Antichi mestieri (seconda parte)
Se il settore primario comprende tutte le attività legate alla produzione della natura nel suolo e nel sottosuolo, il settore secondario comprende tutte le attività finalizzate a trasformare i prodotti naturali in beni di consumo. I cereali o “grani” fornivano materia prima ai molinarii, ai mugnai, ai panettieri, ai fornai, ai pasticceri, ai pastai sia come artigiani che come operai in un pastificio industriale. Gli orti e le terre fruttive alimentavano le industrie conserviere Gli allevatori di bovini fornivano la materia prima al “casér” o casearius (da caseum = cacio) casaro come artigiano o come operaio in un caseificio industriale, al “sorbetér” o gelataio, oggi alle centrali del latte; fonivano inoltre materia prima ai “bechér” o macellai artigiani o operai nelle grosse macellerie. Le pelli andavano ai “conciatori” e da questi ai “caligari” o callzolai.
I pecorarii facevano tagliare ai “tosatori” la materia prima per i filatori e i tessitori artigiani e industriali lanieri, passando da diversi mestieri, quali lo “scartezzino” che cardava la lana, le filatrici, i “textores” del lino e della lana, gli stragulatori che facevano i tappeti, i follatori nei folli, i tenditori nelle “ciodére”, i tintori, i “Sartori”.
I cavatori fornivano la materia prima ai “predarii”, ai tagliapietre, ai “picaprede”, agli spaccapietre, ai muratori, capomastri, manovali, “intraprenditori” o impresari, ma anche calce per gli intonacatori, argilla per i “fornasari”, per i “bocalarii” o “maestri vasai”, inoltre per i marmorari, intagliatori, intarsiatori, decoratori, quadratori, lustratori, segatori del marmo.
I minatori cavavano minerali metalliferi per gli altiforni per far lavorare i fabbri ferrari, maniscalchi, scultori, e così via.
I “buscatores” o boscaioli preparavano la materia primaria ai “maringoni” e agli intagliatori nel legno, ai carpentieri e ai “retecini” (che riparano il tetto). I bachicultori coltivavano la materia prima, i bozzoli, per i “trattori” della seta, i filatori della seta, incannatori, torcitori.
Il cotone dava lavoro ai filatori, orditori, tessitori e a nuove figure nell’amministrativo quali l’impiegato, il fiduciario, il rappresentante, il Direttore, il caposala.
Il settore terziario comprende tutte le altre attività di commercializzazione dei prodotti sia agricoli che industriali e tutti i servizi privati e pubblici a supporto della attività dei precedenti settori e a sostegno della persona.
Un bene si produce o per uso proprio o per venderlo. In questo secondo caso occorre chi lo vende e chi trasporta il prodotto stesso. Nascono così i mestieri dei “mercatores”, fissi o ambulanti. Nel primo caso abbiamo il negoziante di telerie, il bottegaro con le specializzazioni di “chincagliere” che vende oggetti vari di uso quotidiano o da ornamento, “pizzicagnolo” che vende cibi pizzicanti come salumi, “droghiere” che vende prodotti coloniali, “speziere” detto poi farmacista, fornaio o panettiere, il pollaiolo, l’uccellatore, il macellaio (bechér), l’oste, il liquorista, il locandiere, l’albergatore; nel secondo caso figure ambulanti come il mercante nei mercati, ilfruttivendolo, il gelataio o sorbettiere, il “mulitta”, l’ombrellaio, lo stagnino, l’arrotino, lo spazzacamino, il materassaio, il norcino, il suonatore del “vertical”.
Al trasporto delle merci erano addetti i “cavalarii”, i “carrari,” i carrettieri, i facchini, i vetturali postali, di linea e privati.
Per concludere questa seconda parte del breve saggio si può osservare come i mestieri in un paese sono stati perfettamente aderenti alla situazione economica e sociale che ha sttraversato essenzialmente cinque fasi: dal borgo sostanzialmente agricolo al centro di attività dominate dalla lana, dal periodo della seta a quello del cotone fino al sorpasso del terziario moderno, nel quale si può dire che ogmi giorno nasce una nuova professione.
(Continua)
Angelo Bertasa






