La Valle dell’Albina, la tortuosa e stretta valletta laterale del fiume Serio, che dall’abitato di Bondo Petello sale fino alle soglie di Selvino. Una valletta che si insinua umida e fresca tra boschi, campanili rocciosi, canalette e versanti scoscesi, che regala ad ogni passaggio, lungo la mulattiera, squarci di natura ancora poco conosciuta: per esempio, le numerose cavità e grotte distribuite lungo i suoi fianchi, come la grotta Paradiso di Asegn, la Grotta della Scabla e quella della Comar (ma è tutto il suo complesso ad essere degno di nota). Una valletta, che è anche percorsa da suo omonimo torrentello, che nasce dal Colle Botto, e che confluisce nel fiume Serio, ad Albino, dopo circa 5,6 km, bagnando Bondo Petello e Desenzano al Serio. Un torrentello che, però, si presenta con una duplice veste: nella sua parte alta, infatti, si offre con forti richiami naturalistici, gradevole nel suo fluire fra rocce e salti d’acqua, ricco di flora e fauna; ma una volta che si “spiana” ed entra nel centro abitato, alle spalle del Palazzo Municipale, dove peraltro in alcune carte prende il nome di torrente Valgua, la sua bellezza sbiadisce, il suo alveo si snatura sotto i colpi degli interventi edilizi, degli argini in cemento, delle costrizioni sotterranee, dei camminamenti pedonali ungo le sponde, anche di orti e giardini che si affacciano sulle rive, così che prende forma di condotto cementato, causa dell’accrescita della velocità di deflusso delle acque, ma anche di rigagnolo incontrollato, spesso ricettacolo di rifiuti di ogni genere. Lo si vede soprattutto nelle sue “aperture”, da via Ponte Albina) al Municipio, dalla piazzetta del Municipio fino a via Libertà (zona Poste), dove va a scomparire sotto la via, per poi ripresentarsi sotto via Provinciale e da qui verso il parcheggio dietro il capolinea della TEB, dove si immette nel fiume Serio.
Ebbene sì, non è un bel vedere questo tratto di torrente Albina. A parte l’eccessiva presenza di sassi che ormai hanno ostruito il passaggio dell’acqua (sotto il ponte di via Mazzini, dopo il Municipio, la vista è brutta), ma da altre parti l’occhio cade su diversi sacchi e sacchetti di rifiuti, che punteggiano l’alveo. Che fare? Semplice, pulire. Certo, ci sarà da chiamare una ridda di enti che controllano e gestiscono fiumi, torrente e reticolo idrico minore, ma che si faccia. Il torrente Albina è il “fiume di Albino”, un suo elemento naturale che connota il territorio, va considerato nel suo potenziale; è un corpo idrico importante che, se limitato nelle sue funzioni naturali e nel suo dinamismo originale, può creare problemi. Meglio monitorarlo, metterlo sotto osservazione, magari esaltarlo con un progetto di rivitalizzazione e rinaturazione, così da riportarlo ad uno stato vicino a quello naturale, restituendogli il suo habitat originario. Così com’è, infatti, con argini rigidi e un letto compromesso da cumuli di sassi, soffre criticità e degrado diffuso. Servirebbe un progetto di restituzione della sua identità idrica e di recupero delle sue funzioni ecosistemiche; un programma di tutela, valorizzazione e corretta gestione del bacino idrico. Il torrente Albina non va inteso, in modo semplicistico, come un piccolo alveo, dove scorre acqua, spesso poca, al suo interno. E’ un elemento naturale da gestire, salvaguardare dal rischio idraulico, valorizzare in termini di tessuto ecologico e anche di possibile fruizione ricreativa.
Andrea Bonomi