I volontari dell’associazione Costruiamo Ponti con Viviana ETS raccontano il viaggio di ritorno in Tigrai dopo la guerra civile.
“Siamo tornati in Tigrai, regione a nord dell’Etiopia, lo scorso mese di giugno dopo quattro anni – spiegano i volontari Claudio e Giovanni – Un’attesa lunga e segnata da dolore e distruzione per gli amici che vivono in quella regione. Nel gennaio 2020 avevamo lasciato le suore della missione di Wukro e i bambini/e dell’orfanotrofio con una festa dopo il nostro passaggio. A novembre di quell’anno è scoppiata la guerra civile, che è durata due anni, e solo quest’anno si sono raggiunte le condizioni per fare un viaggio sicuro. Obiettivi del viaggio a Wukro: rivedere la missione ed incontrare le suore Orsoline dopo il periodo tragico della guerra civile; conoscere il programma di aiuto domiciliare agli orfani e ai soggetti deboli attivato dal padre spagnolo Angel Oralan. I racconti del periodo di guerra parlano di ragazzi dell’orfanotrofio morti in combattimento, di 9 familiari di una suora etiope ammazzati in un villaggio, poi i 16 sacerdoti ortodossi riparati in una chiesa e uccisi; e in un altro villaggio vicino 17 famiglie eliminate. Racconti di fame, assenza di elettricità e di radio e TV per quasi due anni. Ci dicono che all’inizio gli eritrei quando entravano nei villaggi uccidevano tutti i maschi (dai 7 ai 50 anni). Accanto ai racconti di morte, poi, abbiamo ascoltati quelli della distruzione: le poche fabbriche tutte distrutte (quella delle scarpe dove lavoravano 1.200 persone, quella del vetro, quella dei farmaci ad Adigrat, ecc.), come le infrastrutture, i trasporti, i sistemi di irrigazione, che sono i beni che permettono all’economia di creare possibilità di lavoro e di vita. Pochissimi gli aiuti umanitari che vi giungevano, spesso venivano imboscati, e le suore hanno dovuto piantare del mais nel loro campetto da calcio, ma la maggior parte delle persone non possedevano nulla. Durante quel periodo più di 60 famiglie sono state ospitate nel sotterraneo dell’orfanotrofio della missione. Si sentiva spesso dire “Meglio morire in guerra per il Tigrai che morire di fame. Ora, però, a guerra finita, c’è il dramma del dopo-guerra: mancanza di lavoro, infrastrutture che non funzionano o mancano, aiuti umanitari che arrivano con il contagocce, solo il 3% del sistema sanitario pubblico è ancora funzionante, il problema della mancanza di acqua che si è aggravato dopo la guerra. A questo si aggiungono i traumi degli orfani e di tutti gli altri. Gli orfani di Wukro e dintorni sono 4.000 circa e il 70% di loro non ha una istituzione che li aiuti”.
“Ma la speranza c’è ancora – continuano Claudio e Giovanni – Le suore vogliono riaprire l’orfanotrofio e iniziare ad accogliere una trentina di ospiti. Noi abbiamo dato un contributo per l’acquisto dei beni di prima necessità per la missione, per il computer e la stampante che erano stati rubati durante la guerra, insieme a materiale scolastico, così come fieno e altri alimenti per le mucche della missione”.
Secondo obiettivo del viaggio: conoscere il programma di aiuto agli orfani denominato WSDP (Wukro Social Development Programm) di Angel Oralan (86 anni), che appartiene ai Padri Bianchi ed è nella sua missione di Wukro da più di trent’anni. Il programma, emanazione della Chiesa Cattolica/Diocesi di Adigrat, ma con una sua autonomia, opera su tre aree: bambini orfani e vulnerabili; anziani e persone con disabilità mentali; persone con HIV/AIDS. “Noi abbiamo privilegiato l’area degli orfani – aggiungono i due volontari – Sono 450 quelli attualmente assistiti dal Programma nella comunità di Wukro e sono suddivisi in due gruppi: gli orfani che vivono da soli e sono supportati dalle cosiddette “madri adottive” (età dai 12 ai 14 anni) e quelli che vivono con i parenti, con il programma che fornisce loro un contributo. Durante la permanenza a Wukro abbiamo visitato 15 situazioni di orfani: nostra intenzione è contribuire al sostegno di questo programma”.
Per chi vuole conoscere l’associazione Costruiamo Ponti con Viviana ETS, consultare www.ponticonviviana.it
Claudio e Giovanni