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Artisti ticinesi in terra bergamasca

15 Febbraio 2015
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Artisti ticinesi in terra bergamasca

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Intorno alla metà del Seicento e fino a tutto il Settecento si assiste ad un fenomeno migratorio di architetti, maestranze, pittori, scultori, tagliapietre, stuccatori e “marmorini” dal Canton Ticino verso l’Italia settentrionale, ma specialmente nella nostra provincia. Perché? Da quale miraggio erano attrati? Vediamo di scoprirlo.

 

Dopo la grande e devastante epidemia di peste del 1629/30 la ripresa fu lenta ma sensibile. L’importazione del baco da seta aveva attirato l’attenzione degli imprenditori e poi dei coltivatori che a poco a poco trasformarono le loro ‘terre aradore o vanghive’ in ‘terre moronate’. Vale a dire che circondarono le loro ‘pezze di terra’ di filari di gelsi (moroni), senza sospendere le normali coltivazioni di cereali, ricavando qualche guadagno in più dalla vendita delle foglie o meglio dall’utilizzo in proprio, se anche bachicultori. In quest’ultimo caso vendevano i bozzoli direttamente alle filande. Questo mise in moto un processo di industrializzazione che risollevò l’economia non solo della classe imprenditoriale ma anche del ceto popolare. Un altro e non ultimo fattore di sviluppo fu l’introduzione della coltivazione del mais.

Lo sviluppo economico favorì a sua volta la domanda di prodotti e beni che vanno oltre il soddisfacimento dei bisogni primari, come l’alimentazione, verso la fruizione anche di beni di carattere culturale e artistico sia privati che pubblici. Parallelamente la Riforma Cattolica susseguita al Concilio di Trento favorì l’abbellimento, il rinnovamento o la costruzione nuova di chiese e altari con gara alla migliore sontuosità, tale da attirare più numerosi fedeli alla liturgia, dopo la crisi religiosa del Cinquecento.

A questo provvidero la varie Congregazioni legate ciascuna ad un altare di cui avevano l’autonomia amministrativa.

Anche il cambianento del gusto artistico, che in seguito alla rivoluzione copernicana era passato dalle forme classicheggianti a quelle barocche caratterizzate da contrasti cromatici, da forme movimentate e dalla ridondanza delle decorazioni, contribuì all’aumento della domanda di marmi colorati e di marmo nero.

Siccome le nostre Orobie sono particolarmente ricche di giacimenti di questi marmi, attirarono quegli artisti che avevano bisogno di materia prima disponibile in loco per esplicare e sviluppare le loro attività.

Fra i migranti dal Canton Ticino si possono citare gli architetti Lucchini e i Crivelli, i costruttori Maspoli e Oldelli, i pittori Orelli e i Pedrini, i Sala come stuccatori, e, come marmorari e scultori, le famiglie dei Manni, dei Mazzetti e degli Aglio loro collaboratori, la folta discendenza dei maestri comacini, i Selva di Riva di Solto, e altri.

In particolar modo vediamo di conoscere fra questi gli artisti che hanno esplicato la loro attività a Gazzaniga. Dei loro paesi d’origine si potrebbe stabilire un gemellaggio con Gazzaniga. Rovio, piccolo comune di 800 abitanti del Distretto di Lugano, ci regalò i Manni e i loro collaboratori, i Mazzetti, pure di Rovio e quindi può essere gemellato con Gazzaniga.

Carlo Aglio, il maggiore collaboratore dei Manni, proveniva da Arzo, comune dello stesso distretto , dove c’era una cava di marmo detto marmo di Arzo, utilizzato anche dai Manni. Eseguì vari lavori di scultura e intarsio, come ad esempio il paliotto dell’altare dell’antico oratorio di S. Rocco al Lago, un altare laterale dell’antico oratorio di S. Bernardino di Semonte, gradini e balaustra di accesso al presbiterio della chiesa prepositurale di S.M.Assunta in Vertova, il pavimento del presbiterio della basilica di Gandino con i Manni, e così via. Acquistò anche un terreno sotto la cava dei Manni sopra la cappella della ‘schisciada’.

L’altro gemellaggio può essere allacciato fra Gazzaniga e Riva di Solto. Perché? In questo caso ci viene incontro la geologia. – Cosa c’entra la geologia con l’arte? – ci si chiederà. Entra in causa perché il marmo nero di Gazzniga-Orezzo veniva estratto dagli stessi strati della formazione di Zu che corrono nel sottosuolo, fra gli strati di Zorzino e un banco di argillite nera fissile detta di Riva di Solto, fino ad affiorare proprio a Zu, frazione di Riva di Solto, dove sono stati esaminati per la prima volta e quindi èmstato dato il nome alla formazione calcarea di Zu (Triassico dell’Era Mesozoica)o marmo nero di Gazzaniga e di Solto. Tornano i conti? Allora tiriamo le somme e diciamo che come a Gazaniga il marmo nero ha attirato i Manni e Loro collaboratori, così lo stesso marmo nero di Solto ha attirato i maestri comacini, i Selva per molte generazioni, provenienti – è vero – non dal Canton Ticino ma da un paese molto vicino al confine, Teglio, in Valle d’Intelvi. Questi artisti che si tramandavano l’arte di generazione in generazione ornarono le chiese di molti paesi dalla zona del Sebino fin alla Valcamonica con altari riccamente decorati a intarsio.

La famiglia degli Oldelli di Méride, vicino ad Arzo, invece abitava a Desenzano al Serio nella casa dei Manni, il ramo là trasferito con propria bottega, propria cava, propria sega del marmo e un maglio in affitto lungo la roggia Comenduna. Anche gli Oldelli, cresciuti alla scuola dei Manni, eseguirono lavori per conto dei maestri di Rovio.

 

Angelo Bertasa

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