Il senso civico
Quello che descrivo non è un fatto nuovo, anzi, è un fatto che si ripete forse un po’ in tutti i paesi e in tanti posti e di cui già altre volte si è trattato e discusso anche su questo giornale.
Ciò non toglie che mi sia venuta voglia di riparlarne, con la speranza di averne qualche risultato, magari piccolo, ma positivo.
Questo risultato, non difficile da raggiungere, dipende unicamente dal buon senso civico delle persone e da un piccolo impegno a cambiare in meglio le proprie abitudini.
Vengo al dunque: abito in piazza della chiesa di Abbazia, la domenica mattina alle 10 inizia l’incontro di catechismo per i bambini, nelle aule della casa parrocchiale annessa alla chiesa. Di solito a quell’ora sto uscendo con i cani (al guinzaglio) per una passeggiata. Spesso mi soffermo a osservare, incredula, quanto avviene nel giro di soli cinque minuti: nella piazza si precipitano dalle quindici alle venti auto (non le ho mai contate per cui mi scuso se ho sbagliato la stima…) con le conseguenze prevedibili ma che gli interessati, o perlomeno non tutti, non prendono in considerazione.
La prima in assoluto la sicurezza dei bambini.
Dunque, le auto arrivano, quasi tutte insieme, e si spingono fino sul sagrato, non per parcheggiare ma unicamente per far scendere i bambini, ripartendo subito fra grandi manovre perché nel frattempo altri autisti stanno cercando di fare la stessa cosa.
Se il sagrato risulta troppo occupato, oppure se piove, allora ci si avventura fino alla soglia del porticato- colonnato, introducendosi nella strettoia dalla quale si può uscire solo a retromarcia, incrociandosi con altri che vorrebbero fare la stessa cosa .
Solo quando tutta la piazza è “formicolante” di auto che stanno cercando di districarsi, gli ultimi che arrivano si fermano in fondo alla piazza e fanno scendere i bambini, facendo la cosa migliore che, secondo me, potrebbero fare tutti. In tutta sicurezza i bambini possono così percorrere gli ultimi 30 metri di piazza.
Infatti, qui si trovano parcheggiate le poche auto dei residenti, che mai si muoveranno tutte insieme!
E’ comprensibile come, in questa situazione caotica, la sicurezza dei bambini diminuisce, che è l’esatto contrario di ciò che i genitori pensano di ottenere accompagnando i bambini fino al punto estremo possibile.
Una mattina c’è mancato poco che un’auto, a retromarcia, investisse un bambino appena sceso da un’altra auto. Nessuno se n’è accorto, tanto meno il bambino che schizzava via veloce fra le auto, senza guardare niente.
Ma tant’è, ognuno ha sempre le proprie ragioni, io ho esposto il mio punto di vista e vorrei concludere chiedendo gentilmente agli adulti interessati di voler prendere in considerazione il problema, perché non è limitato ad un giorno all’anno, ma a tante domeniche. Solo loro possono risolverlo, ammesso che lo considerino un problema, si tratterebbe solo di impegnarsi a modificare un’abitudine scorretta a vantaggio soprattutto dei bambini.
Flaviana
Gentile Flaviana,
ha ragione quando dice che “gli autisti non lo considerano un problema”…almeno fino a quando non succede un fattaccio!
Ma, purtroppo, pare che in Italia (e quindi anche da noi) funzioni solo in questo modo: tutti fanno quello che vogliono per poi trovare un COLPEVOLE quando succede qualcosa.
Paolo Salamoni





