Un percorso per imparare a conoscere e riconoscere alcune delle erbe spontanee più comuni, indagandone gli impieghi nella storia e nella tradizione locale, ma soprattutto l’uso gastronomico e l’impiego fitoterapico. Non tutte le “erbacce”, infatti, sono da buttare: alcune erbe dette “infestanti” (topinambur, ortica, …) si possono utilizzare come altre erbe spontanee in cucina, per preparare piatti gustosi e insoliti, per salutari tisane o per bagni benefici, per preparazioni erboristiche, l’importante è saperle riconoscere.
Ebbene, l’associazione “Il Frutteto Sociale” di Albino, che da oltre dieci anni promuove l’agricoltura naturale, l’educazione ambientale e l’inclusione sociale, attraverso un progetto collettivo di coltivazione di ortaggi, alberi da frutta e frutti di bosco, organizza il corso “Erbe spontanee e commestibili: introduzione alla loro conoscenza e divulgazione”. Un universo composito e poco noto, quello delle erbe spontanee, ma che fino a pochi decenni fa era la “dispensa verde” dei nostri nonni. Tante, infatti, le erbe spontanee utilizzabili in cucina: spinacio selvatico (“parùch”), ortica, asparago selvatico, tarassaco, silene, erba cipollina, aglio orsino. Erbe antiche, dal sapore d’antan, che un tempo, in campagna, le donne raccoglievano quotidianamente per arricchire una mensa spesso povera. Infatti, nelle Valli Bergamasche, all’inizio della primavera, quando le riserve di farine erano agli sgoccioli, si cucinava una minestra chiamata viaröl, composta da una decina di erbe, tra cui foglie di primula, ortica, caglio ed altre, che dipendevano dalle zone di raccolta, ma soprattutto da ciò che si riusciva a reperire.
Questo rinnovato interesse per la raccolta di erbe spontanee commestibili è collegato alla percezione del rischio della perdita di un’antica conoscenza che legava indissolubilmente la vita dell’uomo a quella della natura e delle stagioni: cultura che sino agli anni del processo di abbandono della montagna veniva tramandato di madre in figlia. Ma il rinnovato interesse è legato anche al fatto che la nuova cucina chiede di rivolgere l’attenzione a “nuove proposte gastronomiche”, magari riscoprendo quelle antiche.
Il corso è articolato in cinque lezioni, della durata di due ore ciascuna, tenute dalla docente Marilisa Molinari, Laureata in Scienze Agrarie ed esperta di erbe spontanee. Verranno proiettate le immagini delle erbe spontanee più comuni, spiegate le loro proprietà e gli impieghi pratici di ciascuna, introducendo le preparazioni tradizionali più adatte ad ogni erba. Le lezioni si terranno il sabato mattina, dalle 9 alle 11. Il 3 (inizio del corso) e 10 maggio, lezioni teoriche presso la saletta “Rivola” della biblioteca di Albino. A seguire, tre lezioni pratiche, all’aperto, in un prato della campagna di Albino: le date delle “uscite” verranno concordate con i corsisti, in base anche allo sviluppo vegetativo delle erbe.
A corredo, presso il “Frutteto Sociale” di Albino, che si allarga in via Perola, verrà allestito un piccolo erbario artificiale, per permettere ai corsisti di monitorare la crescita e lo sviluppo delle erbe.
L’obiettivo del corso è quello di fornire una prima formazione di nuove figure che possano nel tempo e con l’adeguato impegno conoscere le erbe spontanee, il loro utilizzo in campo alimentare, anche al fine di diventare a loro volta promotori di questa disciplina sul territorio.
Il progetto ha una durata biennale: un primo anno di formazione sul riconoscimento e la raccolta delle erbe, un secondo anno sulla possibilità di utilizzo delle erbe in cucina.
Per informazioni: Marilisa 338.9927223.
Fra.P.









