Mobilità… gentile? Che cosa significa “mobilità gentile” per la sig.ra Giusi di Bondo Petello, anni 81, pensione minima, 5 nipoti e problemi di deambulazione dovuti agli acciacchi dell’età? In verità, la sig.ra Giusi non è solo una pensionata acciaccata, con cinque nipoti, ma, a guardarla da vicino, si capisce che è la sua vitalità prorompente che la spinge ad essere autonoma negli spostamenti; vuole andare dalla parrucchiera in centro ad Albino, al Centro anziani per incontrare le amiche e a quel corso di ginnastica vertebrale che le ha risolto il dolore alla schiena.
Certo, anche lei ha sentito in televisione che una transizione ecologica deve passare per forza da una trasformazione del settore dei trasporti che, secondo l’Agenzia Europea dell’Ambiente, è responsabile da solo in Europa del 30% delle emissioni (causa di innalzamento della temperatura del globo), e che di queste il 72% è causato dal trasporto su strada. Le auto, come possiamo immaginare, ne sono il principale contribuente e, nonostante un costante efficientamento dei consumi e una riduzione dei particolati emessi, il loro impatto non sembra scendere. Purtroppo, anche con l’ampliamento della platea dei veicoli elettrici, a causa del forte impatto della loro produzione e dello smaltimento dei loro componenti, è difficile pensare che un sistema dei trasporti strutturato come quello presente possa mai essere sostenibile.
Dunque, cosa può fare la nostra sig.ra Giusi, che ha a cuore il pianeta ed è preoccupata per il futuro dei suoi cinque nipoti? Non potendo acquistare una nuova auto elettrica e nell’impossibilità di utilizzare la bicicletta, dovrà dare l’addio alla vita attiva che ha svolto finora? Dovrà rinunciare alla sua vecchia inquinante utilitaria, per ritirarsi nella sua casa di Bondo Petello, in attesa che qualche parente caritatevole la scarrozzi ogni tanto fuori da quelle quattro mura?
Pensare alla mobilità secondo la prospettiva delle “Transition Towns”, invece, significa considerare tutti i dati ambientali, mettendoli in relazione al benessere complessivo della sig.ra Giusi e degli altri cittadini. Significa aprire una discussione con tutti gli attori coinvolti, inclusa la sig.ra Giusi, con gli assessori comunali, le agenzie di trasporto, le associazioni e i cittadini più sensibili, per trovare soluzioni che, migliorando la qualità dell’aria e contribuendo a limitare il riscaldamento globale, risultino non solo accettabili per tutti, ma portatrici di benefici per tutti.
Intanto, è cosa nota che l’uso dell’automobile per spostarsi ha avuto un impatto importante sul nostro modo di vivere: aumento di stress e ansia, inquinamento acustico e, più concretamente, possibilità di essere coinvolti in incidenti stradali che, per quasi il 75%, avvengono su strade urbane. L’impatto di questo modello di trasporto ha cambiato la conformazione dei luoghi in cui abitiamo, dilatando i centri abitativi che sono sempre più sparsi, per permettere la circolazione e il posteggio delle auto, e dove, quindi, i luoghi di ritrovo che caratterizzavano i nostri paesi, come vie pedonabili e piazze, hanno subìto forti trasformazioni, perdendo quell’importanza sociale che una volta ricoprivano.
Bisogna partire da qui. Ma poi, utilizzando i risultati della ricerca e le esperienze di altre piccole città italiane ed estere, bisogna sforzarsi di immaginare una trasformazione graduale che, recuperando la funzionalità degli antichi centri urbani come comunità, non costringa le persone come la sig.ra Giusi a rinunciare alla ricchezza delle opportunità resa possibile dalla mobilità contemporanea. E’ una chimera? Un’illusione? Un sogno che non tiene conto dei vincoli materiali ed economici? Sempre meno, in realtà, ma è necessario informarsi, diventare parte attiva di questa trasformazione.
La ricerca sta avanzando con i molti soldi messi a disposizione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Ad esempio, nello scorso giugno è nato, a Milano, il Centro per la Mobilità Sostenibile, a cui aderiscono 25 università e 24 grandi imprese attive nell’ambito della mobilità e delle infrastrutture, che propone un progetto ambizioso, che prevede di destinare 394 milioni di euro per i primi tre anni (2023-2025) allo sviluppo di un settore chiave come quello della mobilità sostenibile, che si stima raggiungerà un valore complessivo a livello nazionale di 220 miliardi di euro nel 2030, assorbendo il 12% della forza lavoro.
Il nuovo Centro ha, tra gli altri, l’obiettivo di accompagnare la transizione green e digitale del settore in un’ottica sostenibile, garantendo la transizione industriale e supportando le istituzioni locali nell’implementazione di soluzioni moderne, sostenibili e inclusive.
Del resto, da tempo esistono ben documentati esempi di Comuni italiani che, attraverso politiche di sviluppo di vie di comunicazione su rotaia con i Comuni vicini e con il car/bike sharing (condivisione) di vetture e biciclette elettriche a costi convenienti, si sono attivati per garantire la mobilità, senza che ciò comporti necessariamente il possesso e la conseguente produzione di nuovi veicoli.
La collaborazione tra Comuni è necessaria per l’integrazione di piste ciclabili sicure ed efficienti nei collegamenti, per permettere un uso sicuro della bicicletta per gli spostamenti casa-lavoro, o casa-scuola, anche curando l’installazione nei luoghi di servizio di postazioni per il posteggio di biciclette a prova di ladro. Non si tratta di sogni, ma di politiche del trasporto pubblico e privato che vanno programmate, avendo in primo piano la figura di chi, come la sig.ra Giusi, nel paese ci vive.
In un paese in cui la mobilità è gentile e sostenibile, la sig.ra Giusi deve poter continuare ad avere una vita attiva e possibilmente persino migliorare le sue occasioni di socialità. Come ciò sia possibile deve essere il risultato di una soluzione creativa e originale, adatta ad Albino e al suo territorio, ampio e frazionato, e la ricerca delle soluzioni deve impegnare tutti coloro che hanno a cuore il benessere dei cittadini.
Per contattare Albino in Transizione scrivi a: albinointransizione@gmail.com
Daniele Pegurri e Valentina Martinelli
Per Albino in Transizione