GIANCARLO PERANI
Dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Gazzaniga e Cene
Giancarlo Perani, nato nel 1952, a Vertova, per la precisione a Semonte, è il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Gazzaniga e Cene. Sposato con un’insegnante e padre di due figli, di 22 e 18 anni, si è diplomato presso l’Istituto Magistrale “Secco Suardo” di Bergamo e, in seguito, ha conseguito la laurea presso la Facoltà di Lettere Moderne dell’Università degli Studi di Milano, con una tesi finale nata da un lavoro di ricerca d’archivio sulla storia della “Pia Casa della Misericordia” di Vertova. E’ un grande appassionato di musica, libri e viaggi.
Fin dai primi anni ‘90 svolge l’incarico di direttore scolastico. A lui la redazione di Paese Mio – Il Giornale della Media Valle – pone alcune domande per conoscere la sua attività
Quando e perché la decisione di diventare dirigente scolastico?
“Ho iniziato prestissimo – avendo vinto il Concorso Magistrale a 20 anni – ad insegnare come maestro elementare, lavorando soprattutto in scuole a tempo pieno…di avanguardia (Grumello del Monte, su tutte). Nel 1989, ho partecipato e ho vinto, a Roma, il Concorso nazionale per Direttore Didattico, in quanto la motivazione e l’entusiasmo a continuare con l’insegnamento erano diminuiti con il passare degli anni. Dal 1990 al 1995 ho diretto le Scuole Materne ed Elementari Statali di Rovetta, Fino del Monte, Onore, Castione, Songavazzo e Cerete. Poi, ho ottenuto il trasferimento a Gazzaniga (l’allora Circolo Didattico comprendeva le Scuole Materne ed Elementari Statali di Cene, Gazzaniga, Fiorano al Serio, Vertova e Colzate). Successivamente, nel 1999, ho superato il Corso abilitante per Dirigente Scolastico e dall’anno 2000 sono il “preside” dell’attuale Istituto Comprensivo di Gazzaniga, che comprende appunto le Scuole Materne, Elementari e Medie dei Comuni di Cene e Gazzaniga (le chiamo ancora così per semplicità, anche se tecnicamente oggi si definiscono Scuole dell’Infanzia, Primaria e Secondaria di I grado: la sostanza è la stessa)”.
In cosa consiste il Suo ruolo?
“Si tratta di una professione molto interessante, ma nel contempo altrettanto difficile e complessa. Devo far funzionare a dovere, sotto il profilo educativo-didattico, ma anche amministrativo, contabile, finanziario, gestionale e – non ultimo – quello della sicurezza, ben 6 plessi scolastici, frequentati complessivamente da circa 750 alunni (dei quali, 130 provenienti da altri Paesi comunitari o extracomunitari). Posso disporre di circa 80 docenti in totale, 5 persone negli uffici amministrativi di segreteria e 14 collaboratori scolastici (una volta noti come “bidelli”). Data la mia veneranda età, ho visto tanti bambini entrare con la mamma nella scuola a 3 anni e uscirne a 14 con il diploma di scuola media (per fortuna mia e loro, parecchi li rivedo anni dopo, diplomati alle superiori e/o laureati). Oltre a lavorare ogni giorno della settimana (sabato compreso) a stretto contatto con il Direttore Amministrativo e le Assistenti Amministrative negli uffici, devo quindi relazionarmi sempre con insegnanti, genitori di alunni, amministratori comunali, specialisti, tecnici e operatori dell’Azienda Sanitaria Locale, della Neuropsichiatria Infantile e con altri tanti altri utenti dei quali è impossibile stendere l’elenco”.
Come è fare il dirigente scolastico nella “scuola di oggi”?
“Sono sincero: i migliori anni della scuola italiana, per quanto concerne la scuola dell’obbligo, credo si possano focalizzare tra il 1970 e gli ultimi anni del secolo scorso. Purtroppo, in seguito – e soprattutto negli ultimi anni – i pesanti tagli finanziari operati dallo Stato nei confronti delle risorse umane, professionali, economiche e strumentali delle scuole, accompagnati peraltro da una serie di continue riforme del sistema scolastico, hanno in qualche modo ostacolato e penalizzato la qualità dell’offerta formativa e il livello dei risultati ottenuti. Non solo, la burocrazia dell’amministrazione scolastica (come in tanti altri settori in Italia) rende tutto più complicato. Noi, per la verità, a livello locale, abbiamo retto bene, grazie ad un corpo docente generalmente stabile, esperto, competente, ben preparato e motivato al lavoro. Al dirigente, infine, si chiede di essere un vero e proprio esperto, un “tuttologo” (genitore, docente, pedagogista, psicologo, amministratore, avvocato, ingegnere, tecnico,…), quando tutte le società più avanzate da anni puntano invece sulla specializzazione del lavoro, in termini di altissima qualificazione”.
Quali sono le lacune nel sistema scolastico di oggi? Come si potrebbero migliorare?
“La questione è (apparentemente) molto semplice: i ragazzi devono stare più ore a scuola durante la giornata, non c’è altra soluzione. So che molti giovani genitori la pensano diversamente, ma nei Paesi che sono ai primissimi posti nel mondo per l’efficienza e l’efficacia del loro sistema di educazione ed istruzione, funziona così. In Finlandia, ad esempio, ogni scuola è aperta fino alla sera, per tutti i giorni: al mattino, regolari attività e lezioni scolastiche; al pomeriggio, laboratori, studio e compiti, sport e movimento, attività culturali (musica, arte, informatica, lingue straniere,…), attività ricreative, attività libere. Non si tratta di “rubare” i ragazzi alle famiglie o alle società ed associazioni – pubbliche o private – che si occupano di loro. Si tratta piuttosto di poter disporre di edifici scolastici super-attrezzati e super-organizzati, all’interno dei quali ogni studente apprende, diventa capace e competente, si forma e cresce, insieme a tutti i suoi compagni, sviluppando le proprie capacità e approfondendo le proprie attitudini. Con un vantaggio particolare tra i tanti: lo studente lavora a scuola, non deve lavorare a casa”.
Sicuramente, ci sono anche molti aspetti positivi…
“Per fortuna la scuola – oltre ad elaborare con fatica la cultura vera, i valori fondamentali della persona e del cittadino e l’educazione autentica – continua a rimanere tutto sommato un ambiente nel quale le relazioni umane e affettive si sviluppano notevolmente, a tutti i livelli, con modalità significative e profonde, per tutti gli “attori” che vivono un ruolo all’interno della comunità scolastica. In una società sommersa dai problemi e dalle difficoltà come la nostra, non è davvero poco”.
Ha un sogno nel cassetto?
“Banalmente, potrei dire la pensione. In realtà, in quanto trattasi di sogni, preferisco non divulgarli”.
Silvia Pezzera






