A 100 anni dalla morte di mons. Camillo Carrara, avvenuta il 15 giugno 1924, colui che è stato l’unico vescovo a cui Albino centro abbia dato i natali (14 marzo 1871), un libro permette di conoscerlo direttamente attraverso le sue parole, i suoi scritti, quale vicario apostolico in Eritrea dal 1911, nominato da papa Pio X.
Il libro, a cura del cappuccino eritreo padre Andemariam Tesfamichael Negussie, riporta una completa biografia di mons. Camillo Carrara, aggiornata e documentata sui precedenti scritti cappuccini del secolo scorso. Ma soprattutto riporta direttamente le parole del vescovo albinese, nelle sue relazioni e nelle sue tantissime lettere, una parte di quelle che padre Andemariam ha ritrovato e trascritto, che comunque ci permettono di conoscere l’appassionato, fattivo e dolce missionario per tutti e per tutte le dimensioni dell’uomo.
Di queste lettere, tre sono rivolte direttamente agli albinesi: una, del 1911, ai fabbricieri della parrocchia; e altre due, del 1922 e del 26 luglio 1923, quest’ultima scritta un anno prima della sua prematura scomparsa. Un’altra da segnalare, quella del 1911, è indirizzata a don Angelo Roncalli, il futuro papa Giovanni.
Dieci anni dopo la morte, Albino volle onorare il suo concittadino, ponendo una lapide sulla casa natale dei “Capelù”, in cima alla salita della strada di Piazzo, il 24 giugno 1934, e gli intitolò la piazza delle scuole elementari, quella che ora è denominata Piazzale dei Caduti: il vescovo cappuccino fu indicato agli alunni quale riferimento di identità e di gloria albinese.
Tuttavia, ben presto, nel 1939, la memoria di mons. Carrara perse di importanza, la targa del missionario fu sostituita da quella di Giovan Battista Moroni e spostata nella via attuale, che era dedicata al pittore.
Nel libro, comunque, un capitolo riepiloga la sopravvissuta memoria di mons. Camillo ad Albino, i rapporti della nostra parrocchia con l’Eritrea, attraverso p. Rufino Carrara e, poi, su iniziativa di Attilio Manara, con la diocesi di Keren, dove mons. Camillo era morto.
Nel libro si possono trovare anche notizie di altri albinesi che gli furono compagni nella missione eritrea, come fra Benvenuto Azzola, da cui, per parte di madre, discende il padre dell’ex-sindaco Fabio Terzi, e padre Apollonio da Desenzano, dei quali pure si hanno già brevi biografie nel secondo volume delle “Terre di Albino”, curato da Alberto Belotti.
Ecco, dai vivi scritti di mons. Camillo Carrara, precisamente dalla relazione del 1913, il racconto di un episodio evangelico della missione fra i Cunama, una popolazione isolata fra gli Eritrei, ancora oggi oggetto di stragi:
“I due Padri che ho mandato laggiù in questi primi tempi si son dovuti limitare a studiare la lingua cunama e ad impratichirsi dei luoghi e dei costumi ed iniziare il contatto con quella povera gente che alla vista di un bianco se ne fugge spaventata. Vi sono molti indizi, tuttavia, che ci fanno sperare di poter in un non lontano avvenire fondare tra quei miseri pagani una piccola ma eletta cristianità. Già i Padri cominciano a riscuotere la fiducia e la simpatia di quella popolazione. Giorni or sono morì a Barentù una povera donna lasciando tre ragazzi nel più completo abbandono e nella più squallida miseria. Il popolo corse a portare i tre miseri fanciulli ai Padri che li accolsero con vera gioia”.
I lettori interessati possono richiedere il libro presso il convento dei Cappuccini di Albino.
A.C.