La teoria di genere: un argomento che fa discutere
Egr. direttore,
Sono cittadina albinese e ho tre figli che frequentano la scuola pubblica. Ieri sera ho partecipato alla conferenza della dott.ssa Frezza “la teoria di genere: di cosa si parla” organizzata dall’Assessorato alla cultura del mio paese. In quanto mamma, ero molto interessata all’argomento della serata e, lo confesso, ho provato un certo fastidio quando, nei giorni scorsi, ho letto sul giornale che il Ministro della pubblica istruzione ha dichiarato di voler adire le vie legali contro coloro che sostengono che la riforma della “Buona scuola” introdurrebbe la teoria di genere. Ritengo infatti che ad un tema importante quale quello educativo pertengano altri spazi e altri linguaggi, diversi da quelli di un tribunale.
Devo ammettere però, mio malgrado, che ieri sera mi sono ricreduta. Non ho assistito all’esposizione di una teoria pedagogica che avrei anche potuto non condividere, ma sulla quale avrei volentieri riflettuto, ma ad una costruzione fantasiosa e infondata: la relatrice accostando citazioni di femministe radicali e di omosessuali affetti da gravi disturbi psichici (e non mi riferisco certo alla loro inclinazione sessuale) ha delineato la teoria di genere basata sul principio che l’identità sessuale prescinde dal dato biologico.
Dopo aver abilmente costruito il significato del termine gender, la dott.ssa Frezza ha affermato che la Buona Scuola, recependo le direttive dell’OMS, introdurrebbe tale teoria nelle scuole italiane: questo è il passaggio incriminato “…promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazione”, ma ha omesso di considerate che la violenza di genere è la violenza contro le donne in quanto donne, è la violenza contro gli uomini o, ancor peggio, contro i bambini che non hanno comportamenti sufficientemente virili o le bambine che non incarnano lo stereotipo femminile e che per questo vengono discriminati (come ha cercato di spiegarle una giovane e coraggiosa psicologa che ha per giunta subito il borbottio infastidito di parte del pubblico presente). In conclusione ha presentato documenti (fascicoli e libri) che dimostrerebbero che la teoria gender viene già impartita ai nostri figli nelle scuole sia statali che paritarie.
L’Avvocatessa non ha risparmiato accuse a nessuno, nemmeno alla Diocesi di Padova, all’UNICEF o a Save The Children, solo per fare alcuni esempi, che farebbero parte di questo fantomatico complotto, ordito dal potere politico ed economico, per diffondere la teoria del gender nella nostra cultura.,
Nell’impossibilità di confutare in questa sede ogni affermazione della Dott.ssa Frezza mi limiterò a porre all’attenzione quella che mi ha più turbato. Nel delineare il contenuto della teoria gender la relatrice ha affermato, facendo inorridire tutti i presenti, che come l’omosessualità non è più considerata un reato, a breve neppure la pedofilia lo sarà più. Tale affermazione sarebbe suffragata dalla modifica introdotta nel DSM 5 nella nosografia da “pedophilia” a “pedophilic disorder”. Mi sono annotata incredula tale affermazione e, una volta a casa, mi sono documentata e ho scoperto che, quando la suddetta modifica fu introdotta suscitando molto scalpore, gli psicologi si affrettarono a spiegare che l’equivoco nasceva dall’erronea traduzione del termine disorder come “disordine” e non come “disturbo” (traduzione corretta del termine). “Considerare la pedofilia un disordine e non una patologia declasserebbe il problema, rendendola una patologia non più patologica. In realtà l’intento dell’APA era, al contrario, quello di evidenziare e sottolineare la componente psicopatologica che sottende e mantiene il termine: pedophilic disorder. “
Mi chiedo se sia corretto spaventare i genitori fornendo informazioni parziali e interpretazioni scorrette. Capisco l’intervento del Dirigente scolastico che, con la voce rotta dall’indignazione per le affermazioni appena ascolatate si è sentito comprensibilmente in dovere di difendere l’operato di educatori, insegnanti, dirigenti che lavorano quotidianamente nella scuola in collaborazione con le famiglie per fornire una formazione che tuteli la specificità di ogni bambino e che, quando organizzano i corsi di educazione sessuale, adottano tutte le cautele possibili avvalendosi di esperti qualificati e competenti.
