Il Santo Vangelo e…il sociale
Egregio Direttore,
una breve risposta alla pagina de “La Voce dei Gruppi Consigliari”, dove il Gruppo degli “Arancioni” commenta sui problemi dei rifugiati, degli immigrati di Mare Nostrum.
Alla fine, leggo il corsivo evidenziato in arancione:
“E’ fin troppo facile partecipare alle celebrazioni religiose del nostro territorio e voltarsi dall’altra parte davanti a quanto si può leggere nelle Sacre Scritture “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero straniero e mi avete accolto”.
Ebbene, è troppo facile buttare il Santo Vangelo sempre sul sociale.
Dal mio punto di vista, la frase del Vangelo che potrebbe allontanarci dalle guerre, dalle in discriminazioni, dalla fame, dalle ingiustizie è il Vangelo di San Matteo 19,19 “Ama il prossimo tuo come te stesso”.
Da questa esortazione evangelica, ne ricavo che Dio mi chiede in primo luogo di amare me stesso per sostenere il mio vicino. Dio mi chiede di amare il mio prossimo. E, quindi, non il lontano; il vicino. Non l’umanità: i familiari, gli amici, forse i condomini, al limite i concittadini. Ed è già difficilissimo. Se fatichiamo a sopportare i nostri familiari, i nostri amici, i nostri condomini, i nostri concittadini, come possiamo anche solo immaginare di amare tutte le genti?
La mia interpretazione di Matteo 19,19 non è soltanto mia, ma anche di Edith Stein (Santa Teresa Benedetta della Croce), ebrea convertitasi al cattolicesimo e fattasi carmelitana, e del biblista Sergio Quinzio. Non solo per l’Antico Testamento, ma anche per Gesù il precetto di amare il prossimo vale solo in riferimento a coloro che sono prossimi nella stessa comunione, stesso popolo, stessa fede. Nei Vangeli, non si parla certo di un amore universale esteso a tutti gli uomini. Non se ne parla proprio di amore universale e lo affermano studiosi che, a differenza di me, conoscono greco ed ebraico, magari pure l’aramaico e che alla Sacra Scrittura hanno dedicato la vita. E allora, perché la gente immagina che sia così? Perché la beneficienza agli sconosciuti risparmia di guardare in faccia il bisogno dei conosciuti, chiaro. Le astrazioni sono sempre più comode della realtà. Ecco, quindi, fiorire elargizioni sostitutive della vera carità: fai una donazione a Gino Strada e lasci che la nonna finisca in ospizio; fai una donazione a Medici Senza Frontiera e dimentichi di andare a trovare tuo padre in ospedale; fai una donazione alla Lav e ti volti dall’altra parte se un’amica abortisce. Quando la beneficienza si misura a spanne, le opere di bene si misurano col contagocce.
POST SCRIPTUM:
La Scuola Primaria di Desenzano e Comenduno, anziché intitolarla a Margherita Hack, forse sarebbe stato meglio intitolarla a Salvo D’Acquisto, Martire per il Prossimo!!!…
Bonaita Giovanni





