Un libro che è fonte di ispirazione, per un impegno serio nella vita sociale, proponendo la storia di Alessandra Bianco, una ragazzina di Saluzzo (Cuneo), scomparsa prematuramente all’età di 12 anni, il 5 marzo 2014, dopo un’emorragia cerebrale e due giorni di lotta fra la vita e la morte, all’ospedale Regina Margherita di Torino. Una breve vita, ma così intensa e attiva, che può essere un esempio per tutti, giovani e adulti. “Alessandra è stata una bambina normalissima – spiega Vera Bonaita – Amante della vita e del mondo, attenta osservatrice della natura e generosa nel darsi agli altri, genitori, parenti, amici e anche animali. In casa aveva due tartarughe, di nome Tarta e Ruga. “Ale”, così veniva chiamata, era un tipo che, al bisogno, si lanciava in aiuto dei compagni isolati e fragili dal punto di vista del carattere e della socializzazione. Non sopportava chi derideva qualcuno che faceva fatica a relazionarsi oppure che non andava molto bene a scuola o, al contrario, era molto competente e veniva deriso. Una ragazzina che metteva a proprio agio e dava serenità con la sua dolcezza e mitezza, con un certo equilibrio, tanto difficile oggi da trovare nei ragazzi, soprattutto gli adolescenti. “Ale” era un mix di gentilezza e bontà, unite alla fortezza d’animo, che sapeva discernere e scegliere ciò per cui valeva la pena di battersi. Annovero Alessandra fra i giovani eroi del presente, perché, nel piccolo, ha saputo dare una mano a chi era in difficoltà e a disagio nella società odierna, senza avere timore, né vergognarsi davanti agli altri. Contro il bullismo, contro atteggiamenti di scarto o di rifiuto da parte di qualcuno. Alessandra esalta la bellezza della diversità”.
Ad Alessandra, che frequentava la 2^D, piaceva leggere, disegnare fumetti e scrivere.
“Alessandra ha pensato e riflettuto su temi di grande attualità – continua Vera Bonaita – Ha disegnato un fumetto anti-bullismo, intitolato “la storia di Othello” e stava iniziando un libro, quando la malattia l’ha portata via. Una grande bambina: lasciamoci contagiare dalla sua bellezza interiore, che ha saputo cambiare un poco il mondo, iniziando, come diceva Madre Teresa di Calcutta, dai suoi, dal suo ambiente ordinario, dal suo prossimo. Tante le sue perle di saggezza, una su tutte, che è anche un messaggio di speranza: la pace avrà la meglio!”.
Alessandra voleva fare l’insegnante da grande. L’ha ricordato uno dei suoi professori, molto commosso, durante i funerali: “Lo sei già stata. Ci hai insegnato tanto: ora, tocca a noi fare tesoro dei tuoi esempi”.
Ed il libro di Vera Bonaita è in linea con questo invito: far conoscere la vita di Alessandra, continuare a rendere accesa la fiamma della speranza che aveva dentro di sé.
Ti.Pi.









