ASD: dove stiamo andando…
Il Gruppo Sportivo Colzatese è una delle tante piccole A.S.D. (Associazioni Sportive Dilettantistiche) presenti sul territorio che, con spirito assolutamente volontario, cerca di favorire lo sport in generale. Siamo affiliati al C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) che da sempre sviluppa le attività sportive con particolare attenzione alle realtà degli oratori parrocchiali dei nostri paesi. Percepiamo negli ultimi tempi un peso sempre maggiore nella gestione della nostra piccola associazione sportiva da farci porre seri interrogativi sulla prosecuzione di tale gestione. Alcuni esempi che chiariscono la situazione: per la gestione “dell’impresa” (la nostra a.s.d. ‘gira’ circa 8000 euro annui tra iscrizioni CSI, spese varie di gestione del campo, dalla corrente elettrica, alle pulizie e alla manutenzione generale) si è reso necessario il supporto di un COMMERCIALISTA che ci tiene il tutto per una discreta anche se congrua parcella annuale. Il tutto ruota intorno mediamente alle nostre 4/5 fatture annuali che emettiamo a privati a fronte di sponsorizzazioni varie. Inoltre c’è la tenuta dei vari libri societari e registri.
La tutela sanitaria degli atleti, che è sicuramente da prendere con il massimo rispetto e massima attenzione, comporta che, per fare calcio o pallavolo o qualsiasi altro sport, sia necessario avere un certificato medico rilasciato da apposita struttura. L’associazione, o meglio, il presidente che tessera l’atleta permettendone l’attività sportiva agonistica ne è responsabile e deve fare il carabiniere per verificare che ogni atleta sia coperto da questo certificato. Se disgraziatamente capitasse qualche problema serio all’atleta e tale certificato risultasse scaduto o addirittura inesistente, sarebbe un bel guaio per il povero presidente dell’associazione.
Nelle numerose camminate non competitive, che tutte le domeniche si svolgono nei nostri paesi, se un percorso supera i 20 km può essere ‘percorso’ solo da chi presenta un valido certificato medico per attività agonistica che attesti l’idoneità del partecipante. Dire che è sconveniente e difficoltoso da mettere in pratica è cosa evidente tant’è che spariranno tutti i percorsi sopra i 20 km.
Il capitolo del defibrillatore è un capitolo a sé: sembrava d’obbligo già da più di un anno ma poi tutti i dubbi sulla praticità di questo importante strumento ne hanno tardato l’obbligo dell’adozione:. A parte il discorso economico, chi lo dovrebbe usare? E con che responsabilità? Deve essere in dotazione ad ogni società o alla struttura sportiva? E via dicendo.
È comprensibile che la gestione dello sport nell’arco degli anni abbia dovuto adottare modalità sempre più precise e puntigliose e non sarebbe possibile pensare di avere oggi le stesse norme di 20 anni fa. È altrettanto vero che chi si occupa gratuitamente di portare avanti le associazioni come la nostra, di fronte a tali responsabilità si fermi un attimo a riflettere su quale strada prendere. La tentazione molto forte è di prendere quella più comoda, di starcene a casa togliendoci ogni responsabilità. Viene da pensare che forse si vuole fare in modo che tutto sia gestito da professionisti? Basterebbe dirlo così sapremmo in quale direzione si sta andando.
Il direttivo






