C’è ancora chi dice che la poesia non serva a nulla, uno strumento letterario che appartiene al regno del superfluo, soprattutto in questo periodo, dove la crudezza del quotidiano impone altre urgenze e priorità. Eppure, è proprio quando si avverte la mancanza di qualcosa, dai valori alle certezze, che il superfluo diventa indispensabile: in questo caso la poesia, che ha una forza dirompente, se intravista come sorgente di protesta, di riflessione indignata.
E’ il caso delle poesie di don Adriano Peracchi, che offrono tanti spaccati di quotidianità, tanti vissuti, tante tragedie, tante sorprendenti situazioni, sperimentate sulla sua pelle in incontri, confronti. E, come una linea di comportamento trasversale, ecco anche i riferimenti al vangelo di Gesù, che invita a cercare un senso nella normalità e, talvolta, nell’opacità dei nostri giorni.
Tutto questo si nota nella raccolta di poesie di don Adriano Peracchi Umano stupore. Risonanze nel quotidiano (Edizioni Gruppo Aeper): “Il poeta che ci parla in questo libro – afferma nella prefazione al volume Fulvio Cesare Manara (prematuramente scomparso lo scorso 25 marzo) – scrive per farci cogliere un bagliore di eternità in ogni cosa. In un piccolo paese della Valle Seriana, magari, o nelle vite di persone comuni che incontriamo».
Nativo di Gazzaniga, e ordinato prete dal vescovo Clemente Gaddi nel 1965 – l’anno in cui si concluse il Concilio Vaticano II – don Adriano è stato parroco di Bondo Petello di Albino dal 1996 al 2011; impegnato in numerosi progetti di integrazione delle persone con disabilità e di educazione alla pace, dice di sé, in una nota autobiografica, di essere ancora proteso nel tentativo di «diventare “uomo di confine”, non più al centro ma sulla soglia, nella condizione di ospitare ogni “altro” che sia in cammino».
Le liriche comprese in Umano stupore, rinunciando in partenza a qualsiasi orpello stilistico, si presentano invece come meditazioni a voce alta, richiami a prendere una posizione (spirituale, morale e politica) rispetto alle tendenze e alla contraddizioni della nostra epoca. Le notizie relative alle stragi di migranti nel Canale di Sicilia, per esempio, ispirano la poesia I profeti di oggi. E altri versi rimandano alla veglia per la pace in Siria, voluta da Papa Francesco; al grande gesto di umanità di Eleonora Cantamessa, investita mortalmente sulla strada, mentre soccorreva una persona ferita; a Nelson Mandela; a don Sergio Colombo; a Vittorio Arrigoni, che ha perso la vita a Gaza.
Nelle sue poesie don Adriano Peracchi sta dentro il vivere quotidiano, nella storia di tutti i giorni, dove tra amarezze, delusioni e fallimenti si scoprono delle sorprese inaspettate, quell’umano stupore che ci fa sentire parte di una stessa umanità “sotto lo stesso cielo”.
Don Adriano Peracchi, dopo aver lasciato Bondo Petello nel 2011, vive ora al Monterosso, a Bergamo, in una comunità di accoglienza della Caritas per donne e bambini. E’ impegnato in numerosi progetti di integrazione delle persone con disabilità e di educazione alla pace.
Giuseppe Carrara







