visibile dai ‘Merà’, e i residui costituenti le colline.

Questa unità geografica ha sempre determinato anche l’unità amministrativa, a partire dalla Comunità di Honio fino alla più allargata Comunità di Valgandino comprendente tutto il territorio della media valle; dalla Quadra veneziana al Distretto e alla Comunità montana della Media Valle Seriana fino a pochi anni fa.

Dopo aver contemplato, ma anche osservato, il panorama, si è subito attirati dalla graziosa edicola che si erge su un dossello. Da qui il sentierino ci porta alle case dei Cortinovis che hanno fatto ricostruire la bella cappella vicina alla antica mulattiera che scende a Comenduno. Ritornati al piccolo nucleo abitato, è interessante visitare, sulla parete occidentale di casa Noris che dà sul cortiletto, il bell’affresco raffigurante Gesù che porta la croce al Calvario. Infine dopo un primo tratto in salita della strada asfaltata, alla curva si presenta, un po’ nascosta fra i rami di un albero, la cappelletta dei Noris. A fianco di questa un sentiero, se si vuol cambiare il percorso di ritorno, porta a congiungersi col n.520 Gazzaniga-Ganda, detto del ‘Girù’. Infatti il toponimo Ganda significa ghiaione franoso.,

 

Il terzo itinerario ci fa scoprire o riscoprire la fascia collinare di Gazzaniga, descritta a puntate su questo periodico. Nuovo tuttavia è il primo tratto del percorso, che sale dal nucleo storico di Rova fino a Pradelada di Sopra. All’inizio della ripida bitumata si incontra l’elegante edicola dell’Addolorata e alla fonte di ‘Albe’ quella della Madonna di Desenzano, dopo di che si prende la mulattiera, sentiero CAI n.521, che sale prima a ‘Cuca’, poi a Predalada Inferiore e Superiore. Il toponimo più corretto pare proprio Predalada, che significa pietra piana, cioè pianoro quale si presenta appunto nei due luoghi. Sulla cascina superiore di proprietà Nava si vede l’affresco con l’immagine dell’Assunta.

Ridiscesi a circa metà fra le due località si percorre il sentiero che attraversa in orizzontale la costa nord-orientale del M.Ganda fino a raggiungere la località Gandalunga dove si scende con una strada bitumata. Dopo la prima curva di questa un sentierino a destra ci porta alla cascina detta del ‘Pustì’ che conserva sulla parete meridionale l’affresco della Madonna di Altino.

Giunti a Campello percorreremo l’antica strada comunale della ‘Calchera’ lungo la quale si possono notare i resti di due fornaci della calce. Questo sentiero era una bella strada selciata e con tanto di muretti di delimitazione e di sostegno dei bordi. Attraversata la Costa dei Vaghi e raggiunto il torrente Rova, si risale fino a incontrare la strada del Rocliscione dove proprio al bivio sorge la bella e antica edicola della ‘Gelada’.

Poco prima di arrivare a S.Rocco, una capatina consente di vedere la bella e sempre fiorita grotta di Lourdes, poi a casa Merla un affresco e sotto Gromplà un’edicola con la Madonna di Altino.

Ridiscesi, lungo Via S. Rocco si possono vedere l’affresco del Santo degli appestati sulla parete della chiesetta, l’edicola con la grotta di Lourdes e il bel crocifisso al bivio con Via S.Lucia. Risaliti, poco prima di S. Rocco si percorre la ‘stradella del Noris’, così chiamata nelle mappe catastali, per ricongiungersi alla strada dei Masserini che, attraversati i due rami del Torrente Masserini, porta alla cappella della ‘schisciada’. Da qui si procede verso la contrada antica dei Masserini, dove si incontra un’edicoletta murale, si attraversa la contrada per scendere all’incrocio fra la strada del Mozzo e la ‘Traverso Masserini. Si prende il sentiero a destra che porta al cimitero (si fa per dire…), e prima del termine di questo che diventa stradetta, all’angolo sorge una edicola tradizionale.

Chi è allenato potrà affrontare il percorso n. 4. Se risulta troppo lungo, nulla vieta che si divida in più tappe. Nella salita segue quasi sempre il sentiero n.523 del CAI, adottato dalla Sottosezione di Gazzaniga come sentiero del 25º. L’accesso da Via Valle Misma è stato facilitato da interventi di ripristino eseguiti dai volontari del CAI su progetto ideato dagli alunni della scuola media che, guidati dalla Prof.ssa Quintina Crespino e dallo scrivente, conseguirono il primo premio di L.1.500.000 nel 1999/2000 dal FAI. Il percorso segue, fino alla cappella dei Grumelli, la Valle Misma dagli interessi geologici, storici, naturalistici già illustrati. Una piccola deviazione alla località Mozzo per vedere l’artistico Crocifisso e poi, dopo una seconda deviazione per la località ‘Roncaia’ dove si vede un piccolo ma bell’affresco con Gesù che porta la croce, si può procedere lungo la sterrata per la Valle de Gru.

Giunti quasi alla località ‘Garimoncc’, si incontra una edicola, detta tribülina de Zatèl. Ritornando sui propri passi, raggiunta una strada che sale a destra, la si segue fino alla base Scout dopo di che diventa sentiero che porta alla contrada Dossello di Orezzo, ma pirma di arrivarci una tappa consente di ammirare la notevole cappella dei Merelli con dipinti di G. B. Paganessi. Dopo aver visitato l’edicola in cima alla scaletta Orezzo-Dossello, si sale verso l’ acquedotto e poi verso Oschiolo incontrando prima una grotticella e poi l’edicola omonima. Lungo il sentiero 523 si sale a ‘Coldré, dove lungo il crinale del M. Cedrina in un bel parco naturale si ammirano due cappelle e una Via Crucis.

Prima di raggiungere il M. Poieto la nuova segnalazione ci fa scendere da una sterrata lungo la costa nord-orientale del Cedrina per raggiungere in località ‘Ruc’ la cascina seicentesca sulla quale si conserva un affresco dell’Addolorata. Da qui occorre salire fino a incontrare la nuova sterrata che proviene dalla Forca di Aviatico, per seguirla a sinistra fino alla pista da sci e lungo quesra fino alla cima dove Daniele Bonomi ha fatto costruire la cappalla della Madonna delle Nevi.

Il ritorno potrà seguire la strada provinciale n. 42 lungo la quale si incontrano la cappella degli Alpini e una edicola in località ‘Plaz’, una terracotta su casa Nosari e una singolare edicola all’inizio della deviazione di destra per il santuario di Rocliscione.

Conclude la scoperta delle santelle di Gazzaniga la visita a Orezzo salendo naturalmente a piedi, …diversamente che escursione sarebbe? La frazione è particolarmente ricca di queste testimonianze, quasi come il centro di Gazzaniga: 14 contro 16. E una più bella e ben tenuta dell’altra.

Ognuno può scegliere il punto di partenza. Provenendo dal Poieto si è preferito partire dalle tribuline di ‘Garlès’, una murale e una edicola finemente rinnovata. Scendendo, lungo la via principale in contrada ‘Mafe’ si incontrano sette esemplari, tra cui la più antica cappella che era la chiesa della SS. Trinità di Orezzo prima dell’attuale. Altri tre esemplari prima di visitare le tre di Cattabione e concludere le cinque, o più… escursioni sul territorio di Gazzaniga.

Angelo Bertasa (continua)