Sabato 24 febbraio scorso all’Auditorium del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, all’albinese Carmelo Cortinovis, classe 1964, dipendente storico dell’azienda Persico Spa di Nembro, è stata consegnata la “Stella al Merito del Lavoro”, il più alto riconoscimento che la Repubblica Italiana riserva a un lavoratore e che permette di fregiarsi del titolo di “Maestro del Lavoro”.
Il decreto concernente la decorazione della “Stella al Merito del Lavoro” venne firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella su proposta del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Marina Elvira Calderone; abbinato alla Stella il “Brevetto al Decorato”, datato 1 maggio 2023 (Festa dei lavoratori), a firma del Ministro.
Tra i presenti alla cerimonia il Console provinciale dei Maestri del Lavoro Alberto Caldara, il Sindaco di Albino Fabio Terzi e il Presidente nonché fondatore della Persico Spa Pierino Persico. “Una bella persona, esemplare, ingegnosa e umile. – ci ha confidato Persico – Se c’era un problema lo risolveva, è stato un riferimento per tutti”.
Abbiamo incontrato Carmelo Cortinovis nella sua abitazione in via Di Vittorio, una strada laterale, quasi in campagna, tra Albino e la frazione di Bondo Petello. Ci vive con la sua famiglia, la moglie Giusi e i loro due figli, Luca di 21 anni e Marco di 19.
Ci racconti degli inizi.
“Dopo la terza media lavorai un anno con mio papà che faceva il contadino, dove siamo noi ora c’era la stalla e il fienile. Già s’intuiva che il lavoro del contadino non poteva avere un grande futuro, per tirar fuori un reddito ce ne vuole. Pure mio padre, anche se con dispiacere, m’incoraggio a percorrere altre strade. Così, nel 1979, saputo che cercavano un ragazzo alle Officine Maffeis di Desenzano al Serio in via Europa, ci andai e cominciai una nuova avventura. Era una ditta a conduzione familiare, lavorava nel settore meccano-tessile quasi interamente per Vamatex. C’erano il papà, Amedeo, con i suoi due figli, facevamo stampi trancia e pezzi tranciati in serie, l’azienda è tuttora operante in via Maniscalco».
«Il lavoro mi piaceva, così mi iscrissi al Cfp di Nembro. Frequentai il corso per Operatore macchine utensili. Due anni impegnativi, di giorno lavoravo, di sera studiavo. Dopo il titolo professionale venni chiamato in Somet dove restai dal 1988 al 1990 con contratto di formazione professionale, ma non era il mio ambito”.
Arrivò l’esperienza in Persico?
“Sì. Era il 1990, periodo nel quale Pierino (Persico) stava un po’ trasformando la sua attività da modellista a meccanico. L’azienda era in espansione e operativa già a Nembro dopo l’avvio albinese: ci sono rimasto fino al dicembre scorso, un anno oltre la pensione… causa insistita richiesta (ride, ndr)”.
Quali mansioni ha ricoperto?
“Iniziai come operatore sugli stampi. Poi Persico creò un piccolo ramo, l’Engineering, dove iniziammo a realizzare le prime macchine: piccole presse, punzonatrici, piccole trance. Se prima per i nostri clienti producevamo solo lo stampo, in seguito iniziammo a fornire anche la pressa, fino ad arrivare alla sua automazione, cioè impianti: non più l’operatore che carica il pezzo ma un sistema automatizzato che porta all’interno della macchina il pezzo, lo forma e lo toglie. Ci lavoravamo in due/tre persone, attualmente più di trenta in officina e una quarantina a livello progettuale. Quando andò in pensione il primo pre posto (il capofficina, ndr), Persico diede a me quella responsabilità, eravano a metà anni Novanta. Officina e ufficio tecnico lavorano all’interno del settore Automotive, in particolare ci si occupa di interni d’auto, rivestimenti e insonorizzanti”.
Ha operato anche all’estero?
Per anni sì, ultimamente meno. L’impianto lo monti in ditta, lo collaudi in loco alla presenza dei clienti, lo smonti, lo trasporti e lo rimonti nell’azienda del cliente. Le nostre macchine vanno in Germania e suoi Paesi satelliti (Slovacchia, Ungheria, Cechia, Polonia), il mercato dell’automotive è prevalentemente tedesco: Mercedes, Bmw, Audi. In tutti questi anni ho lavorato con passione, non contavo le ore ma il risultato, mi sono sentito parte di una grande azienda e l’ho sentita un po’ mia.
Ed ora che è in pensione?
Ho tanti hobby. Seguo un po’ la mia storia che mi lega alla terra. Coltivo un pezzo di prato che da qui scende fino alla località Roquel. Ho sistemato un vecchio trattore, acquistato un aratro e la fresa e mi faccio il mais da me per fare la polenta sufficiente alla mia famiglia e a pochi altri. E poi allevo api: ho una trentina di arnie, qui e in Merà ai piedi del monte Rena, località d’origine di mio papà».
Complimenti Carmelo, ben voluto da tutti per esempio, competenza, passione e responsabilità… a prescindere dal giusto riconoscimento.
FG







