“Caro bolletta”, “Caro energia”: e siamo stati toccati. Ma effettivamente abbiamo sborsato di più per questo servizio oppure ne abbiamo solo sentito parlare? In che misura ci siamo sentiti preoccupati?
A queste ed altre domande ha cercato di rispondere Remo Valsecchi in un incontro svoltosi presso il Teatro dell’Oratorio di Comenduno, e organizzato da “Albino in Transizione”, con lo scopo di comprendere i recenti cambiamenti dei prezzi del metano e dell’energia elettrica e indagarne alcune dinamiche sottostanti.
Remo Valsecchi, che ha maturato esperienze nel settore dei servizi pubblici locali, acqua, gas, energia e che tuttora scrive sulla rivista Altreconomia, utilizzando grafici e tabelle, ha dimostrato che la guerra in Ucraina, le sanzioni e la pandemia sono le false cause degli aumenti, così come non viene detta tutta la verità sul “price cap” (prezzo del gas e dell’energia) o sulla tassazione degli extraprofitti. “I nostri media – ha dichiarato Remo Valsecchi – dovrebbero porsi delle domande sui grandi profitti di ENI – società impegnata a realizzare prodotti nel settore energia – che nel primo semestre del 2022 sono stati quasi uguali a quelli realizzati in tutto il 2021. Siamo in balìa di egoismi speculativi agevolati da un sistema di gestione dei servizi che non tiene conto della loro funzione sociale: redistribuzione del reddito e promozione dello sviluppo economico, ambientale e sociale. ARERA (Autorità di Regolazione per Energia, Reti ed Ambienti), che dovrebbe aiutare lo Stato ad evitare che l’iniziativa economica privata sia un ostacolo sociale e non danneggi i cittadini, ha legittimato la speculazione e non è intervenuta per evitare gli attuali aumenti dei prezzi, anche se ne avrebbe avuto titolo e possibilità”.
Gli impianti di estrazione del gas naturale sono 126 Le piattaforme marine di estrazione del gas sono 126, con 1.580 pozzi, ma non tutti produttivi. Se si eliminassero le esportazioni, si potrebbe ridurre l’estrazione delle risorse nazionali. Se dal 1994 (quando ci fu il picco di consumo del gas nazionale), l’Italia avesse iniziato a ridurre la produzione nazionale con un avvio della riconversione del gas fossile verso le fonti rinnovabili, forse oggi si potrebbe affrontare la situazione con un minor consumo di gas e con minori costi per famiglie ed imprese.
La maggior parte del gas a disposizione in Italia, comunque, viene importato da Paesi che fanno capo a regimi autoritari o instabili (Qatar, Angola, Mozambico, Costa d’Avorio, Azerbaijan). Purtroppo, si continua, ENI in particolare, a finanziare la realizzazione di pozzi o piattaforme in Paesi che, per effetto di cambiamenti geopolitici, potrebbero vanificare queste attività con costi che graverebbero sui cittadini. Inoltre, tali importazioni dall’estero comportano numerosi passaggi fra diversi operatori che spesso sono incontrollabili e violano l’articolo 41 della Costituzione che afferma, in sintesi, che “l’iniziativa privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. L’azione della politica a sostegno delle risorse rinnovabili dovrebbe essere razionale, evitando un indebitamento a carico dello Stato e speculazioni che sono sempre pronte a manifestarsi. Non servono “autorità” come ARERA, se poi non funzionano. Occorre, invece, responsabilizzare i controllori che già esistono, come la Guardia di Finanza, e ricorrere a pesanti sanzioni in caso di mancato rispetto delle regole.
Il processo di liberalizzazione dell’energia voluta dall’Unione Europea, che nel principio della libera concorrenza ha privilegiato un sistema neoliberista, ha eliminato il controllo dello Stato e ha consegnato il funzionamento dei servizi alla finanza. Attualmente, sono le lobby economiche che, nell’interesse di pochi, determinano realmente la politica nazionale. Nell’immediato, la sola soluzione possibile è la concentrazione delle importazioni nelle mani di un solo operatore (eliminando così una filiera di operatori che fa lievitare i costi). Per l’Italia potrebbe essere ENI, ma con un maggior controllo da parte dello Stato. Rimane basilare la partecipazione dei cittadini a organizzarsi per il rispetto dei loro diritti, come l’accesso alle risorse, che dovrebbero essere pubbliche ed equamente distribuite, per l’appunto gas ed energia elettrica.
Come gruppo attento ad accompagnare il processo di transizione, ecco alcune constatazioni di “Albino in Transizione”. I cambiamenti climatici dovuti all’uso dei fossili determinano la “febbre” del pianeta ed è basilare un’azione volta ad ottenere energia pulita e a disposizione di tutti i cittadini. L’energia è un “bene primario”, come l’acqua, il diritto all’istruzione e quello alla salute: beni comuni su cui si fonda una vera democrazia. Non vanno messi in discussione perché, come servizi pubblici, appartengono a tutti, salvo compromettere il vivere democratico sancito dalla Costituzione. Esserne consapevoli è un passo fondamentale e un dovere per tutti.
Florinda Mismetti per “Albino in Transizione”







