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“Hic et Nunc” (qui e ora), la pet therapy nell’Hospice e nelle Comunità psichiatriche

21 Febbraio 2019
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“Hic et Nunc” (qui e ora), la pet therapy nell’Hospice e nelle Comunità psichiatriche
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Tempo di bilanci presso la Fondazione “Card. Gusmini” per il progetto di relazione mediata dall’animale, dal titolo “Hic et nunc – Qui e ora”, introdotto lo scorso anno nell’Hospice e basato sul contatto fisico ed emotivo tra paziente e cane, appositamente addestrato, a supporto della terapia del dolore. L’iniziativa, finanziata dall’Associazione Volontari e Sostenitori dell’Hospice, in collaborazione con l’associazione “La Speranza” e l’associazione “B.A.U. Benessere Umano e Animale”, ha riguardato in pratica l’inserimento anche nell’Hospice della “pet therapy”: lo scorso anno, per due volte alla settimana, i cani del “Centro italiano di consulenza relazionale del benessere umano e animale” sono stati portati dagli istruttori ad incontrare i malati, lavorando individualmente nelle singole camere, offrendo contatto, vicinanza, compagnia, in un clima disteso e sereno.
In verità, il progetto di consulenza relazionale dell’associazione “B.A.U. Benessere Umano e Animale” nella Fondazione “Card. Gusmini” si è svolto diverse volte, in passato, in vari reparti, coinvolgendo molti ospiti e ottenendo anche ottimi risultati. Ma all’Hospice non si era mai pensato prima. Ma ecco la novità, in via sperimentale, proposta dal presidente dell’associazione Maria Fantini. “Avevo pensato che vedere entrare dalla porta della stanza un cane con l’operatore e vederlo relazionarsi con il malato potesse risultare una cosa grandiosa – spiega Maria Fantini – Anche emotivamente è una cosa grandiosa, anche per i parenti presenti. Tutto questo si è portato avanti per i vari reparti con il finanziamento della Fondazione “Card. Gusmini” e per l’Hospice dall’Associazione Volontari e Sostenitori dell’Hospice, anche grazie al supporto di Silvana Messina. E ora siamo alla restituzione del progetto”.
Il Consulente Relazionale B.A.U. è un operatore sociale che, attraverso la relazione con il malato e con il proprio animale, lavora con l’obiettivo di produrre benessere psicofisico, emotivo, relazionale ed evolutivo al malato. E proprio nel contesto Hospice si sono avuto risultati importanti. Merito proprio del cane, inteso come strumento relazionale; infatti, il cane vive costantemente nel “qui-ed-ora”, prendendo in considerazione solo il momento presente e gli intrecci relazionali presenti in quel momento così importante. Per l’animale non esiste un prima o un dopo, egli è in grado di vivere completamente l’emozione senza filtrarla con il sistema cognitivo, ma affidandosi alle sensazioni corporee e fisiologiche; la persona a contatto con l’animale riesce, opportunamente guidata, a fermare il flusso di pensieri rispetto a ciò che era e a ciò che sarà, a godersi il momento presente, nonostante tutte le difficoltà e i pensieri che si vivono. Il cane, poi, non giudica e non è soggetto a pietismo; per il cane la persona esiste in quanto tale, non c’è differenza tra il campione olimpico performativo e la persona fragile e in difficoltà a livello fisico e psicologico. Questo permette di vivere una relazione in cui l’attenzione primaria non è la malattia della persona, ma la sua umanità e la sua importanza in quanto essere vivente; ciò ribalta il punto di vista e il modo di vivere un momento così delicato.
La presenza del cane produce risultati positivi anche grazie alla considerazione della persona malata come “costruttore” attivo che agisce nel mondo circostante e che co-crea volontariamente le proprie relazioni. La presenza del cane abbassa le difese e stempera la tensione nell’ambiente, diventando un essere vivente che sposta il focus dell’attenzione dalla malattia e dal percorso delicato che la persona sta vivendo al mondo emozionale della persona.
La fisicità del cane (tepore del pelo, morbidezza, conformazione del viso) attiva tutta una serie di emozioni legate al mondo affettivo e di presa di cura che generano e stimolano il benessere e spostano l’attenzione su elementi produttivi anziché alimentare contenuti di sofferenza e dolore. Il cane diviene un fulcro di relazione, che può permettere alla persona e ai propri parenti di sperimentare in un contesto delicato come quello dell’Hospice, la condivisione di emozioni, esperienze ed energie anche ludiche e distraenti rispetto alla situazione che la persona e il contesto sociale nel quale vive stanno vivendo.
Tutto questo è stato percepito e verificato. Dai risultati si evince che, in presenza di dolore fisico prima dell’attività, nel 60% delle situazioni si è verificato un miglioramento nella percezione dello stesso; e nel 20% dei casi di miglioramento la percezione del dolore fisico è variata di due gradi, nel 40% di un grado. E, anche in presenza di disagio psicologico (ansia, apatia, agitazione, disforia e depressione), prima dell’intervento e nel post intervento si sono verificati cambiamenti nella sua percezione.
Al progetto di ricerca hanno preso parte 36 persone, di cui 22 uomini e 14 donne, ricoverate lo scorso anno nel reparto Hospice e Cure Palliative.
“L’introduzione della Consulenza Relazionale B.A.U. in Hospice è stata per noi un’occasione di incontro – spiegano i volontari dell’Associazione Volontari e Sostenitori dell’Hospice – Non è una novità in ambito di cure palliative, ma per la nostra realtà è stata un’avventura nuova e diversa; perché non dovevamo rapportarci solamente con il professionista, ma anche con un animale che ha la capacità straordinaria di relazionarsi con il malato in modo incondizionato, accogliendolo così come è; senza sapere che nome ha, se è bianco o nero, alto o basso, sano o malato. In Hospice, la Consulenza Relazionale B.A.U. ha certamente dato un valore aggiunto al processo di presa in cura: durante le sedute si è potuto notare un clima più disteso. Osservare l’attesa dell’incontro con il cane di alcuni nostri assistiti, tenendo ad esempio i croccantini pronti sul comodino o il desiderio di raccontare durante le sedute o subito dopo le avventure passate, immergendosi in ricordi carichi di emozioni – di quelli che fanno brillare gli occhi, qualche volta anche con un po’ di malinconia – ha aiutato il personale ad avvicinarsi in modo un po’ più intimo e famigliare, dando quindi la possibilità alla verbalizzazione libera, non strettamente legata allo stato di salute. Inoltre, la Consulenza Relazionale B.A.U. riesce a regalare momenti di “leggerezza”, potendo donare attimi di evasione dalla realtà o riempiendo silenzi che potrebbero risultare troppo pesanti da sopportare”.

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