Le proteste degli agricoltori che hanno coinvolto nelle scorse settimane varie regioni d’Italia, ispirate da quelle che si sono diffuse in Europa, hanno toccato anche la realtà albinese.
E’ successo lo scorso 10 febbraio, quando un gruppo di agricoltori della Valle del Lujo è partito dalle frazioni della valle e si è recato al “Mercato agricolo” di Albino, per far sentire la loro vicinanza e solidarietà a tutti quegli agricoltori che hanno raggiunto nei giorni precedenti Roma. Suonando i clacson dei loro trattori, hanno sfilato per via Mazzini, sostando poi in Piazza Libertà, davanti al Municipio, dove hanno incontrato il sindaco di Albino, Fabio Terzi.
Le rivendicazioni, seppur diverse a seconda delle zone, hanno nel complesso motivazioni simili. La protesta attacca soprattutto la PAC (Politica Agricola Comune), cioè l’insieme dei fondi che l’Unione Europea eroga al settore agricolo, e, di riflesso, le politiche dell’Unione Europea in materia di transizione ecologica. La PAC, nello specifico, regola molti degli incentivi comunitari che arrivano agli agricoltori, oltre a stabilire le regole e i limiti da rispettare per ottenerli. Uno degli obblighi previsti dalla PAC attuale, ad esempio, è quello di tenere il 4% dei propri terreni incolti, per aiutare la biodiversità dei campi. Gli agricoltori si oppongono, anche se di fatto è una misura mai entrata in vigore, perché nel 2023 è stata sospesa (anche a causa della guerra in Ucraina) e per il 2024 è stata nuovamente rinviata l’entrata in vigore, proprio in seguito alle proteste.
Le proteste riguardano anche le difficoltà economiche degli agricoltori, ad esempio la differenza tra il prezzo a cui gli alimenti vengono venduti ai fornitori e quello che poi pagano i clienti nei negozi. Ma anche aiuti economici nazionali, come le agevolazioni per acquistare gasolio: in molti Paesi europei queste sono state cancellate per ridurre le emissioni inquinanti, mentre in Italia sono ancora valide, anche se il governo l’anno scorso le ha inserite tra i “sussidi ambientalmente dannosi”.
“La nostra protesta si trascina ormai da anni – ha sottolineato Valentina Belotti, presidente dell’Associazione Agricoltori della Valle del Lujo – Siamo contro i rincari del gasolio, contro l’importazione illegale di prodotti spacciati come “made in Italy”, contro i rincari delle materie prime. Protestiamo perché il nostro latte è sottopagato alla stalla e perché i sussidi e i supporti al settore agricolo sono oltremodo carenti. Vogliamo più aiuti contro le difficoltà economiche della categoria e meno restrizioni burocratiche”.
Intanto, la protesta un successo l’ha ottenuto: con un emendamento al Decreto Milleproroghe, viene stabilito che fino a 10.000 euro i redditi dominicali e agrari di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali non concorrono alla formazione del reddito complessivo ai fini IRPEF, mentre per gli ulteriori 5.000 euro concorrono per il 50%.









