Per la cronaca, già lo scorso anno, il 15 settembre 2024, la comunità di Gazzaniga, con in testa il parroco don Luigi Zanoletti e l’allora collaboratore pastorale don Mattia Tomasoni, era stata a Gioia Tauro per donare alla città una reliquia del Santo, che è patrono anche della comunità gioiese. A ricevere la preziosa reliquia il parroco del Duomo, don Antonio Scordo, durante una solenne celebrazione, che ha così sancito un legame spirituale ancora più profondo tra Sant’Ippolito e Gioia Tauro.
“Don Luigi ha portato con sé la reliquia del nostro Santo Patrono – ha affermato il parroco gioiese – Tutta la città di Gioia Tauro è grata perché in questi anni, come è stato sempre anche nel passato, la devozione al Santo Patrono è stata per la città un conforto, un sostegno, in particolare nei momenti difficili, come durante la pandemia di Covid-19, e come la devozione al Santo continui a essere una fonte di protezione per i fedeli”.
Don Antonio ha sottolineato l’importanza del gesto simbolico di consegnare le chiavi della città a Sant’Ippolito, attribuendogli così il potere di “aprire il bene e chiudere il male” per la comunità.
“La presenza della reliquia nel Duomo segna l’inizio di una nuova era per la città, un’epoca in cui Sant’Ippolito “visita questa città e vi rimane – ha aggiunto don Antonio Scordo – La cerimonia della consegna è un momento che rimane nella storia di Gioia Tauro. L’arrivo della reliquia è un segno tangibile della fede e della devozione che la comunità di Gioia Tauro nutre per il suo Santo patrono. Così, si rafforza il senso di appartenenza e di protezione che Sant’Ippolito ha sempre incarnato per Gioia Tauro”.
Ma c’è dell’altro. Fra il 12 al 16 maggio scorsi, don Antonio Scordo è stato ospite della parrocchia di Gazzaniga, potendo così condividere i momenti della quotidianità, conoscere meglio il territorio e organizzare il trasporto del corpo di Sant’Ippolito che sarà festeggiato a Gioia Tauro dal 22 al 31 agosto. La parrocchiana gazzanighese Giulia ha colto l’occasione per porgere alcune domande.
Qual è il legame della Parrocchia di Gioia Tauro con Sant’Ippolito di Gazzaniga?
Le più antiche testimonianze del culto di Sant’Ippolito a Gioia Tauro sembrano risalire al periodo Medievale e probabilmente è legato alla tradizione orientale. La chiesa ortodossa, infatti, particolarmente devota a San Lorenzo, diffuse anche il culto di Sant’Ippolito suo carceriere convertito al cristianesimo. Come parroco, mi è sembrato opportuno approfondire la figura di questo Santo che è il patrono della Città. Della presenza del corpo del Santo a Gazzaniga sono venuto a conoscenza tramite una parrocchiana chiamata qui per insegnare. E durante le ricerche per la scrittura del libro sul nostro Patrono queste reliquie sembrano risultare, come datazione, più attendibili a quelle del soldato romano. Così ho iniziato a prendere contatti con don Luigi ed oggi essere qui a Gazzaniga è vedere il Santo, presentargli le preghiere che mi sono state affidate e la mia devozione. Ovviamente, questa visita ha anche un aspetto pratico, perché bisogna organizzare il trasporto per il mese di agosto.
Come si sta preparando la Comunità di Gioia Tauro per l’arrivo di Sant’Ippolito?
Il corpo si fermerà a Gioia Tauro dal 23 al 31 agosto, stiamo ultimando il programma ma si vuole dedicare ogni giorno della Festa a una fascia d’età; inoltre, stiamo preparando uno spettacolo teatrale
che rappresenteremo nel 2026 e che ricorderà l’arrivo delle spoglie nella nostra città. In questo anno giubilare, sta crescendo la devozione verso questo martire testimoniata anche dalle tante grazie ricevute. Siamo molto in fermento!
Cosa rappresenta quindi Sant’Ippolito oggi?
Sant’Ippolito è testimone di Cristo, portatore di speranza e gioia cristiana. Oggi ci ricorda che essere cristiano è valorizzare l’esperienza gioiosa di libertà testimoniando l’adesione al Vangelo fino al martirio. È una figura da continuare ad approfondire e studiare: forse oggi dovremmo riscoprire le storie di coloro che hanno testimoniato Cristo con la propria vita, senza dimenticare coloro che lo fanno, anche oggi, in alcune parti del mondo.
T.P.









