Sta spopolando sui social media Davide Reginato, ventiduenne di Albino che, grazie a interviste curiose, educate, empatiche e simpatiche, “ruba” sorrisi alle persone che incontra per strada.
Subito dopo il diploma di Perito elettrotecnico, Davide ha lavorato come metalmeccanico per un anno e mezzo in una grossa azienda della Val Seriana, «Ma non era la mia strada – ci confida -. Ho diverse passioni, gioco a calcio nell’Orio Pegu, strimpello la chitarra, mi piace cantare e scrivo canzoni. Recentemente ho scoperto il pugilato, sport non solo fisico ma anche di strategia e intelligenza».
Parliamo della tua attività social, cosa ti ha spinto a questa proposta?
«Ho sempre avuto l’esigenza di condividere un qualcosa, di raccontarmi, di raccontare, di donare qualcosa agli altri, ma non avevo inquadrato bene come farlo e cosa fare. C’è stato un momento preciso in cui ho capito che avrei fatto questa cosa: stavo camminando per strada verso casa quando ho visto un signore anziano che veniva verso di me e mi son detto “adesso lo saluto e gli auguro una buona giornata”, gli passo accanto ma qualcosa mi blocca… “ma il prossimo lo saluto” mi riprometto. Poco dopo incrocio un altro signore e la cosa si ripete, ma ecco subito un’altra possibilità, lo incontro con lo sguardo e gli sorriso dicendogli “Buongiorno signore, le auguro una bellissima giornata”. Inizialmente questo signore è rimasto un po’ sorpreso e sulle sue, ma poi il viso dolcemente è mutato da sorpreso a sorridente; in quel momento ho pensato “Che bello, che figo, sai che sarebbe proprio bello condividere queste emozioni per mostrare quanta umanità si nasconde dietro un’apparenza?” In un mondo così veloce e tecnologico anche tra noi giovani spesso manca umanità, sensibilità, empatia, perché non cercare di riscoprire queste virtù?»
Dove sono ambientate le interviste e quanti video hai registrato?
«Un po’ ovunque, dove mi trovo. Ho iniziato al parco fuori casa mia fino ad arrivare al centro di Bergamo, in piazza Duomo a Milano, a Bassano del Grappa (paese d’origine di mio padre), in vacanza. Insomma, mi piacerebbe girare tutte le città italiane, ma anche i borghi più piccoli. Ad ora ho registrato circa 500 video, alle riprese segue una post produzione e la pubblicazione, attualmente sono 194 i contenuti online».
Quando è iniziato questo tuo personale format?
«L’incontro che mi ha ispirato è di circa sette mesi fa, ho aspettato un paio di mesi prima di iniziare a postare. Avevo una ventina di video pronti, però mi mancava il coraggio di pubblicarli, poi ho visto in Instagram un ragazzo di Torino che per strada incita le persone, ora è mio amico. Il suo format è simile al mio, così mi son detto “ok ci sono anch’io, sono pronto”».
Qual è lo scopo che ti guida?
«Far del bene in modo genuino e condividere quello che ho dentro, strappando sorrisi alle persone e condividere la mia filosofia di vita. Ho capito che è un po’ la mia missione».
Come definiresti il tuo stile?
«Senza etichette, punto sulla spontaneità. Spesso ci mettiamo dei limiti, dei paletti, delle etichette, invece è bello vivere giorno per giorno quello che senti».
Come sono le reazioni degli intervistati?
«Di tutti i tipi, c’è chi è semplicemente lieto dell’intervista, chi è stupito, chi si innervosisce o s’arrabbia, ma anche chi si commuove».
Quale l’intervista più bella?
«In centro a Genova, a un signore ho chiesto che cos’è per lui la felicità. Mi ha detto che è essere se stessi, che è la cosa più difficile da fare, e ha citato Nietzsche, dicendomi che pure le situazioni più difficili della vita bisognerebbe riuscire a viverle al 100 % cercando di trovare anche nella sofferenza una ragione e il lato positivo. Inizialmente non voleva che l’intervista venisse diffusa, l’ho pregato e il video ha fatto 500 mila visualizzazioni».
Ci sono interviste che ti hanno amareggiato?
«Raramente, ma capita, in particolare quando non c’è ascolto nel mio interlocutore non riuscendo così a creare un dialogo».
Su quali social sei presente con i tuoi contenuti e in quanti ti seguono?
«Sono partito e sono prevalentemente su Instagram con quasi 30 mila follower, anche su TikTok che è da sviluppare meglio con 2300; in fase di partenza c’è Facebook e YouTube dove nei prossimi giorni pubblicherò l’intervista a Paolo Ruffini e le interviste più lunghe, anche a persone note».
Quali sono le reazioni/commenti più comuni di chi ti segue?
«Abbiamo bisogno di umanità e lo percepisco ogni giorno, mi scrivono in privato parlandomi di esperienza personali, mi chiedono un appoggio e raccontano i loro problemi; nei commenti trovo messaggi bellissimi e mi ringraziano, per me tutto questo è impagabile e dà senso a quello che faccio».
Sei di Albino, che rapporto hai con il tuo paese e con i suoi abitanti?
«Sono fiero di essere di Albino. Ho origini clusonesi da parte di mamma e bassanesi venete da parte di papà. Ho sempre vissuto la vita di oratorio: ho fatto il chierichetto, giocavo a calcio all’oratorio, ho fatto il Cre e l’animatore per anni. Ci sarebbero una sfilza di persone da ringraziare per quello che mi hanno dato. Poi anche ad Albino ci sono pro e contro, nel senso che ho anche dei ricordi negativi, fino a non troppi anni fa ho subito parecchio il bullismo: fa parte dell’esperienza ed è servito a formarmi. L’idea che Albino leggerà sul giornale di me è qualcosa che mi riempie di orgoglio».
Progetti futuri?
«Non ho né fretta né pretese, ma ho davanti un’opportunità incredibile di collaborare con Paolo Ruffini, una bellissima persona a cui sono molto grato. Mi rendo conto di essere il classico giovane 22enne sognatore con molta speranza e occhi lucidi a parlare del futuro, e va benissimo così. Vivo giorno per giorno, lavoro con costanza. Sarebbe bellissimo diventasse il mio lavoro quello che sto facendo, intanto mi sto godendo il percorso e inseguo sogni».
Fabio Gualandris