La parrocchia in campo contro la crisi economica
Ebbene sì, la crisi si fa sentire, e tanto. Albino, come l’intera Val Seriana, è colpita dalla crisi occupazionale, riflesso della più vasta crisi economica che sta investendo l’Italia. Ma proprio qui da noi, dove in passato, e fino a pochi anni fa, mai si sarebbe pensato a un tracollo così forte del settore tessile (forse ci si è anche adagiati!), si sta vivendo una triste realtà economica. Tante le famiglie che hanno dovuto fare i conti con la chiusura di fabbriche ed imprese, alcune “storiche”, che con le loro opportunità di lavoro davano sicurezza economica e benessere. E’ il caso del Cotonificio Honegger di Albino, che lo scorso ottobre ha abbassato definitivamente la serranda, cioè chiuso i cancelli, bloccando l’attività manifatturiera, con una fortissima ricaduta sul piano occupazionale (oltre 350 persone hanno perso il lavoro e sono rimaste a casa), ancora più ampia se si considerano gli effetti sull’indotto. Poi, se si guarda fuori Comune, nella vicina Nembro, hanno chiuso i battenti altre due aziende storiche, come la Comital e la Crespi, dove peraltro lavorava anche personale albinese. E in altri paesi della valle è una lunga fila di fallimenti e contrazioni di organici.
Preoccupanti le ricadute sulla vita quotidiana di molte famiglie, molte delle quali, dopo averle provate tutte, come si dice (sindacati, Comune, Asl, partiti,…), come ultima spiaggia, bussano in chiesa, alla porta del parroco, ricercando anche occasioni temporanee di lavoro, pur di…andare avanti per un po’, in attesa di tempi migliori da parte dell’azienda che li ha messi ala porta. Ma sempre più spesso anche chiedendo un aiuto economico al parroco o al sacerdote di turno.
Il prevosto di Albino don Giuseppe Locatelli, in una recente intervista rilasciata al quotidiano locale, ha parlato di “tragedia sociale”, di famiglie che sono oltremodo preoccupate per le situazioni pesanti di ristrettezza economica e di incertezza per il futuro che stanno vivendo. Fin qui, la normalità, vista l’attuale situazione. Ma quello che stupisce è una certa sottolineatura sulle responsabilità che stanno alla base della crisi che ha toccato la nostra valle. Molti sacerdoti, contattati sull’argomento, evidenziano come, in diverse occasioni e a più riprese, avessero preannunciato quella che poi sarebbe diventata una “tragedia sociale”. Come dire: noi l’avevamo detto. E qui è doverosa una riflessione, che spazia non solo sulla ricerca delle cause, peraltro evidenziate già anni fa, ma sulla necessità di giungere attrezzati e preparati nel momento in cui si sarebbe resa più acuta la crisi. Già da tempo, infatti, le nostre parrocchie avevamo evidenziato il possibile rischio sociale che si stava allargando nel tessuto economico locale. Diverse volte avevamo avevano richiamato la comunità dei fedeli a una rilettura dei propri stili di vita, delle proprie posizioni personali e morali nei confronti del denaro, del guadagno, delle ricchezze, dell’utilizzo del tempo, delle vere necessità del vivere quotidiano. E, in verità, alcune realtà si sono mosse in tal senso, avviando percorsi di formazione sui comportamenti che guidano la vita, sugli obiettivi che la sottendono, sui valori che la esaltano, sull’essere famiglia, sulla dimensione della solidarietà e del volontariato, ma anche sull’etica del lavoro, della giustizia sociale, sui diritti e i dover del cittadino.
E’ innegabile che su questo versante la chiesa si è mossa non decisione, molto concretamente anche. Basti pensare che la parrocchia di Albino ha iniziato a destinare il 5% delle offerte annuali, raccolte in chiesa, alla Caritas parrocchiale, per combattere n maniera concreta e veramente solidale (con la partecipazione di tutti i parrocchiani) le emergenze lavorative che via via si affacciano. E, a ben vedere, questa è una delle poche soluzioni che sono state lanciate contro la precarietà lavorativa.
Contatta sull’argomento, così ha risposto Maria Girelli, una delle responsabili del Centro di Primo Ascolto di Albino: “La chiusura del Cotonificio Honegger si sente forte. I numeri di chi bussava alla nostra porta sono molto lievitati, soprattutto fra i cittadini italiani: nel 2012, abbiamo aiutato economicamente 150 persone, di cui il 30% di nazionalità italiana, a fronte di oltre 600 contatti. E sono proprio gli albinesi che ora bussano al centro, per ricevere un sostegno o un aiuto economico. Noi andiamo oltre i buoni-pasto, peraltro un’ottima iniziativa, ma cerchiamo di rispondere a 360 gradi alle problematiche che emergono dalle famiglie: paghiamo bollette, affitti, rette scolastiche, servizio mensa e doposcuola, abbonamenti di trasporto scolastico. Dal 2009, poi, abbiamo attivato il fondo di solidarietà “Diventiamo Prossimo”, per accompagnare le famiglie di Albino in difficoltà economica: in quattro anni, vi abbiamo attinto circa 50.000 euro e spingiamo affinchè la gente si mostri generosa e contribuisca a tenere vivo e sostanzioso il fondo”.
Per la cronaca, per chi ancora non lo conoscesse, il fondo per il progetto “Diventiamo prossimo” è nato come strumento di prossimità per le famiglie fragili, che rischiano, a causa della perdita del posto di lavoro, di entrare nel tunnel della miseria. Le richieste al fondo di solidarietà nel corso degli anni sono sensibilmente aumentate. Questo dice chiaramente che gli albinesi bisognosi, come del resto moltissimi bergamaschi, hanno esaurito tutti i paracadute che hanno potuto aprire per fronteggiare la crisi; ed ora, venuta meno la rete di sostegno familiare e terminati gli ammortizzatori sociali, si trovano a ricorrere al fondo come ultima ancora di salvezza. Rispetto alla condizione occupazionale di italiani e stranieri, emerge in modo evidente la drastica riduzione di coloro che usufruiscono di ammortizzatori sociali: i richiedenti sono sempre più sprovvisti di qualsiasi entrata economica e faticano a trovare un posto di lavoro. Ovvio, quindi, un rilancio di questa iniziativa, che deve per forza trovare la sensibilità di chi è più abbiente o vive la crisi in maniera meno dura. Così, ecco un invito: chi volesse sostenere il progetto può eseguire un bonifico a:
Parrocchia S. Giuliano – conto Caritas
Credito Bergamasco – Filiale di Albino
Iban: IT43 J 03336 52480 000000010735
causale: progetto “Diventiamo prossimo”
Da segnalare, per dovere di cronaca, che dallo scorso anno, poi, sempre ad Albino, per fronteggiare la crisi economica, l’assessorato ai Servizi Sociali, in collaborazione con i centri Caritas del territorio, la cooperativa “Il Cantiere” e il supermercato “Il Gigante” di Albino, ha costituito un banco alimentare locale, per aiutare famiglie in difficoltà (i nuclei sono segnalati dai Servizi Sociali comunali): gruppi di volontari, anche tre volte alla settimana, prelevano gli alimenti in scadenza dal supermercato, li portano in via Vittorio Veneto, dove la parrocchia ha messo a disposizione i locali per lo stoccaggio dei generi alimentari (presenti anche dei frigoriferi) e qui confezionano i pacchi. Altri alimenti, poi, vengono acquistati direttamente con il fondo annuale assegnato dal Comune di Albino per l’acquisto di generi alimentari.
Andrea Bonomi