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Cari politici, i bergamaschi si rialzeranno ma non per merito Vostro….Lettera aperta dell’ex sindaco di Vertova

19 Maggio 2020
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Cari politici, i bergamaschi si rialzeranno ma non per merito Vostro….Lettera aperta dell’ex sindaco di Vertova
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Mi rivolgo a voi Politici, della prima ora o improvvisati: adesso piantatela, state zitti! Oggi (6 aprile: ndr) mio padre è stato tumulato nel cimitero di Gazzaniga. Sì, Gazzaniga, per chi non lo sapesse nel bel mezzo della Valseriana epicentro del contagio bergamasco. Debbo dire di aver avuto fortuna perché mio padre aveva già la tomba altrimenti sarebbe finito tra le altre bare custodite nella Chiesetta cimiteriale in attesa di tumulazione. Come per tutti non c’è stato funerale, non si è celebrata una messa, non sono stati affissi i manifesti e neppure abbiamo potuto soddisfare le ultime sue volontà di vestirlo con l’abito nuziale che, come molti della sua generazione, conservava e indossava dopo oltre 60 anni ad ogni evento importante.
Questo sarebbe stato l’evento più importante che metteva la parola fine a 96 anni vissuti nel segno di rettitudine, concretezza, famiglia e Fede. Non è stato possibile ma almeno gli abbiamo voluto riservare il “privilegio” di morire con dignità in famiglia. Tutto questo mentre sui “media” spopolava il vergognoso teatrino della politica con il ballottaggio di responsabilità in un indecoroso gioco delle parti che si conclude sempre con un solo perdente: la gente comune.
Oggi questa gente è la gente Bergamasca che si è trovata indifesa a lottare a mani nude contro un nemico immensamente più grande, mandata allo sbaraglio a combattere come avvenne nella storica campagna di Russia con le scarpe di cartone. Personale sanitario, medici, infermieri, volontari, parenti, sono rimasti in “trincea” senza idonee protezioni, senza tamponi che certificassero o meno l’infezione. Ma hanno continuato imperterriti e instancabili nel loro eroico tentativo di salvare il maggior numero di vite umane.
Mi rivolgo a voi Politici: non preoccupatevi, perché, come cantavano i 200 volontari che hanno costruito l’ospedale da campo in fiera, “la gente come noi non molla mai!”. Noi Bergamaschi lo sappiamo perché ce l’hanno insegnato i nostri padri, proprio quelli che stiamo seppellendo e ci stanno lasciando uno ad uno senza che le vostre coscienze, neppure per un attimo, abbiano un sussulto, un rigurgito o qualcosa di simile. Ma non preoccupatevi perché i bergamaschi, come hanno sempre fatto, non vi chiederanno il conto: chineranno il capo e riprenderanno a testa bassa a lavorare.
Ma risparmiateci elogi ipocriti. Siamo figli di contadini e muratori, valligiani e montanari con un accento duro ed incomprensibile, tenaci, schietti ma leali e solidali. Lasciamo pure che si rida del nostro accento e del “pòta” messo come intercalare un po’ ovunque. Queste sono le nostre tradizioni, da qui partono le nostre radici e ne siamo fieri: “fieri di essere Bergamaschi!”.
Abbiamo chinato il capo anche nel vedere le decine di automezzi militari che trasportavano le bare dei nostri cari, lo abbiamo fatto sentendo quotidianamente le angoscianti sirene che trasportavano certamente un nostro conoscente e nel sentire il suono delle campane che interrompeva un silenzio assordante e ogni volta abbiamo ingoiato il groppo che avevamo dentro e che si strozzava in gola quasi a soffocarci.
Non siamo saliti sui balconi a cantare ma abbiamo recitato una preghiera, non abbiamo assaltato supermercati o urlato in TV il nostro disappunto ma abbiamo reagito decorosamente con dignità tenendoci dentro il nostro dolore e le nostre sofferenze.
Non vi chiederemo il conto ma vi diciamo: adesso basta, tacciatevi! Fatelo almeno in segno di lutto per rispetto delle migliaia di morti e contagiati che sapete sono ben oltre il numero ufficiale e non sono certo le bugie raccontateci che possono nasconderli e mettervi la coscienza in pace. Bergamo si rialzerà lo sappiano e lo sapete anche voi, ma non per merito vostro. E allora per cortesia abbiate la dignità di piantarla e chiudervi in un rispettoso silenzio.

