Una raccolta di attrezzature di un tempo relative all’allevamento bovino, oggetti e strumenti per la lavorazione del latte, ma anche pannelli informativi sulla caseificazione del passato, che il Museo della Torre di Comenduno ha conservato o raccolto nel tempo. Questa la proposta culturale dell’associazione del museo etnografico “della Torre” di Comenduno per l’autunno 2022: una mostra molto originale, dal titolo “Cagére. I caseifici albinesi dal 1914 ai nostri giorni”, che rimarrà aperta al pubblico, presso la “Sala gialla” della Villa Regina Pacis, in orario domenicale (dalle 15.30 alle 18.30), fino a sabato 31 dicembre. In particolare, visite guidate alla domenica, mentre in settimana soltanto su prenotazione, telefonando al numero 331.8784886.
“Ogni anno – spiega Franco Innocenti, direttore del Museo Etnografico di Comenduno – il museo organizza una mostra temporanea relativa a tematiche etnografiche, culturali o storiche riferite alla Valle Seriana; mostre sempre accompagnate da una pubblicazione. Quest’anno la mostra e il libro hanno come tema i caseifici che, dagli inizi del Novecento hanno organizzato in forma cooperativa la trasformazione del latte prodotto dai contadini del luogo. Tutto ha inizio dalla concomitante azione di due istanze modernizzatrici come la Cattedra Ambulante di Agricoltura e l’Unione Diocesana delle Istituzioni Sociali Cattoliche bergamasche. Proprio la Cattedra Ambulante organizza a Casale di Albino, il 20 e 21 maggio 1914, una conferenza, che porta poi all’apertura, nel 2015, di un caseificio sociale nei locali parrocchiali. Altri caseifici verranno creati ad Albino, nelle frazioni di Vall’Alta, Dossello, Abbazia, Fiobbio, Molinello, Bondo Petello; mentre a Comenduno ne sorgerà uno privato”.
Ed è stato proprio Casale ad ospitare, nell’ottobre scorso, una presentazione del libro, presso la Casa della Comunità, durante una cena organizzata dal Gruppo Volontari “Amici di Casale”. Presenti gli autori Franco Innocenti e Marco Nodari, che hanno intrattenuto i commensali con immagini e testimonianze, che hanno raccontato Casale e i suoi “cagèr”. “Un tempo, infatti, fino al 1973, esistevano ed erano operativi a Casale due caseifici – spiega un anziano della frazione – Il “Cagerù”, che raccoglieva la maggior quota di latte dagli allevatori della zona, che si trovava in uno stabile ancora esistente, sotto il sagrato della chiesa del sacro Cuore; e il “Cagerì”, più piccolo e per pochi allevatori. Qui, poi, si producevano formaggelle e stracchini. Ricordo che l’ultimo “Cagèr” è stato Elia, il papà di don Santino Nicoli, originario di Casale, già arciprete di Nembro per 11 anni, ora prevosto a Calusco”.
“Il libro narra la storia dei caseifici albinesi, sulla base di documenti e testimonianze di vecchi casari – continua Innocenti – Racconta la loro storia, dal tramonto dell’agricoltura montana già primo dopoguerra (ad Albino si passerà da 690 ettari di seminativi nel 1929 allo zero attuale) alla “resistenza” della zootecnia (i bovini, 1538 nel 1929, sono ancora 300 nel 2013). Analizzato, poi, il declino del piccolo allevamento contadino, che sfocerà nella chiusura dei caseifici negli anni ’70. Ma anche la sua rinascita, grazie anche ad alcuni giovani, che hanno avviato aziende zootecniche (mucche, capre, asini, pecore), che partecipano, oltre che alla produzione di alimenti di qualità, come latticini e carni, alla conservazione dei prati e pascoli rimasti, al contrasto all’avanzamento dei boschi e al mantenimento della biodiversità”.
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