Se ne è andato, in punta di piedi, senza disturbare, come era nel suo carattere, deciso ma composto. Sabato 8 luglio è mancato all’affetto dei suoi cari, ma anche di tutta la comunità albinese, Luigi Rivellini, il volontario per eccellenza, la solidarietà fatta persona, conosciuto e apprezzato da tutti, per la sua umanità e l’alto spirito di servizio. Un male incurabile lo ha strappato alla vita a 79 anni, alla sua famiglia, alle sorelle Suor Gianbertilla, Maria, Adelaide, Carla e Zelinda (i suoi due fratelli Piero e Bepi se ne erano già andati) e ai suoi nipoti.
Chi non lo conosceva. Chi non ha avuto modo qualche volta di imbattersi in lui. Chi non è mai stato coinvolto nelle sue tante iniziative. Impossibile non sapere chi fosse Luigi Rivellini. Era un’infinità di cose, tante cose, tante volte. Lo trovavi in chiesa, nei santuari, al cinema, in casa di riposo, fra le associazioni, fra i malati, nelle feste, ai funerali. Dappertutto, con ogni tempo e in tutte le stagioni. La sua caparbietà nell’impegno solidale era discreta, ma ugualmente coinvolgente, tale da catturare chiunque. Una persona sempre attiva, buona e brava, che apriva il cuore ogni volta che si incontrava. Un volontario a 360 gradi, che non riusciva a star fermo, a fare una pausa, a riposarsi, sempre impegnato a fare qualcosa. Un giorno disse: “Se non mi impegno per qualcosa, le mie giornate sono vuote”.
Ebbene, tutto questo era Luigi Rivellini.
Nato a Pedrengo, da mamma Marina e papà Giacomo, in una famiglia di 8 fratelli. Dopo la licenza elementare va in bottega a fare il calzolaio, fino a 15 anni. Poi, nei primi anni ’60, con i suoi genitori e altri 4 fratelli (gli altri erano già autonomi), si trasferisce ad Albino, per rilevare la trattoria “Il Cesco”, in via Mazzini 167, dove oggi c’è il negozio “Buttinoni”. Una trattoria molto conosciuta e apprezzata. La mamma è cuoca e il papà è al bar. Luigi aiuta il papà fra i tavoli, ma “part-time”: infatti, alle 12.30, dopo il servizio, smontava e, poi, andava a lavorare a ore, come idraulico, alla Fassi Gru, a Desenzano al Serio. E così fino al 1981, quando i genitori dicono stop, e vanno in pensione.
E’ in questi anni che nasce in Luigi la sua vena solidale, peraltro già socio Avis dal 1978.
Nell’82, si offre come volontario per gestire, tre volte all’anno, per alcuni giorni, il punto-ristoro della sede Avis, presso la Casa del Popolo (attuale Municipio), quando la gente veniva a donare il sangue. Poi, gestisce il bar del cinema dell’Oratorio, per 15 anni. Aiuta a far nascere la sezione Aido di Albino. E una domenica sì e una no, gestisce per 34 anni il bar del Circolo Acli di Albino, in Piazza San Giuliano.
Nel frattempo, si dà da fare per altre cose: la camminata Avis-Aido-Acli, organizzata per sette anni; la capanna del presepio a Natale, in Piazza San Giuliano; la raccolta di generi alimentari a favore delle suore di clausura che vivono nei monasteri bergamaschi; la presenza nel Circolo Acli di Albino, nella Conferenza di San Vincenzo, nell’Unitalsi, con 12 viaggi, una volta all’anno, a Lourdes.
E anche quando Luigi va in pensione, le cose non cambiano: sostituisce il sacrista in chiesa parrocchiale, nel giorno libero; porta la Croce al cimitero, durante i funerali; aiuta il parroco al santuario della Madonna del Pianto, sia a maggio che a settembre, organizzando la lotteria; organizza le lotterie in oratorio. Inoltre, tutti gli anni, anche durante le ferie, accompagna i disabili in vacanza a Rota Imagna; a Pasqua, porta ai malati, a casa loro, l’olivo o l’olio santo; a Natale e a Pasqua, consegna un regalino ai residenti della casa di riposo Fondazione Honegger.
Insomma, un “super-volontario”, appassionato, sincero, tenace, che certamente mancherà alla comunità di Albino
T.P.