Malga e alpeggio: le passioni di due adolescenti
Fino a metà del secolo scorso, prima dell’avvento dell’industrializzazione, l’economia seriana era incentrata sulle attività di agricoltura e pastorizia. Il territorio, in particolare quello della media Valle Seriana, si prestava ad essere lo scenario naturale di queste due attività, ricco di zone collinari e montane, nelle cui vallate, secondo una tradizione che si rifaceva al Medioevo, si diffondeva una vera e propria “agrarizzazione” del territorio, che fece anche favorire l’introduzione della coltivazione di miglio, frumento, segale e rape. Determinante per l’economia era altresì l’allevamento di bovini, caprini e ovini.
Ebbene, dopo la Seconda Guerra Mondiale, agricoltura e pastorizia si ridimensionarono, cedendo il posto alla prorompente industrializzazione, relativa in particolare al settore tessile e meccano-tessile. Tuttavia moltissime attività agrarie e pastorizie resistettero all’innovazione crescente, in modo particolare a ridosso delle colline e nelle zone montagnose, tramandandosi nel tempo di padre in figlio, fino ai giorni nostri.
Ed eccoci a Vittorio e Sebastiano. Sono due giovani amici di 18 e 16 anni, il primo di Gazzaniga e l’altro di Albino, che condividono una passione ereditata dai nonni, un interesse non comune tra gli adolescenti contemporanei: l’amore per la pastorizia.
Già dai tempi della scuola materna, i due ragazzi mostrarono un marcato interesse per questa attività “al naturale”, evidente in modo particolare nei loro disegni, che avevano come tema principale verdi prati, montagne e pascoli.
Vittorio e Sebastiano si conoscono sin da bambini e andavano d’accordo come fossero due fratelli. Entrambi hanno frequentato la scuola superiore, ma la loro vera giornata era all’aperto, falciando i prati e facendo il fieno, in compagnia di una mandria di mucche e qualche cavallo. E così stanno facendo anche oggi, con grande passione e impegno.
Durante la stagione fredda, i due ragazzi trascorrono le ore in località San Rocco di Gazzaniga, dove si trova la fattoria di proprietà di Serafino, il nonno di Vittorio. Da giugno a settembre, invece, si stabilizzano sul monte Poieto, nel Comune di Aviatico, in una piccola baita.
Il lavoro è quello dei malghesi. Durante il trasferimento stagionale, Vittorio e Sebastiano accompagnano le mucche nella transumanza e, una volta giunti a destinazione, effettuano la mungitura con il cosiddetto “carro mungitore”, il quale viene spostato di volta in volta, a seconda delle necessità. Recentemente, i due amici hanno anche imparato l’arte di fare squisite “formaggelle” (per la quale è necessaria una non poca esperienza contadina), arrivando a produrne 13-14 al giorno.
Inoltre, si occupano della riparazione dei trattori agricoli che utilizzano durante il lavoro e, all’occorrenza, prestano assistenza alle mucche partorienti e, inoltre, sono impegnati nell’allevamento dei vitelli.
Vittorio e Sebastiano non condividono gli interessi degli altri adolescenti; non amano le tecnologie, ma preferiscono una buona fetta di formaggio a una pizza in compagnia; tra loro parlano amichevolmente in dialetto bergamasco, ma sono due giovanotti molto rispettosi e timidi.
La passione per il lavoro, che instancabilmente svolgono, li unisce anche in un sogno comune: aprire un giorno un’azienda insieme, magari una fattoria didattica, per mostrare anche ai più piccoli la bellezza di quello che era il lavoro dei nostri nonni.
Tuttavia al giorno d’oggi non è facile aprire un’attività in proprio, in quanto ci sono troppi ostacoli da superare, soprattutto di tipo burocratico. Vittorio e Sebastiano, però, non si arrendono e nel frattempo si dedicano anima e corpo a un lavoro importante, di certo insolito per due ragazzi della loro età, ma di grande prospettiva, che recupera il valore della tradizione nostrana.
Silvia Pezzera






