Non si può certo dire che manchi la varietà. Ad Albino, in tutte le frazioni, ci si può sbizzarrire con cartelli stradali di ogni tipo, da quello arrugginito, a quello nascosto dalle piante, da quello illeggibile a quello piegato dal tempo e da qualche urto di troppo (come quello in via Moro), da quello improprio con nomi diversi da quelli effettivi a quello che segnala ostacoli inesistenti, fino a quello abbandonato, perché mai rimosso, della segnaletica di cantiere.

Un disastro: non solo rovinati e non più visibili (e ci sta, per colpa delle intemperie), ma anche con segnali in posizioni errate rispetto al pericolo da segnalare o con più tabelle sullo stesso sostegno (vedi incrocio fra via Provinciale e via Libertà o incrocio fra via Moro e via C.A. Dalla Chiesa), fino a quelli datati, perché non più riferibili al nuovo Codice della Strada. E, poi, cartelli “girati”, che non fanno più la loro funzione o la fanno male, alcuni totalmente scoloriti, che non si legge più cosa c’è scritto (vedi il cartello alla rotonda della Pradella per via Pertini, dove “Clusone” è diventato “Lusone”). Nel complesso, tutti sofferenti e precari, malconci, pieni di adesivi e sporchi (moltissimi, in verità: un esempio, quello in via Moro), piegati (come in via Di Vittorio o in via Libertà) e cadenti, posti su pali di diversa altezza, alcuni “alti” poco più di un metro (come in via Libertà o in via Volta).

Una giungla di cartelli che non dà una bella immagine alla città, finendo spesso per confondere le idee degli automobilisti e dei pedoni che cercano di orientarsi tra i luoghi e i vari servizi offerti dalla città.

Una cartellonistica in “mala salute”, che non migliora uscendo dalla città: in Valle del Lujo è uguale, tanto degrado e molta confusione.

In verità, in ogni parte della città si può trovare almeno un cartello maldestro: cartelli di stop coperti in buona parte da una pianta che spunta dal lato della carreggiata; cartelli puntati verso altre parti rispetto alla sua originale localizzazione (come quello davanti al cimitero di Comenduno); cartelli male interrati, che stanno cadendo. Cartelli invisibili, deteriorati o contraddittori. Ma anche abusivi o con troppe indicazioni (vedi quelli esposti per decenni ai raggi cocenti del sole, agli effetti del gelo e della grandine, con l’andar del tempo, si sono deteriorati diventando quasi del tutto illeggibili (come quello all’inizio della salita di Ponte Lujo). In alcune zone addirittura è come se non ci fossero.

Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti.

Senza parlare della “concentrazione” di cartelli stradali al chilometro: la media nazionale è di 105 pali al km, quindi circa 140-150 cartelli al km (se qualcuno vuole andare a contarli per Albino, faccia pure…). Inoltre, il Codice della Strada dispone il numero di cartelli tollerato per ogni palo (al massimo 6, se frecce di direzione; al massimo 2, se segnali di prescrizione). Ad Albino all’incrocio di via Marconi, davanti alla stazione TEB è una ridda di cartelli: troppi, impropri, con pittogrammi ormai superati, alcuni da accorpare.

Una selva di pali, una selva di cartelli – spiega Enrico Bonizzoli, 59 anni, esperto in progetti per la sicurezza stradale, unica figura specializzata a livello nazionale in questo settore, consulente anche della trasmissione “Striscia la notizia”, su Canale 5 – Il 40% è ormai inutile, sbagliato, ridondante o anacronistica. Come dire, quattro segnali verticali su dieci potrebbero essere subito rimossi e questo si tradurrebbe in una migliore manutenzione di quelli che sono necessari. Tra frecce, pannelli e segnalazioni di vario genere, in Italia ci sono oltre 14 milioni di cartelli. A dettare le norme su come dovrebbero essere collocati i cartelli stradali c’è il regolamento di attuazione del Codice della Strada. Ma, una domanda è lecita: i Comuni lo rispettano? No, da anni. Si installano più cartelli di quelli che servirebbero, e per giunta non si tolgono quelli danneggiati, o addirittura superati dalle nuove norme o peggio ancora sbagliati. Un degrado che si traduce in uno sperpero di denaro pubblico. Un dato per far capire: la stima del patrimonio di denaro pubblico investito nella segnaletica in Italia è di 14 milioni di euro, di cui ben 5,6 milioni di euro per segnaletica inutile o irregolare”.

Un intervento risolutivo sulla segnaletica diventa ormai inderogabile ad Albino. Ma questo alla prossima puntata.

(terza puntata, continua)

 

Andrea Bonomi