“Non succede nulla se non lo immagini”
Con questa prima frase si è aperto il primo incontro di organizzazione presso i Nuclei Alzheimer della Fondazione Honegger, nel febbraio del 2013. Sono passati alcuni mesi dall’avvio di questo intervento che ha raccolto energie, sforzi e grande entusiasmo presso le équipe delle due strutture; tuttavia, a distanza di questo pur breve periodo, si può trarre un primo bilancio, assai positivo sia in termini di risultati ottenuti che di conferma della metodologia intrapresa. La Fondazione Honegger, in stretta sintonia con la Direzione Sanitaria, ha deciso di aderire alla metodologia protesica per la cura e il benessere dei Residenti presso i Nuclei Alzheimer, con la grande scommessa di allargare con il tempo questa metodologia agli altri reparti, sia presso la Casa Albergo che nella Struttura Protetta.
Ma quando parliamo di metodologia protesica, di cosa parliamo?
UN AIUTO PER VIVERE AL MEGLIO OGNI GIORNO!
Un modello “protesico” si basa sul fatto che i pazienti affetti da demenza possono acquisire dall’ambiente esterno ciò che non riescono a ottenere dall’interno, dalle proprie capacità. Il modello protesico crea quindi, per ciascun individuo una “protesi di cura”, un vestito su misura, allo scopo di compensare la perdita di una o più funzioni.
Per la costruzione di questa metodologia all’interno degli ambienti si è resa necessaria l’integrazione di tre elementi che costituiscono i fondamenti del modello di cura, della “protesi”:
– le persone con cui l’individuo entra in relazione
– lo spazio fisico in cui vive
– i programmi e le attività a cui si dedica.
Una costante attenzione è stata quindi data all’adeguamento ambientale presso i due Nuclei Alzheimer della Fondazione che accolgono attualmente 41 residenti con diagnosi di demenza; ma non si tratta, come potrebbe essere frainteso, una pure azione di arredamento, bensì, alla luce di quanto affermato in termini di metodo, di una precisa azione di facilitazione e di interpretazione del mondo che viene consegnato e che deve essere riconosciuto, inventato e ogni volta ricostruito. Ciò ha permesso ai Residenti di ridurre azioni di disturbanti, di aumentare le attività spontanee e quindi di essere più liberi nell’azione: essere liberi è la condizione migliore in cui può trovarsi una donna e un uomo, poiché implica il principio di poter scegliere i propri tempi di attività, di riposo, di relazione e di intimità.
OGNI STORIA E’ IMPORTANTE!
Un sistema di cura che si fonda sulla personalizzazione non può prescindere dalla conoscenza dei tratti biografici del residente che entra ad abitare in luoghi di cura che si preoccupano del benessere. Le informazioni che gli Educatori raccolgono attraverso uno stretto contatto con i familiari permettono di avere in tempi anticipati i dettagli salienti della storia e delle tracce lasciate durante l’arco di una vita: tutto ciò viene diffuso allo staff, viene utilizzato per entrare nella migliore relazione, per determinare da subito il ritmo della giornata in termini di passioni e abitudini ( ad esempio, se una donna è abituata a dormire un po’ di più alla mattina, attraverso il risveglio naturale che viene gestito, si procederà immediatamente ad inserire questa attività);
LE PERSONE SONO DETERMINANTI!
Il nostro staff dinamico e competente è determinante per la buona riuscita di questa metodologia: più il gruppo di lavoro è formato, si confronta, si “mantiene “ e si rafforza, maggiormente diverrà efficace il proprio intervento; rilevante è il cambiamento verso una nuova cultura professionale: la somma di azioni virtuose danno il benessere del Residente, ed ecco quindi che ogni dettaglio, dalla corretta comunicazione, dai tempi delle attività e del riposo, dal rispetto dei ritmi individuali diventano fondamentali.
Una metodologia come questa si presta ad essere diffusa e adattata anche in ambiti non propriamente dedicati alla demenza: è infatti abbastanza intuibile che concetti come quelli esposti siano di facile accesso anche ad individui con più alti livelli di consapevolezza.
Dal febbraio del 2014, si è quindi iniziato un intervento che, attraverso la formazione degli staff, l’intervento ambientale e le attività, arrivi a toccare anche le altre unità di cura presso la Casa Albergo e la Struttura Protetta. Entro il 2104 il livelli di intervento saranno visibili e resi concreti attraverso il coinvolgimento degli staff, dei volontari, dei residenti e dei familiari: si tratta del progetto che si intitola “VIVIR”, un bellissimo vocabolo spagnolo che non significa solamente abitare, ma dare SENSO al proprio abitare.
Prof. Marco Fumagalli
Coordinatore Servizio Educatori/Animatori
Fondazione Honegger






