don Daniele Belotti
Responsabile del Gruppo Organizzatore “Vall’Alta Medievale”
Chissà quali sorprese riserverà quest’anno ai visitatori “Vall’Alta Medievale”, in programma il 4, 5 e 6 luglio. Eh sì, perché nelle precedenti edizioni è stato un crescendo di spettacoli e ambientazioni originali, tanto che ormai l’evento gode di un’ottima fama. Lecito attendersi, quindi, per l’edizione 2014 una festa popolare (a partire dal 27 giugno) e una ricostruzione storica ricca di novità, con Vall’Alta che indosserà il suo abito migliore, a garanzia soprattutto di attenzione nella ricostruzione dell’atmosfera medievale.
Cosa è Vall’Alta Medievale?
Senza voler sembrare retorici, Vall’Alta Medievale è prima di tutto un dono, poi se vuole è divenuto anche un evento. Si tratta infatti di una iniziativa nata all’interno del gruppo di volontari che si è sempre dato da fare nell’organizzazione delle feste popolari parrocchiali. Ecco il motivo perché sta intervistando me che sono il parroco, perché si tratta di una realtà parrocchiale. Un dono dicevo, perché proprio nel modo con cui è nata e si è sviluppata, oltre che ad essere utile per le finanze parrocchiali, e per l’accoglienza rivolta a tutti, vicini e lontani, è anzitutto un vero collante per la comunità. Se si partecipa alla festa se ne intuisce il respiro familiare e comunitario.
Come è cresciuta in questi anni?
A dismisura! O meglio, nata da una intuizione che si proponeva di coinvolgere la comunità parrocchiale in un modo diverso e più partecipato, da subito, dalla prima edizione, e siamo all’ottava, ci siamo accorti che quello che poteva essere un gioco è divenuto un lavoro. Mi ricordo che nella prima edizione (si trattava allora di 2 giorni) già il sabato sera ci si accorse del grande afflusso di persone incuriosite, e le assicuro che ci spaventammo per questo movimento chiedendoci se potessimo reggere una partecipazione tale. Lo spavento iniziale si trasformò in sfida ed incoraggiamento. Per cui, di anno in anno, ci si sentiva spinti a migliorare nell’allestimento, nello studio dei costumi, nell’organizzazione degli eventi, nel coinvolgimento dei volontari. Ad incentivare questo sforzo giungevano poi i riconoscimenti e le dichiarazioni di interesse nei confronti di questo evento da parte di enti e associazioni e partecipanti che dichiaravano di trovare un clima “diverso” in questa festa e si stupivano che l’ente organizzatore fosse la Parrocchia con i suoi volontari e le sue associazioni. In realtà per me questo ne è invece la ragione e il segreto.
Quante persone riesce a coinvolgere a livello organizzativo?
Posso dirle che a questa domanda sono impossibilitato a risponderle? Perché vede, le persone coinvolte sono tantissime, naturalmente a livelli diversi. Non posso dirle tutto il paese, perché sarebbe ovviamente una esagerazione, ma una buona parte sì. Dagli “operai”, dalla prima fino a quelli dell’ultima ora”.
Come si svolge la sua preparazione (il dietro le quinte)?
Bene, qui arriviamo al segreto della festa di cui le anticipavo prima. L’organizzazione “pensante”, cioè quella che muove le prime pedine, e riflette sul da farsi, sull’accomodare, il ripensare, mi creda, inizia da subito, dalla pausa estiva durante il periodo di vacanza delle famiglie. Poi, si concretizza con incontri già all’inizio dell’anno solare, per poi divenire organizzazione a tempo pieno nel mese di maggio, dove si inizia a vedere la parte “operaia” nel centro della frazione che con entusiasmo, quasi ogni sera, si mette all’opera. Fu il loro entusiasmo a divenire contagioso e a coinvolgere, dapprima il vicinato, e poi un sacco di persone che si avvicinavano chiedendo come potessero rendersi utile. Questo è il vero fulcro e il vero motore della festa, perché l’ha resa partecipata, l’ha fatta sentire nostra, cioè di tutti. Qui se mi permette vorrei dire un grazie a tutti gli amici e le amiche (i volontari), che prestano la loro opera in mille modi e anche i più nascosti, nei servizi non solo di coordinamento, e di allestimento, ma anche in quelli più umili ma preziosissimi. Penso, anche senza citare alcun servizio, a tutti coloro che rendono possibile la festa, ma che per loro mansione non la possono vedere fisicamente, perché impegnati altrove, o perché in continuo movimento. Un grazie di cuore, perché il loro servizio e la loro offerta, dona alla festa un clima familiare di accoglienza vera. Inoltre, non nascondo che gli organizzatori e i coordinatori hanno un vero vissuto comunitario e religioso, e nel loro servizio sono testimoni discreti verso tutti.
