La sera del 24 maggio si è spento Remo Ponti, grande artista e anima bella. Originario di Cavernago, aveva 87 anni, compiuti lo scorso 18 maggio.
L’associazione “Arte sul Serio”, amica di Remo, stava lavorando a una sua mostra antologica da tenere a giugno negli spazi della chiesa di Sant’Anna in occasione di “Albino in arte”, ma il ricovero ospedaliero di Ponti, alla clinica San Francesco di Bergamo per una polmonite, ne aveva suggerito il rinvio. Poi il rapido triste epilogo che conosciamo.
“Io vi amerò al di là della vita. L’amore è l’anima e l’anima non muore”. Questa frase, pubblicata sull’immagine che ne ha annunciato la morte, ben racconta la spiritualità di Remo, uomo capace di estrarre dalle pietre i suoi pensieri, non stancandosi mai di spiegarli a quanti, grandi e piccini, osservavano le sue opere e visitavano il suo muro scolpito.
Era molto conosciuto ad Albino dove, in località Piazzo, ha dato forma a un capolavoro trasformando un semplice muro in un’incredibile opera d’arte, scolpendo oltre mille pietre che raccolgono mille pensieri e altrettante storie. Visitato da persone di tutto il mondo, ha ispirato il nome alla strada: “Via delle pietre”. Altri suoi lavori abbelliscono Albino, sul piazzale dei Caduti, lungo la ciclopedonale della Valle Seriana, nei giardini, nelle abitazioni, nei cimiteri.
La via delle pietre è un luogo d’incontro e di emozioni: un’antica via nella campagna di Piazzo e un muro di circa trentacinque metri, interamente costituito da pietre scolpite. Un progetto iniziato il 13 settembre 2013, quando l’artista, sentendosi ispirato, decise di rendere un muro anonimo un’opera d’arte da regalare a tutti. Da allora e quasi fino all’ultimo, trascorse in quel luogo intere giornate, lasciandosi ispirare dalle pietre dando così espressione a una creatività innata, nonché forma alle sue profonde emozioni. «Per scolpire una roccia può impiegare un’ora così come tre giorni – come scritto nella piccola guida redatta nel 2021 dagli studenti del Romero in un progetto di alternanza scuola lavoro -, ma per lui questo non ha importanza, poiché quando scolpisce perde la cognizione del tempo, “che sembra volare”». Gli strumenti da lui utilizzati sono stati, oltre a occhiali e guanti di protezione, un martellino e uno scalpello di sua manifattura che possedeva sin dalla giovinezza.
«Era un uomo gentile – ricorda Lory -, era bello vederlo lavorare e ascoltare i suoi racconti». «Pietre semplici, nude, anonime, a cui ha dato anima, la sua anima – testimonia Fabrizio -. In ogni pietra una storia, sempre sapientemente raccontata a ogni passaggio di viandante incuriosito dalle sue opere». Scrive Fondazione Honegger: «Remo è stato per la nostra comunità una presenza preziosa: attraverso la sua arte ha saputo raccontare emozioni, storie e scorci del nostro territorio con uno sguardo autentico e profondo. La sua creatività, la sua umanità e la sua generosità nel condividere bellezza hanno arricchito anche la nostra realtà, lasciando un segno che porteremo con noi». «C’eri sempre nella via delle pietre, con il bello e il cattivo tempo, e sempre pronto a dare spiegazioni con sentimento – racconta Maria -; hai lasciato lì le tue impronte e il tuo cuore, ci mancherai, ma sentiremo la tua presenza». Per Nicoletta: «Sarà strano ora passare per Piazzo e non trovarti lì», «Albino piange un suo illustre concittadino – ha comunicato l’amministrazione comunale di Albino -, Remo era un riferimento per il mondo culturale albinese, con la sua “Via delle pietre” in Piazzo ha reso un semplice muro un’opera d’arte». La biblioteca comunale lo ha salutato ricordando la bella giornata del 16 settembre 2023: «L’emozione dell’incontro con le scuole, l’inaugurazione del monumento “Mio Moroni” e la bella giornata di “Sui passi del Moroni” con Remo protagonista».
Commozione e gratitudine hanno accompagnato i giorni del lutto, alla camera ardente allestita nella Casa del Commiato di Albino, sui media, all’ultimo saluto celebrato dal prevosto di Albino don Giuseppe Locatelli nel pomeriggio di martedì 27 maggio nella gremita prepositurale di San Giuliano. Poetico il ricordo della nipote Erika che ha sottolineato la dolcezza di un nonno, di un padre e del compagno di un viaggio lungo sessant’anni con la sua sposa. Toccante la testimonianza dell’amico Tommaso Bettati: «C’è il canto di Dio in quelle pietre. Quando torneremo a visitare il muro dobbiamo ricordarci che quelle pietre sono il tuo canto, il canto di Dio che tu ci hai lasciato, hai lasciato alla tua famiglia, hai regalato a tutti noi».
Remo Ponti lascia nel dolore la moglie Pierina, le figlie Laura ed Elena con i generi Claudio e Bruno e le nipoti Valentina, Simona ed Erika. Lascia una grande eredità umana e artistica. Mancherà a tutti.
Fabio Gualandris