Il Complesso Bandistico di Albino in ricordo di Giuseppe Calvi
Sono trascorsi vent’anni: era il 25 settembre 1994 quando Albino perse uno dei suoi uomini illustri: Giuseppe Calvi. Ha lasciato un incolmabile vuoto in ambito politico e sociale, ed è stato di esempio per più generazioni. Lascio ad ogni lettore che ha avuto il piacere (e l’onore) di conoscerlo, ricordarlo a modo suo, nel ventennale della morte.
Io intendo ricordarlo per ciò che ha fatto e per ciò che rappresentava nella Banda Musicale di Albino. Avevo 12 anni quando, grazie alla spinta di alcuni amici, mi sono accostato al mondo della Banda di Albino. Allora la sede era in Piazza San Giuliano. Mi piaceva suonare, ed ero felice anche perché potevo uscire al venerdì sera per la prova con il parere favorevole dei miei genitori, che altrimenti non mi avrebbero permesso di uscire…
Allora il maestro era il compianto Luigi Piantoni. Poi c’era il Presidente, il Consiglio Direttivo, gli anziani “saggi”, ma al di sopra di tutti ricordo come fosse oggi la presenza forte del “ Signor Calvi”. Per la Banda si prodigava in tutto, dalla segreteria, alla cassa, ai rapporti con gli Enti, ai contatti con gli strumentisti, e tante altre cose ancora. Conosceva bene tutti e tutto. Inoltre suonava in modo egregio il tamburo (meglio noto come “la tamborèla”).
Era punto di riferimento per tutti. Uomo saggio, che in tante occasioni di dissensi o discordie (abbastanza normali all’interno di un Gruppo) ha saputo far ragionare tutti in modo da rappacificare gli animi e trovare le intese per andare d’accordo, piuttosto che litigare. Buono, pacato, ma altrettanto severo e deciso quando era necessario. Ricordo che quando voleva sottolineare fermamente qualche concetto, si irrigidiva in piedi e arretrava la testa e alzava la voce (cosa rara).
Era capace di relazionarsi in modo positivo con tutti all’ interno della Banda. Noi (allora ragazzini) avevamo molta soggezione del Signor Calvi, ma in fondo lo vedevamo come un papà, e a lui piaceva stare a conversare anche con noi. Mi “faceva strano” che nella Banda tutti lo chiamassero “Signor Calvi”, anche le persone più anziane di lui : questo dare del “Lei” sta a significare la stima e il rispetto che i bandisti nutrivano nei suoi confronti. Lo ricordo sempre con carta e penna in mano. Prendeva continuamente appunti, scriveva e registrava tutto. A volte toglieva dalla tasca della giacca una quantità spaventosa di bigliettini con appunti scritti fitti fitti. Poi, a casa, riordinava tutto nel suo “ ufficio” (cioè al tavolo del soggiorno gentilmente concesso dalla cara moglie Lina!).
Mi manca, anzi; ci manca. Davvero. Tante volte durante le riunioni del Consiglio Direttivo penso: “ se ci fosse qui il Signor Calvi, potrebbe darci una bella mano per gestire al meglio il sodalizio!”. E la cosa bella e significativa è che oggi lo nominiamo spesso, almeno noi “anziani” che abbiamo condiviso con lui un lungo percorso in Banda. Pochi giorni or sono mi sono trovato a raccontare ad alcuni giovani bandisti chi era il Signor Calvi : con piacere e con un brivido di gioia ho ripercorso con la mente tanti momenti trascorsi con lui.
Certo di interpretare anche il parere dei miei colleghi bandisti, sono orgoglioso di conservare ancora oggi così profondamente il ricordo forte di una persona tanto cara.
Paolo Ghilardi