“La Pasqua di Risurrezione non è una festività qualsiasi è la Festa per eccellenza, una solennità centrale per la religione cristiana, l’evento attorno al quale ruota la nostra tradizione religiosa da duemila anni”. E anche a Vertova, ogni “Venerdì Santo”, ha luogo la “Passione di Cristo”, che qui si traduce in una suggestiva ed emozionante “Processione”, un evento al quale prende parte moltissima gente, non solo vertovesi, ma anche forestieri, provenienti da fuori provincia. Una vera tradizione secolare, espressione della fede e della devozione della popolazione, che con passione ed impegno ha mantenuto la memoria nel corso della storia. E’ fra le più significative della Val Seriana e della stessa Bergamasca, inserita ufficialmente nel patrimonio culturale locale, che si concretizza con l’iscrizione al REIL (Registro delle Eredità Immateriali Lombarde), che si configura come un progetto di attenzione, cura e rivalutazione, nonché di promozione della cultura, delle conoscenze e delle pratiche rituali della Regione Lombardia.
Un patrimonio antropologico di inestimabile ricchezza, una “eredità immateriale” fra le più rinomate anche della stessa Lombardia. E’ un rito paraliturgico e, come tale, molto partecipato e ricco di significati simbolici. La funzione viene aperta da un gruppo di figuranti in costume tipico che, sfilando lungo la navata della chiesa davanti ai fedeli raccolti in rigoroso silenzio, giungono ai piedi di una grande croce allestita per l’occasione al culmine di una scalinata in legno. Sulla croce, simbolo della Passione, si trova la celebre statua snodata del Cristo Morto, impressionante (per il suo realismo), opera risalente al 1725 e realizzata dai fratelli e artisti di Rovetta Andrea e Gian Bettino Fantoni, dietro commissione dei cittadini vertovesi, e peraltro sottoposta a restauro nel 2013.
Uomini vestiti con abiti di colore rosso, con eleganti e voluminosi turbanti, risalgono la scalinata con passi pesanti ad ogni scalino, al fine di far risuonare i tonfi sordi del legno in tutta la chiesa; sono I Giudei: delicatamente, e toccandolo solo con bende candide, staccano il Cristo dalla croce, per deporlo su una lettiga (cataletto). Prende così il via la secolare e solenne “Processione” del Venerdì Santo di Vertova.
Ad aprire il corteo, ecco un chierichetto reggente una grossa croce, il quale è seguito da altri chierichetti e da altri ragazzi: questi portano i simboli della Passione. Li seguono i sacerdoti, i Confratelli del Santissimo Sacramento e il Corpo Musicale di Vertova.
Il corteo, quindi, entra nel vivo della rievocazione con l’arrivo di tre gruppi di quattro persone chiamati “Picche”: sono uomini vestiti da soldati romani, con lunghe lance, che fanno da guardia alla portantina (cataletto) su cui è adagiata la statua del Cristo dei Fantoni, trasportata a braccio dai Giudei (in numero di quattro), accompagnati da quattro portatori di lanterne (gli unici a non indossare un costume ma a vestire un abito nero, camicia bianca con cravatta e guanti bianchi), che reggono delle forcelle sulle quali, durante il lungo tragitto, questi appoggiano di tanto in tanto la pesante lettiga. Dietro, a seguire il gruppo c’è un fedele vestito in saio rosso, incappucciato, al fine di non riconoscerne l’identità, e scalzo; è Gesù, il quale trasporta sulle spalle una grande croce in legno. Accanto a lui un altro fedele, in tunica bianca, anch’esso incappucciato e scalzo, che rappresenta Simone di Cirene, l’uomo che stando a quanto riportato dai Vangeli aiutò, obbligato dai soldati, Gesù a portare la croce in cima alla collina del Golgota per la crocifissione.
L’atto di portare la croce, il “Crusù” come viene chiamata, avviene in seguito ad un’offerta di denaro, effettuata segretamente al Parroco (o al sacrista) che presiede all’assegnazione del ruolo: rappresenta un voto religioso, una penitenza o una grazia ricevuta/richiesta, a dimostrazione della forte fede del figurante, la cui identità, così come la sua offerta, resta nota solo al sacerdote (o al sacrista). Il corteo è chiuso dalle “Torce”, otto uomini in costume tradizionale, portatori di torce, e dai fedeli in preghiera.
Ebbene, la “Processione del Venerdì Santo” perdura da oltre tre secoli. Una tradizione devozionale che rappresenta una ricchezza culturale inestimabile per il territorio della Media Valle, a tal punto che il prof. Franco Irranca, storico e giornalista di Vertova, ha voluto dedicarle un libro, intitolato “La rappresentazione della Passione di Cristo a Vertova”: un racconto appassionato, corredato da una ricca documentazione fotografica, nel quale si ripercorre l’origine della rievocazione e la sua evoluzione storica: dalla scenografia della processione per le strade del paese ai rituali del suo svolgimento, dai personaggi (alcuni spariti, come le pie donne, o altri inseriti nel corso degli anni) ai costumi, fino alla descrizione del “Crusù”, il meraviglioso Cristo Crocifisso dei Fantoni di Rovetta.
Un libro interessante, coinvolgente, che evidenzia come la comunità di Vertova abbia tutelato con rigore, nel corso dei secoli, questa tradizione, che diventa eredità preziosa per le future generazioni.
Il libro è disponibile presso la sede della Pro Vertova, in piazza San Marco (aperta dal martedì al sabato, dalle 17 alle 19).
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