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Paolo Salamoni

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Riccardo Cagnoni

Egregio dott. Cagnoni,
Mi permetto di fare un commento alla Sua bellissima e toccante lettera……..in sostanza, visto che si parla tanto nel teatrino della TV di un cambiamento di noi italiani nel modo di vivere, lavorare e pensare, IO (come il resto dei bergamaschi) CHIEDO CHE GIUSTIZIA SIA FATTA e non come sempre accaduto fino ad ora che i colpevoli restano impuniti e si insabbia il tutto!!!!
Per commentare la Sua lettera prendo a riferimento un articolo a firma del collega Giovanni Cominelli apparso il 18 aprile scorso sul settimanale online della diocesi di Bergamo, “Sant’Alessandro.org”:
“La transizione dal virus a no-virus è solo incominciata. Sarà lunga, dolorosa, difficile. Meglio non farsi illusioni: il dott. Covid-19 non ha affatto guarito la natura umana dai suoi acciacchi, non ci consegna un Paese migliore. Se ha un merito, è quello di offrire una radiografia spietata del Paese reale. Il quale, dal virus, esce peggiore di prima.
………..
Quanto alla transizione economico-sociale, si aprono scenari drammatici. Il virus lascia il Paese più povero di prima, più in declino di prima, con un numero maggiore di disoccupati di prima, più diseguale di prima, con una giungla retributiva sempre più intricata, clamorosamente ingiusta e pertanto non più sopportabile, con più evasori fiscali di prima, con una questione meridionale aggravata, con tensioni sociali crescenti, con grumi di violenza pronti a esplodere nei quartieri più poveri delle città.
Le risposte non toccano ai Comitati e alle Task force, toccano alla politica.
…..
Il nuovo Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, ha parlato, non a torto, di una “classe politica smarrita”, benché, occorra osservare, non minore smarrimento in questi mesi abbia mostrato l’intera classe dirigente del Paese. Se la sorpresa è un fatto, lo è anche che la gestione governativa quotidiana di tale potente sorpresa con un comportamento vago, impreciso, equivoco, confusionario, dominato da interessi immediati di sopravvivenza politica personale e di partito. Quanti morti abbiano causato il rimpallo delle responsabilità tra i livelli politico-istituzionali, la pluralità anarchica dei singoli sistemi sanitari regionali, l’andirvieni dei Decreti è già noto a milioni di cittadini lombardi, prima ancora che le statistiche sanitarie e le inchieste della magistratura formalizzino i numeri e le responsabilità. Hanno già cominciato a chiedere il conto.”
Da qui gli italiani possono e devono ricominciare: basta insabbiare la verità! I colpevoli vanno ricercati e puniti…..altrimenti si torna ancora più indietro di prima!! Governo centrale, Regioni e Amministratori locali hanno le loro responsabilità….chi più, chi meno…anche causato da NON essere uno stato centrale e NEMMENO federale: ora come ora, l’Italia non è né carne né pesce…terra fertile per il rimpallo delle responsabilità!
L’articolo di Cominelli finisce suggerendo altri aspetti che l’Italia deve affrontare se vuole cambiare:
“Si apre, in realtà, al cospetto del coronavirus, una terza e decisiva transizione: quella ad un nuovo sistema politico, istituzionale, amministrativo. Quello che abbiamo tra le mani ha dimostrato di aver funzionato male nella gestione dell’emergenza e rischia di essere travolto dalla transizione sanitaria e socio-economica. D’altronde, il tempo del dopo-traumi è il più adatto ai grandi cambiamenti.
….
Se lo Stato amministrativo-burocratico è oggi riconosciuto da tutti quanti come un’enorme Torre di Babele, si deve solo impietosamente far notare che essa è stata costruita lungo i decenni dal Parlamento e da tutti i partiti, mediante leggi, decreti legislativi, decreti attuativi, regolamenti, circolari, allo scopo di blindare gli addetti rispetto alle domande dei cittadini utenti e di consentire alla politica di scansare le proprie responsabilità, scaricandole eventualmente su un corpo burocratico strutturalmente irresponsabile.
…..
Se il sistema politico uscito dalla Seconda guerra mondiale è in perenne “ammuina”, in nevrotica fibrillazione, in paralisi decisionale, se l’avvicendarsi di pseudo-nuove repubbliche non ha cambiato per l’essenziale i meccanismi e gli strumenti della governance del Paese, questo è il tempo giusto per farlo. La differenza fondamentale tra il nostro Paese e quelli europei, di fronte alla sfida del virus, non è consistita nella loro capacità di previsione – sono stati sorpresi anche più di noi – ma nella capacità di governo politico ed amministrativo del fenomeno.
Torna, dunque, il tempo dei progetti di riforma costituzionale e istituzionale.”

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