Pioggia, gelo, sole, neve, sempre presenti. Da qualche anno, davanti alla scuola media di Abbazia (come in altre zone scolastiche di Albino) c’è il “nonno/nonna vigile”. Presente nelle ore d’ingresso e uscita dalla scuola, ha il compito di facilitare e rendere più sicuro l’attraversamento stradale, collaborando con la Polizia Locale. Presenza visibile che, con la sua pettorina catarifrangente e la “paletta”, fa strada ai ragazzi che devono attraversare la strada, fermando le auto di passaggio. Ecco, qui sta il problema, “fermando le auto”, in mezzo alla strada, prima delle strisce pedonali.
Nel far questo, spesso e volentieri, è bersaglio di “sbuffate”, se non arrabbiature, da parte degli automobilisti che salgono e scendono per la SP 39 della Valle del Lujo, per andare al lavoro. Infatti, per una ventina minuti, dalle 7.30 al suono della prima campanella, si scatena la “tempesta perfetta” del traffico da ora di punta: decine di automobili di ogni cilindrata scarica il proprio carico di bambini e cartelle. Obiettivo della missione: farlo il più vicino possibile all’ingresso dei cancelli, per evitare che il ragazzo – “povera stella” – debba sprecare troppi passi per raggiungere l’ingresso, sia mai che in quei dieci metri, dove peraltro incontra coetanei che vanno a scuola a piedi oppure utilizzando lo Scuolabus (bravi!), possa succedere qualcosa, magari prendere un po’ di pioggia o neve, in inverno, e un’insolazione, nella bella stagione.
La tribù dei genitori “anti-scuolabus” (ma perché non lo fanno utilizzare?) si scontra gioco-forza con gli automobilisti che chiedono di circolare liberamente, senza venire ostacolati dall’egoismo dei comodi altrui: in fondo, il buonsenso (ma anche, a voler essere pignoli, il Codice della Strada) insegna che la sosta si debba effettuare a bordo strada, con debita segnalazione (freccia a destra), e non prevede eccezioni per chi deve arrestare il veicolo “solo per pochi secondi”: una banale legge fisica – ignorata quando non gioca a proprio favore – insegna che i tempi di ripartenza di una colonna di veicoli non sono immediati, e che ogni stop accentua il cosiddetto “effetto elastico”, provocando snervanti, quanto inutili, code. E pensare che a lato della scuola c’è la fermata per gli autobus, segnalata in giallo, con spazio per 3-4 auto, che potrebbero sostarvi facilmente (in verità, qualche genitore, che accompagna i figli a scuola in auto, la utilizza).
I genitori che arrestano il veicolo sulla carreggiata, invece, si sentono giustificati dal “nonno vigile” che ha la “paletta” alzata e le braccia aperte in segno di passaggio per i ragazzi, ma gli automobilisti intanto stanno in coda. E che coda, a volte: soprattutto per chi scende verso Albino per andare al lavoro, anche una dozzina di auto incolonnate, già dal bivio con il ponte di Abbazia.
Una domanda, da subito, è di tipo civico: gli stessi studenti che vengono fatti scendere dalle automobili dai loro genitori in mezzo alla strada, cosa stanno imparando? Se crescono pensando che si possa sostare, anche per pochi secondi, in mezzo alla strada, cosa faranno un domani? Queste sono le immagini, questi sono i valori che trasmettiamo con un comportamento da perfetti egoisti. Ma se questo è ciò che seminiamo oggi, non possiamo lamentarci, un domani, quando questi ragazzi diventeranno a loro volta adulti, insensibili, arroganti e scorretti nei confronti di chi li circonda. Dimenticando di crescerli all’ombra del rispetto e dell’educazione, chissà cosa faranno.
Finora siamo agli improperi e alle arrabbiature, ma il problema è molto più delicato. Ed è giusto spiegarlo.
Intanto, diciamo che in mezzo alla baraonda delle otto antimeridiane, i “nonni vigili” non sono vigili, non possono elevare contravvenzioni, e, fatto più importante, credo che non abbiano la legittimità di alzare la “paletta” (di contro, il loro pur lodevole servizio sarebbe meglio di accompagnamento nell’attraversamento). Parificati alla stregua di ausiliari del traffico, non hanno competenze circa l’arresto della circolazione (gli ausiliari del traffico hanno competenze solo in materia o di sosta tariffata o di sosta e percorrenza nelle fermate e corsie dei bus).
