Con il “Mercoledì delle Ceneri” si è aperto il lungo periodo delle celebrazioni pasquali. Nella tradizione cattolica, la Pasqua è il culmine del cosiddetto “Triduo pasquale”, ossia un ciclo di tre giorni liturgici che inizia con la messa vespertina del “Giovedì Santo”, in cui viene ricordata l’Ultima Cena. Il “Venerdì Santo” rappresenta, invece, la passione e la crocifissione di Cristo. In questo giorno non si celebra l’Eucaristia. La Chiesa celebra solamente l’Azione liturgica della Passione del Signore, composta dalla Liturgia della Parola, dall’Adorazione della croce e dai Riti di Comunione. È giorno di digiuno e astinenza dalle carni. Le campane non suonano in segno di lutto. Nella mattinata del Venerdì Santo viene continuata, pur se senza solennità, l’adorazione eucaristica all’Altare della Reposizione, allestito dopo la Messa vespertina in “Coena Domini” del “Giovedì Santo” Nel pomeriggio del “Venerdì Santo” si svolge l’Azione liturgica della Passione del Signore, detta “In Passione Domini”, che ha origini molto antiche (VII secolo), ed è presente anche nel rito bizantino, come una delle tre tipologie di Divina Liturgia.
Sono molte i riti e le usanze che accompagnano le celebrazioni in questo giorno. A Vertova, culla di tradizioni secolari che vengono mantenute vive dalla comunità locale, al termine del tempo di Quaresima, a ridosso della Pasqua di Risurrezione, si tiene la “Processione del Venerdì Santo”, un evento che annualmente richiama molti visitatori, provenienti anche da altri paesi e da tutta la Bergamasca.
La celebre rievocazione della “Passione di Cristo” avrà luogo venerdì 18 aprile, prendendo il via dalla chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, alle 20 (ovviamente se c’è bel tempo).
La funzione verrà aperta da un gruppo di figuranti in costume tipico che, sfilando lungo la navata della chiesa davanti ai fedeli raccolti in rigoroso silenzio, giungono ai piedi di una grande croce allestita per l’occasione al culmine di una scalinata in legno. Sulla croce, simbolo della Passione, si trova la celebre statua snodata del Cristo Morto, impressionante (per il suo realismo) opera risalente al 1725 e realizzata dai fratelli e artisti di Rovetta Andrea e Gian Bettino Fantoni, dietro commissione dei cittadini vertovesi.
Uomini vestiti con abiti di colore rosso, sono i Giudei, con eleganti e voluminosi turbanti, risalgono la scalinata con passi pesanti ad ogni scalino, al fine di far risuonare i tonfi sordi del legno in tutta la chiesa; delicatamente, e toccandolo solo con bende candide, staccano il Cristo dalla croce, per deporlo su una lettiga. E’, allora, che prende così il via la solenne “Processione del Venerdì Santo” di Vertova.
Ad aprire il corteo c’è un chierichetto che regge una grossa croce, seguito da altri chierichetti e dai ragazzi che quest’anno riceveranno il sacramento della Cresima: questi portano i simboli della Passione. Li seguono i Seminaristi di Bergamo, con i sacerdoti, i Confratelli del Santissimo Sacramento e il Corpo Musicale di Vertova.
Il corteo, quindi, entra nel vivo della rievocazione con l’arrivo di tre gruppi: le “Picche”, uomini vestiti da soldati romani, con lunghe lance, che fanno da guardia alla portantina su cui è adagiata la statua del Cristo, trasportata a braccio dai Giudei; quindi, quattro uomini reggono delle forcelle sulle quali, durante il lungo tragitto, questi appoggiano di tanto in tanto la pesante lettiga; a seguire il gruppo, c’è un fedele vestito in saio rosso, incappucciato, al fine di non riconoscerne l’identità, e scalzo: è Gesù, il quale trasporta sulle spalle una grande croce in legno. Accanto a lui un altro fedele, in tunica bianca, anch’esso incappucciato e scalzo, che rappresenta Simone di Cirene, l’uomo che stando a quanto riportato dai Vangeli aiutò Gesù, obbligato dai soldati, a portare la croce in cima alla collina del Golgota per la crocifissione.
L’atto di portare la croce, il “Crusù”, avviene in seguito ad un’offerta di denaro, effettuata segretamente al Parroco e rappresenta un voto religioso, penitenza o grazia ricevuta/chiesta, a dimostrazione della forte fede del figurante, la cui identità, così come la sua offerta, resta nota solo al sacerdote. Il corteo è chiuso dalle “Torce”, sorrette da otto uomini in costume tradizionale e dai fedeli in preghiera.
“Anche quest’anno si rinnova questo particolare rito, espressione della devozione popolare dei vertovesi – commenta il parroco di Vertova don Giovanni Bosio – Questa rievocazione, come pure le celebrazioni della Quaresima, vengono sempre vissute dalla comunità con profonda devozione. La Passione di Cristo radunerà un gran seguito di fedeli. Speriamo nel bel tempo, altrimenti saremo costretti a ridimensionare l’evento”.
Fra.Pi.