“Italia, popolo di santi, poeti e navigatori”, dovendo parlare di calcio forse siamo un poco fuori strada… O forse, semplicemente, pallone a parte, non è più troppo tempo per santità, poesia e andar per mari…
In effetti molti ignorano l’origine di questa frase che chissà quante volte si è udita, doveroso darle giusta collocazione temporale perché erano i tempi (nel bene o nel male) del colonialismo del Ventennio e ciò basta per comprendere quali altri tempi fossero…
Tempi che sono cambiati e, conseguentemente, con tutta probabilità, andrebbe un tantino cambiata pure la stessa celebre citazione. L’Italia post bellica è stata quella del boom economico… Sul più bello, questo ci ha però lasciato nelle mani di una realtà ben diversa condizionata a livello mondiale da una crisi finanziaria… Ma boom o crisi, anni cinquanta-sessanta-settanta oppure Terzo Millennio, c’è un comune denominatore, qualcosa che nel corso di tanti anni non è mutato ed è la passione insita in grandi e piccini per il calcio.
Era ed è ancora un’Italia footballiera dove sono tutti cittì e dove le chiacchiere da bar virano sempre attorno ai medesimi argomenti… Un’ Italia di pallonari, magari in modo solo passivo, in veste di semplici appassionati, di tifosi, di spettatori; tutti da bambini si “innamorano” di fronte al pallone che li accompagna nella propria crescita; in seguito, a partire dall’ età adolescenziale, pian piano, arrivano i primi abbandoni perché l’amore non muore mai e la passione rimane ma al sudore e alla fatica dei campi da calcio si preferiscono magari spalti e tribune, se non addirittura il confort della poltrona di casa e di una diretta televisiva che ti fa entrare persino negli spogliatoi della squadra del cuore.
A fronte di una nuova generazione ammaliata forse più dal calcio da playstation, persiste però una miriade di amatori che, nonostante non abbiano più la freschezza della prima gioventù, non disdegnano di continuare a tirare i cosiddetti quattro calci non appena possibile.
E, in mezzo a tutti costoro, c’è qualcuno che va oltre, molto oltre, da anni, da tanti anni, qualcuno che stagione calcistica dopo stagione calcistica ha visto l’Italia passare da locomotiva economica a vittima della crisi… E nel frattempo lui, attraversando generazioni, ha continuato a giocare… Stiamo parlando di Luigi Paganessi, per gli amici Luis, classe 1955 e basta fare due conti per capire che sono più di cinquant’anni che calcia i campi di calcio.
Campi e campetti perché è passato dal calcio a 7 a quello a 11 e viceversa, da polverosi campi di sabbia a campi in erba quasi mai in perfette condizioni, da terreni spesso sconnessi e infangati a moderni sintetici. Sintetizzare la carriera amatoriale di Luis è pressoché impossibile se si pensa a quante volte è stato della partita… Due semplici calcoli: più di venti gare l’anno per un cinquantennio danno un totale di 1.000, ovviamente limitandosi agli impegni ufficiali perché poi ci sarebbero gare amichevoli, partitelle fra amici e quant’altro… Abbozziamo un elenco delle tappe da lui percorse: certi gli esordi da ragazzino prima nei campionati CSI all’Oratorio di Vertova e poi nelle file del G.S. Vertovese, quindi tanti campionati a 7 con Or.Desenzano, Al Pan A, Al Pan B, Il Mobile di Grazioli, il ritorno a 11 con Amatori Premolo e a seguire diverse annate ancora con Erfa e Amici del Genepì… Il rischio è certo averne dimenticata qualcuna ma l’interrogativo è se lo stesso Luis sarebbe effettivamente in grado di ricordarsi tutto…
Non intendiamo ad ogni modo mettere minimamente in dubbio le capacità mnemoniche di un sessantenne che, a livello fisico, continua comunque ad esserci, eccome… Si, perché dalla stagione 2015-16 Luis è tesserato per la San Bernardino Calcio, società che da alcune stagioni milita nel gruppo A dei campionati CSI a 7 ma ha pure una squadra iscritta al Torneo Infrasettimanale, compagine di cui il nostro Luis è elemento di spicco. Forse in campo non ha più lo scatto e la tempestività di qualche anno prima –non sarebbe offesa dire decennio…– ma il suo peso lo fa sentire soprattutto al di fuori in veste di uomo-squadra coagulante; da giocatore di difesa e interdizione che è stato si è trasformato in perno avanzato dove può permettersi di rifiatare senza creare apprensioni ai compagni, nello spogliatoio è però la vera colonna portante, punto di riferimento ed elemento di compagnia imprescindibile.
Con questo non si vuole comunque sminuire il suo ruolo di giocatore perché Luis, che è uno dei più anziani atleti CSI tesserati (tutti capaci di essere dirigenti… anche a cent’anni!), domenica 8 maggio 2016 sul campo amico di Semonte ha avuto modo di giocare anche uno spezzone di una gara ufficiale del Gruppo A che già lo aveva visto brillante protagonista in un passato neppure troppo recente.
Alcuni mesi sono passati da quel giorno e nel frattempo Luis ha continuato nella sua passione perché pur non potendo considerarsi elemento imprescindibile ha avuto modo di fornire il proprio contributo e di andare in rete due volte nel campionato infrasettimanale in corso; oltre a ciò ha anche avuto modo di dimostrarsi agonista a tutto tondo visto che ha preso parte pure all’ ultima edizione della Maratona di New York che non è certo roba da tutti.
Un nuovo anno ha da poco avuto inizio e a questo 2017 il gruppo storico della San Bernardino ha brindato assieme a colui che di storico ha più di tutti dopo che lui, che pure per il nuovo anno intende continuare con le vecchie buone abitudini, con gli amici della SanBe aveva brindato ai propri sessant’anni, al proprio ritorno nell’elite del Gruppo A e al proprio successivo compleanno.
“Italia, popolo di santi, poeti e navigatori”… Beh, sarà anche un’Italia di calciofili ma chi meglio di Luis sintetizza il celebre inciso? Lui, che ha una carriera amatoriale quasi degna di essere venerata, lui, che ha una passione calcistica che pare una poesia, lui, che da mezzo secolo naviga per i campetti provinciali dei campionati FIGC e CSI… Lui, Luis, un po’ santo, a suo modo poeta e parecchio navigatore…
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