Vorrei chiedere all’Assessore che ha organizzato l’incontro: che bisogno c’era di questa serata, che beneficio ha portato alla comunità albinese e ai suoi preziosi giovani?
Barbara Carrara
Gentile Barbara,
rispondo volentieri alla sua lettera che si contrappone, come giusto che sia, alle diverse attestazioni di gratitudine da parte di tanti spettatori (Albinesi e non), che hanno preso parte alla conferenza di venerdì 25 settembre in Auditorium.
Vorrei partire dalla frase/domanda di chiusura del Suo testo: “che bisogno/beneficio ha portato la serata alla comunità e ai suoi giovani?”, questo passo coglie il problema nel vivo: l’informazione. Proprio perchè i giovani sono preziosi è di capitale importanza che essi e le famiglie, siano messe al corrente di ciò che si sta attuando, e che questo non passi in silenzio sopra le teste senza destare attenzione.
Molte persone sono ignare dell’introduzione di concetti di genere nelle scuole di ogni ordine e grado, e nemmeno molto si sa di cosa si intenda per teoria di genere. Da qui nasce l’esigenza di informare i cittadini su un tema etico, che riveste un’importanza basilare per la società, ma che purtroppo sta anche assumendo connotati politici, mentre dovrebbe attenere esclusivamente al raziocinio e al diritto naturale.
Come ho spiegato nell’introdurre la serata, desideravo dare voce ad una visione e ad un pensiero che viene di fatto tranciato sul nascere con la frase “la teoria di genere non esiste”.
La Dottoressa Frezza (avvocato che da qualche anno non esercita) non appartiene ad alcuno schieramento pilitico, ma è stata invitata per la competenza in materia, competenza che credo non possa essere messa in discussione, ponendo la conferenza di traverso al 90% del circolo mass-mediatico. Oggigiorno giornali, dibattiti, serie televisive ecc. sono tutti smaccatamente orientati a favore dei principi introdotti dalla teoria di genere; pertanto anche un minimo di controinformazione, debitamente documentata, non dovrebbe destare sgomento.
La Dottoressa ha spiegato molto bene come la presenza di teoria di genere nella riforma “Buona Scuola”, sia stata nascosta in una catena di rimandi successivi a commi e articoli di legge, vere e proprie scatole cinesi che solo un giurista attento è in grado di smontare e rivelare, ecco perchè non abbiamo convocato un pedagogo o uno psicologo, bensì un “tecnico” del settore.
Nel delineare i termini e i principi di una teoria a una platea non composta da esperti del settore,, è tipico illustrare il percorso storico, i luoghi, i fatti e i personaggi che hanno determinato il sorgere di un’idea, i nomi e gli eventi citati sono dunque accertabili da parte di chiunque voglia verificarne l’autenticità. E’ alquanto bizzarro sostenere e pensare che l’esposizione della Dottoressa, vada a colpire la professionalità di insegnanti e docenti, solo perchè fornisce una quantotà di casi di applicazione attiva della teoria di genere in varie scuole del paese, già adottate ben prima che il decreto “buona scuola” entrasse in vigore. Se questo spaventa mi duole, ma i fatti sono fatti, e nemmeno si può parlare di casi isolati, vista la mole della casistica.
Come prima dicevo, è in atto uno spasmodico tentativo di dimostrare che questa teoria non esiste e nemmeno viene applicata, salvo poi ascoltare la Senatrice Fedeli, titolare del DDL 1680, annunciare l’esatto contrario in una trasmissione radiotelevisiva nazionale (vedi https://youtube/mPQfUqzv9Qw).
All’intervento di un Dirigente Scolastico (non di scuole presenti in Albino) da Lei citato che ha esposto il proprio pensiero, un altro Dirigente ha preso la parola non esponendo opinioni generiche ma facendo citazioni preoccupanti, con documenti alla mano. Durante la conferenza sono stati offerti anche altri spunti, proiezioni sugli effetti che l’applicazione della teoria nelle scuole manifesterà in futuro, e questo può essere condiviso o rigettato, rimarco tuttavia che i documenti, ma ancora di più i fatti, sono eloquenti e precedono qualunque opinione.
Richiamando volentieri le parole della Dottoressa Frezza: “il dato di natura precede qualunque velleità ideologica, pena la dissoluzione”.
Cordiali saluti Emanuela Testa
Assessore Istruzione e Cultura