Onestamente, che un “nonno vigile” abbia competenze in sede di circolazione sembra assurdo. Certamente, per avere qualche autorità, credo che debba avere un documento che ne qualifichi l’incarico: non basta indossare una pettorina e avere una “paletta”, ovviamente “finta”, magari con scritte improbabili, per diventare un pubblico ufficiale.
A parte che la “paletta”, se reca delle scritte, di per sé non può essere data a chiunque, ma pure l’assegnazione temporanea si dovrebbe annotare in un registro: sarebbe da verificare se le dotazioni hanno delle scritte.
Sorgono domande. In Comune o alla Polizia Locale, sono annotati in un registro? Per avere autorità, i “nonni vigile” che operano ad Albino sono inquadrati come ausiliari del traffico? Hanno fatto regolari corsi di aggiornamento? Vengono coordinati dalla Polizia Locale?
Nello specifico, perché a Trento, tre anni fa, la Polstrada ha invitato il Comune e la Polizia Locale a togliere dalla dotazione la “paletta” d’ordinanza facendo rispettare quanto previsto dalla legge? Effettivamente, l’articolo 12 del Codice della Strada ne consente l’utilizzo agli appartenenti dei corpi abilitati allo svolgimento del servizio di polizia stradale, quindi Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Polizia locale, Polizia provinciale, Vigili del Fuoco e personale autorizzato dell’ANAS.
I “nonni vigili” sono adeguati agli altri volontari – Protezione civile in testa – che non possono impiegarla. Così, a Trento, a sostituire la “paletta” nel loro corredo è arrivata una torcia rossa, identica a quella che le pattuglie delle forze dell’ordine usano nei controlli notturni.
Altra domanda: per caso, è proibito pure qualsiasi gesto delle mani che interrompa il traffico?
E ancora Ad Albino, i “nonni vigile” sono solo uomini di buona volontà? Sono veramente volontari incaricati dal Comune? O ricevono compensi? O rimborso spese?
Consultando l’albo pretorio, si scopre che nella determina n°698 del 9 settembre 2024 del Responsabile dell’Area Polizia Locale si legge che (“Premesso che il Comune di Albino necessita di un servizio di assistenza agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado presso gli attraversamenti pedonali in prossimità delle scuole stesse, in periodo scolastico. Si rende necessario procedere all’affidamento del servizio per l’anno scolastico 2024/2025 a soggetto esterno, stante l’impossibilità del Corpo di Polizia Locale di provvedere direttamente con la dotazione organica attuale…”) si affida il servizio di assistenza presso gli attraversamenti pedonali in prossimità delle scuole, per l’anno scolastico 2024/2025, alla Chimera Società cooperativa Sociale arl – onlus, con sede ad Albino, in Via Duca D’Aosta, 17, per la somma di 53.000 euro, Iva compresa?
E’ vero, per caso? Ma siamo certi che questa attività può essere retribuita, mediante l’affidamento del servizio ad un soggetto esterno?
Si attendono risposte, per dovere di informazione.
Comunque, alla fine, dopo aver riletto questo mio articolo, ho fatto alcune considerazioni. Se l’amministrazione comunale puntasse veramente, con decisione, sul trasporto pubblico, soprattutto investendo maggiori risorse, magari un “superbonus” per le famiglie, sono convinto che il numero degli studenti “comodosi” che vengono accompagnati in auto a scuola si ridurrebbe moltissimo. Altra cosa: è ovvio che si debba “inventare” l’attraversamento pedonale “assistito” ad Abbazia; qui, infatti, quando gli studenti scendono dall’auto, sul lato destro, manca il marciapiede, vanno contro ad un muro. Quindi, gioco forza devono essere messi in sicurezza (sic!).
Nessun problema, invece, per gli studenti che risiedono ad Abbazia e strade limitrofe che, sapendo che c’è un solo marciapiede (sul lato della scuola), già prima vengono aiutati dai genitori ad attraversare la strada, camminando poi sul marciapiede fino all’ingresso della scuola. Da un controllo mattutino, sono una ventina le auto che si fermano in mezzo alla strada, incuranti di quanto dice il Codice della Strada. E la comunità paga per permettere tutto questo? Credo che se ne potrebbe fare a meno.
Andrea Bonomi