Quale è il programma di quest’anno?
Premetto che la festa medievale ha un volano che sono le feste popolari che la precedono, che a loro volta hanno avuto occasione di essere stimolate ad incentivarsi. Gli organizzatori sono gli stessi. Nella settimana precedente si sono sviluppate ambiti di festa e musica, con serate a tema: quella irlandese anche musicalmente interessante, quella argentina, alla quelle si sono aggiunte le serate a base di “fiorentina” o, la novità di questo anno, quella italiana. Per giungere alla tre giorni medioevale dal primo venerdì di luglio fino alla domenica. Il programma lo trovate comunque in allegato proprio su Paese Mio. Si tratta di rievocare il Medio Evo, trasformando gli ambienti e ospitando nei cortili spettacoli e intrattenimenti.
Dove vuole arrivare “Vall’Alta Medievale”?
Il suo scopo rimane lo stesso, pur trasformandosi: essere un evento che nel suo prepararsi coinvolga la comunità, gli amici e le amiche, come le dicevo innanzi, a sentirsi sempre più famiglia. Non importano le nostre diversità, anzi sono una ricchezza; non importano le nostre origini, potrei essere l’ultimo arrivato come residenza, ma devo sentirmi accolto; non importa nemmeno il credo religioso anche se l’organizzazione è parrocchiale, proprio perché la nostra fede ci ricorda che siamo tutti fratelli, figli di un unico Padre. Ciò che importa è re-imparare ad essere famiglia. Questo è il primo obiettivo e questo lo si vive nei preparativi. Il secondo è potersi divertire e offrire un divertimento sano, essere accoglienti. Nell’onestà non nascondo il terzo obiettivo, quello economico. Tutto è iniziato infatti per poter sostenere la ristrutturazione dell’oratorio, e siamo a buon punto, ma l’intento è continuare a sostenere tutta la realtà parrocchiale, la chiesa, il santuario, la vita oratoriana. L’opera del volontariato che allestisce e che spesso ci mette del suo anche in denaro e materiale, è una grande risorsa ed è un vero aiuto. Sarebbe ingeneroso pensare che il loro sforzo e il loro servizio, unito a quello di tutti gli altri, non debba produrre anche finanziamento alla comunità.
…e ora anche L’Eco Café…perché questa collaborazione?
In realtà L’Eco Café (lo stand multimediale del quotidiano L’Eco di Bergamo) fu presente da noi anche lo scorso anno, e ci lusinga il fatto che nella nuova edizione, se ho ben capito, la loro organizzazione, nel proporre giustamente altre feste, ha voluto riprendere alcuni luoghi che per loro sono stati significativi, e tra questi Vall’Alta Medievale. Mi ripeterò, ma essi stessi si sono meravigliati della partecipazione e del clima della nostra festa ed anche del fatto che non sia una pro-loco o una amministrazione comunale ad organizzarla, bensì una comunità parrocchiale. Pensi che i loro moduli di partecipazione e di collaborazione non prevedevano la voce “parrocchia” nell’organizzazione.
Quali i sogni nel cassetto?
Mi ripeto con due parole. Uno è quello meno nobile ma comunque necessario: se si vuol far rivivere, innovare e anche mantenere le strutture parrocchiali, si ha bisogno di denaro. Un sogno mio, se vuole, sganciato dalle feste, è far rivivere il Santuario di Altino con la possibilità di una ospitalità anche di breve tempo per chi volesse ritirarsi un attimo a riflettere e pregare. Così come mi piacerebbe poter dare inizio al restauro della chiesa parrocchiale. Il desiderio che però al di la di tutto è al centro del mio vivere è che tutti possano incontrare il grande amore che Dio ci ha donato e mostrato in Gesù. Anche in questo le feste sono utili, nonostante in esse non sia previsto un momento specifico religioso. Perché il volto di Dio passa attraverso il nostro essere testimoni felici.
T.P.






