Sta muovendo gli ultimi passi la carovana dei tre autori con i loro lenti ma instancabili cammelli verso la meta sognata. Perché sognata? Chi era presente quattro anni fa alla presentazione del libro sullo scultore moderno, Nello Agogeri, potrà ricordare che al termine ci si era dati un appuntamento a tre anni dopo, con una nuova opera, su altri scultori dei secoli passati, i Manni appunto.
Era una scommessa, che però è servita da stimolo a non mollare di fronte a difficoltà. Era necessaria una scommessa anche perché sapevamo che il tema complesso e vasto aveva già indotto più di uno studente laureando in architettura a rinunciare alla tesi sui Manni; ma anche perché strada facendo ci accorgemmo che la scarsa documentazione sull’argomento non ci avrebbe permesso di arrivare molto lontano.
Puntualmente tre anni dopo la nostra ricerca era compiuta. Se non che, superate le difficoltà documentali e logistiche, si presentarono non meno in salita i problemi finanziari e editoriali. Perciò è stato necessario Il lavoro di un quarto anno, il più faticoso. Faticoso, perché fino a metà anno avevamo raccolto promesse che coprivano sì e no un terzo dei costi della stampa. Non eravamo però disposti a gettare nei rifiuti il lavoro intenso di tre anni.
Per questa ragione abbiamo interpellato diverse case editrici, fino a trovare la più economica, disposti anche a rinunciare alla bella veste editoriale.
A metà anno, forse perché il pensiero delle vacanze estive aveva indotto ad allargare le maniche, forse perché la vista delle bozze aveva impressionato positivamente e suscitato dei ripensamenti, in poco tempo ci siamo visti coprire i costi anche della più bella pubblicazione. Ben otto tra enti, istituzioni pubbliche e quattro aziende private sono stati generosi nel sostenere un’opera che esamina il fenomeno dell’arte dell’intarsio marmoreo policromo in provincia di Bergamo e intende diffonderne la conoscenza a tutto il territorio dove il fenomeno si è manifestato ampiamente con i Manni.
Il nostro piano di diffusione prevede la consegna di una copia del volume a tutte le biblioteche della provincia, a tutti i comuni e alle parrocchie che hanno nel loro territorio almeno un’opera dei Manni e un congruo numero di copie a ciascuno sponsor in rapporto al contributo elargito. L’editore provvederà alla diffusione con vendita attraverso Internet e altri suoi canali. Per gli appassionati e gli intenditori gli autori potranno disporre di un certo quantitativo di copie.
Abbiamo affidato la pubblicazione al Centro Studi Valle Imagna di S. Omobono, il quale si avvale della consulenza di un Comitato scientifico e farà le cose per bene, sotto la direzione del prof. Antonio Carminati.
Ci limitiamo qui a informazioni di carattere generale, rinviando a serate di presentazione l’esame degli aspetti contenutistci. Possiamo anticipare che il volume di 265 pagine, corredate da 300 fotografie, illustra oltre 200 opere degli undici scultori intarsiatori ticinesi stanziati a Gazzaniga e a Desenzano. Dopo informazioni sui singoli esponenti della discendenza, sono elencate in ordine cronologico le opere eseguite da ciascuno, per cinque generazioni succedutesi nei 200 anni, dal 1625 al 1830.
A proposito, il numero 200 si ripete più volte a Gazzaniga: due volte qui, una volta nel documentario sui 200 laghi delle Orobie, una nel libro sulle 200 santelle delle terre di Honio.
Le opere dei Manni sono prevalentemente altari, ma anche portali, monumenti, pulpiti, balaustre, pavimenti (da vedere l’artistico pavimento della seconda sagrestia della Basilica di S. Martino ad Alzano Lombardo), acquasantiere, custodie, fonti battesimali…
Per esaminarle, fotografarle, descriverle abbiamo preso contatti con la curia vescovile, con 72 parroci, visitato 91 chiese tra parrocchiali e sussidiarie, consultato 35 archivi, escludendo quelli che conservano documenti solo dal 1800 in poi, consultato un centinaio tra opere generali e quelle di storia locale. Abbiamo ricevuto calorosa accoglienza da parte di parroci, archivisti, impiegati, ricercatori locali: tutti hanno riconosciuto il nostro lavoro volontario di diffusione dell’arte e della cultura, pronti a dare una mano.
Ci ha anche aiutato Lidia Rigon, architetto e rettore del museo dei Fantoni di Rovetta, la quale ha trattato l’argomento della terza parte del libro dedicato ad un approfondito confronto tra i Manni e i Fantoni. Una novità nel campo della ricerca artistica. Come del resto è una novità tutto il libro, che da Angelo Bertasa e Angelo Ghisetti nella prima parte presenta la stirpe completa di undici artisti e nella seconda parte un vero e proprio catalogo delle opere paese per paese. L’apparato iconografico è poi stato curato da Rinaldo Pezzera tramite accurati scatti fotografici che arricchiscono l’intera opera.
È stato faticoso l’andirivieni per tutto il territorio della provincia e fino a Rovio nel Canton Ticino, ma anche un vero piacere nel constatare che la cultura ha ancora disponibilità per l’accoglienza.
E sarà altrettanto piacere notare accoglienza per un’opera che si presenta come una festa di colori, una festa…policroma, come i festosi intarsi dei Manni, ma anche un’occasione per conoscere personaggi nuovi e opere nuove, corredate dalle opportune informazioni ricavate dalla ricerca su fonti dirette e letterarie.
Meno piacevole è stata la fase delle correzioni delle tre bozze, per le piccole inevitabili imprecisioni formali mai eliminate completamente. Comunque, ricorrendo per la rilettura a estranei alla composizione dei testi, si è superata anche questa fase. Insomma un libro non si fa con la bacchetta magica. Ora che è ormai al traguardo una bacchetta magica ci farà dimenticare ogni fatica se ci farà sapere che l’opera è stata di gradimento a tanti lettori. Buona lettura e buona visione.
Angelo Bertasa
Paese Mio cartaceo va in Pensione!
Non pensavo di dover comunicare quello che sto per dire ma è giunto il momento di farlo. D’altronde, uno che...









