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C’era una volta…la banda di Gazzanjga- Seconda puntata

11 Aprile 2022
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C’era una volta…la banda di Gazzanjga- Seconda puntata
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140 anni compie il grande albero della banda di Gazzaniga e li porta tutti, belli o brutti, accumulando esperienza di cui conserva i segni e producendo ogni anno nuovi germogli e nuovi frutti. Perde le foglie vecchie ma per rinnovarle. Gli alberI conservano pure la memoria dell’andamento climatico: periodi con piogge regolari, periodi con scarsità di precipitazioni. Non dimenticano avvenimenti tragici e calamità naturali, ma sanno che le burrasche li aiutano a crescere più forti. Anche la giovane banda di Giulio Bonomi, poi di Alfonso Bettinelli, rivela gli enormi sacrifici affrontati per superare le intemperie dell’emigrazione, della guerra, della grande crisi, della disoccupazione . Eppure continuò a crescere nel numero di componenti e nei riconoscimenti esterni. Il Bettinelli, di Bergamo, Maestro di Cappella della Basilica di Santa Maria Maggiore, fu residente anche a Gazzaniga, dove, come scrive il giovane astro nascente della musica Daniele Maffeis, ”suonava l’organo oltre che nelle solennità, nella prima e terza domenica del mese e fu certamente lui il primo a suscitare in me l’amore e la passione verso l’armonia dei suoni”. In caso di sue assenze lo sostituiva sia all’organo, sia nella direzione della banda e nella scuola del Cotonificio.

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Nel gruppo bandistico nascevano problemi che indussero il Bettinelli nel 1905 ad adottare un documento ufficiale mettendo “nero su bianco”. Un semplice elenco di regole elementari ma chiare poteva diventare un fattore di coesione interna, di fedeltà, rinsaldare la volontà collegiale e propositi di rinnovamento. Più che statuto, il primo era un insieme di poche ma ferree regole. Riguardavano per esempio la giustifica di assenze, la prontezza ai richiami del direttore, la proprietà degli spartiti e degli strumenti, il comportamento e il silenzio durante le manifestazioni, il decoro personale, l’obbedienza alle istituzioni governative. Non si dice però la natura, la composizione, le finalità della nuova istituzione, il ruolo esercitato dalla stessa nella comunità.

Ensambles di più strumenti suonavano giá dal medioevo accompagnando il gregoriano, mottetti e madrigali, ma di bande vere e proprie, composizioni di suonatori organizzati e istruiti da un capobanda, si comincia a parlare solo nell’’800. Diversi scrittori di quel secolo riferiscono di bande militari in uniforme e pennacchio, di bande allegre in piazza o festose in processione con le campane e i mortaletti, meditative nei cortei funebri. Erano chiamate banda o corpo musicale, banda comunale o municipale, banda cittadina,   semplicemente banda di un paese, comunque autonome nel servizio al Comune e alla Parrocchia. Avevano nel repertorio di marce atte a suscitare sentimenti di festosa allegria o musiche meditative in cerimonie funebri, inni patriottici, musiche militari e brani lirici. Qualche volta erano ridotte a semplici fanfare, derivate da pecedenti bande militari o da musici pagati dai Comuni. In qualche caso eseguivano musiche in concerti prevalentemente all’aperto con repertori che indulgevano più alla musica leggera e popolare che a musica classica. Da ricordare che lo stesso Verdi da giovane aveva avuto esperienze musicali in una banda, che evidentemente funzionava, e da tempo, a Busseto.

La banda era formata necessariamente da suonatori di strumenti a fiato, (legni e ottoni) e a percussione suonabili anche camminando per accompagnare cortei e manifestazioni religiose e civili.

Il gruppo bandistico di Giulio all’inizio era formato da elementi, che andarono aumentando fino a raggiungere nel 1922 una trentina di strumentisti, come si vede in una foto di fine 800. Alcuni di questi nelle grandi solennità figurano partecipare all’esecuzione di “sinphonie “e “cotraponto” insieme con l’organo della chiesa,

Il coro era stato fondato nel 1906 da don Anagelo Bonzano insieme con il Bettinelli che lo diresse fino al 1935. Nel 1933 anno giubilare della Redenzione, il solennissimo corteo dalla parrocchiale verso il tempietto del Rovaro, fu un momento forte comunitario: per invocare la riapertura dello stabilimento. La banda partecipò con la nuova divisa. Per la prima volta suonò, ma separatamente, con la Corale Polifonica. Da quell’anno si avviava per Gazzaniga una nuova primavera musicale parallelamente alla scalata della Corale . Per l’organo la Fabbriceria parrocchiale stilava regolari contratti. Mentre i coreuti nella corale erano pagati, nella banda erano volontari, come tutti i bandisti. Gli strumenti della prima formazione bandistica erano in “do”, mentre nel 1922 per il determinante contributo del direttore del Cotonificio Enrico Beltrachini tutti gli strumenti furono sostituiti con nuovi in “Si bemolle”.

L’attro fattore di sviluppo della nostra banda, dopo lo statuto, era la scuola. Ma, anche se, tenuta dai più esperti bandisti, comunque interni alla banda, non poteva conseguire molti aggiornamenti, tranne che nelle rassegne e nei concorsi, quando potevano confrontarsi con altre bande. I nuovi aspiranti erano sottoposti ad un intenso tirocinio della durata minima di due anni e dovevano superare un rigoroso esame.

Per gli strumenti ad arco si era costituito a parte un piccolo complesso che eseguiva musiche da camera. Bettinelli rappresenta la continuità della fase pionieristica della banda, comunque nei suoi 38 anni di direzione fino a193 condusse a consolidati traguardi quantitativi e qualitativi, superando le grandi difficoltà e la crisi del primo dopoguerra.

(continua)

 

Angelo Bertasa

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